10 giugno 2007
Aggiornamento della rassegna stampa del 10 giugno 2007 (3)
Vedi anche:
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"Gesu' di Nazaret": Don Silvio Barbaglia contesta l'articolo (scopiazzato) dell'Espresso
Rassegna stampa del 10 giugno 2007
Aggiornamento della rassegna stampa del 10 giugno 2007 (1)
Aggiornamento della rassegna stampa del 10 giugno 2007 (2)
IL SOSTITUTO DI SANDRI
In Curia arriva Filoni: occhio alla Cina
Città del Vaticano. Il Papa guarda alla Cina, teme per i cristiani in Iraq e, un tassello alla volta, riforma la curia. A oltre due anni dall'elezione, Benedetto XVI ha ieri realizzato l'importante cambio in segreteria di Stato, del quale si vociferava da mesi: l'argentino di origini trentine Leonardo Sandri ha lasciato l'incarico di sostituto - il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, si direbbe in linguaggio laico - all'italiano Fernando Filoni, grande esperto di Cina e Medio Oriente. Filoni adesso governa la prima sezione della segreteria di Stato, un esercito di circa 150 tra diplomatici e officiali e luogo di collegamento tra il Papa, il segretario di Stato e i ministeri vaticani. Ruolo nevralgico dunque quello al quale approda Filoni, 61 anni, origini pugliesi, diplomatico di vasta esperienza, dallo scorso anno è nunzio nelle Filippine, prima è stato a lungo a Baghdad, dove è stato l'unico ambasciatore occidentale a non lasciare il suo posto, nel marzo 2003, sotto le bombe americane. Filoni, che quando studiava diritto canonico alla Lateranense ha avuto come professore Tarcisio Bertone, in Iraq ha incarnato la politica della Santa Sede di assoluta contrarietà alla guerra, e di successivo appoggio alla permanenza delle truppe alleate. Ha spesso invitato a non lasciare l'Iraq in preda al caos e ha denunciato le sofferenze dei cristiani iracheni e la loro massiccia fuga dal Paese. È questo un problema che ancora oggi preoccupa la Santa Sede tanto che è stata uno dei primi punti in agenda nell'udienza tra il Papa e Bush. C'e un ulteriore elemento della biografia del neosostituto che ne rende ancora più interessante la nomina: dal '92 all'inizio del 2001 ha fatto parte della cosidetta «Missione di studio della Santa Sede ad Hong Kong, (legata diplomaticamente alla nunziatura di Manila).
Il Mattino, 10 giugno 2007
In Vaticano la prima volta con Ratzinger
Anche Cuba tra i temi trattati «La Chiesa avrà un ruolo importante dopo Fidel»
ALCESTE SANTINI
Città del Vaticano. Pace in Medio Oriente con particolare riferimento alla questione israeliana-pelestinese e al Libano, situazione critica dei cristiani in Iraq, aiuti all'Africa e al suo sviluppo sono stati i temi principali che sono stati al centro del primo incontro che Benedetto XVI ha avuto, ieri mattina per oltre mezz'ora in Vaticano, con George W. Bush. Nell'accoglierlo, il Papa gli aveva chiesto come fosse andato il G8 di Heiligendamm, e il capo della Casa Bianca aveva risposto sorridendo: «È stato un successo». E alla domanda come fosse stato l'incontro con Putin, ha detto che «è andato bene, ama glielo dico appena si spengono le telecamere». Quello che ha destato più stupore è stato quel Sir (signore) con cui il presidente americano si è più volte rivolto al Pontefice, anzichè con l'appellativo più appropriato di «His Holiness» (Sua Santità). C'è chi l'ha subito presa per un'ennesima gaffe, ma c'è chi ha puntualizzato che Bush, come tutti i texani, usa spesso questa espressione e che essa non implica nessuna mancanza di rispetto. La visita in Vaticano, considerata, alla vigilia, dalla Casa Bianca come «importante» per i riflessi che i suoi risultati avrebbero avuto nell'opinione pubblica americana è stata definita «cordiale», come quella al Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, dal comunicato vaticano. Viene messo in evidenza che sono stati passati in rassegna temi di politica internazionale «soffermandosi in particolare sul Medio Oriente, sulla questione israeliana-palestinese, sul Libano, sulla preoccupante situazione in Iraq e sulle critiche condizioni in cui si trovano le comunità cristiane». Papa Ratzinger ha insistito perché questi problemi abbiano «una soluzione regionale e negoziata» nel senso che tali «conflitti e crisi che travagliano la regione» vengano affrontati con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati. Ciò vuol dire che Benedetto XVI vuole rilanciare nell'area il dialogo tra cristiani e musulmani per contribuire a soluzioni politiche di pace e di giustizia. Nelle conversazioni - rileva il comunicato vaticano - Papa Ratzinger ha richiamato l'attenzione dell'ospite, come aveva fatto con il suo appello ai leader del G8, «all'Africa e al suo sviluppo, con riferimento anche al Darfur». Benedetto XVI ha affermato che «le grandi sfide» che la Comunità internazionale deve affrontare oggi riguardano certamente le povertà, l'Aids ed altre pandemie per le quali bisogna «agire tempestivamente», ma tutto questo va visto «nel quadro di uno sviluppo che comprende i diritti e la dignità delle singole persone e delle comunità». E Bush si è impegnato a raccogliere questa sfida. Si è parlato, inoltre, dell'America Latina, dove il Papa è stato di recente per presiedere in Brasile la Conferenza dei vescovi del continente. E in questo contesto il discorso, da parte di Bush, è caduto anche su Cuba sul cui futuro - ha rilevato alludendo alla successione di Fidel Castro - la Chiesa può svolgere «un importante ruolo di mediazione» sul piano dei diritti umani e della democrazia. Concordanza di vedute si è registrata sulle questioni morali attinenti alla «difesa e promozione della vita, il matrimonio e la famiglia». Ma, a proposito dello «sviluppo sostenibile», il Papa ha osservato che, non solo gli Stati Uniti, ma tutti devono «saper pensare un mondo nuovo» nel senso che, se si vuole salvare il Pianeta-Terra con le sue risorse e i fattori ambientali, è necessario cambiare modello di sviluppo. Si tratta di temi che sono stati trattati, incontrando Bush, anche dal Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il quale ha rilevato - e lo ha ripreso in un'intervista alla Radio Vaticana - che in Africa «non c'è solo l'Aids, c'è anche la tubercolosi che sta riprendendo la sua azione devastatrice anche in altri Paesi". Il Papa ha donato a Bush, accompagnato dalla moglie Laura e da un numeroso seguito, una stampa del XVII secolo che raffigura la Basilica di San Pietro e l'ospite lo ha ricambiato con un bastone bianco con incisi i dieci comandamenti.
Il Mattino, 10 giugno 2007
Aborto e Africa, col Papa subito intesa
Benedetto XVI preoccupato per i cristiani in Iraq, Bush lo rassicura
di FRANCA GIANSOLDATI
CITTA’ DEL VATICANO - Atmosfera rilassata, talmente rilassata che Bush ad un tratto ha messo da parte il protocollo rivolgendosi a Papa Ratzinger chiamandolo «Sir». Più che una gaffe, una spontaneità fuori programma che ha ben sintetizzato il clima familiare nell’austera biblioteca privata. Ai testimoni non è poi sfuggita la naturalezza con la quale il presidente americano si è accomodato sulla poltrona, accavallando le gambe, in perfetto stile texano. L’eloquenza dei gesti ha segnato il primo incontro tra l’uomo più potente del pianeta e il Vicario di Cristo in terra. Ma il feeling tra Benedetto XVI ed il presidente Usa si è misurato anche sulle convergenze d’intenti: le grandi questioni morali e la difesa della vita innanzitutto, la promozione della famiglia e del matrimonio, l’educazione delle nuove generazioni, lo sviluppo sostenibile, la difesa della libertà religiosa che in tante zone del mondo resta l’elemento mancante della vita di milioni di cristiani. I colloqui a tu per tu e senza interprete sono stati «cordiali» e si sono protratti per 35 minuti, uno spazio di tempo più che ragguardevole rispetto la media. Il Papa non ha nascosto all’ospite i timori per lo stallo dei negoziati israelo-palestinesi, per la deriva cui sta andando incontro il continente africano, per il futuro incerto che contraddistingue la vita delle comunità cristiane in medio oriente. I cattolici in Iraq stanno vivendo una stagione drammatica: vendette, uccisioni, violenze da parte degli estremisti islamici di fede qaedista. «E’ bello essere qui Sir» ha esordito Bush sulla soglia della biblioteca. «Presidente lei arriva da Heiligendamm, giusto?». «Sì, il suo vecchio Paese, ed è stato un successo» ha replicato Bush. «Un successo? E avete preso delle decisioni? Non è così facile». «Si, ha ragione, ci sono diverse opinioni, ma è stato un buon incontro. Un successo, abbiamo anche parlato di Africa, preso iniziative molto forti per combattere l’Aids, raddoppiato lo stanziamento finanziario e continueremo a lavorare al Congresso». Il Papa di rimando: «Avete preso decisioni importanti per l’umanità? Il colloquio col presidente Putin è stato buono?». «Glielo riferirò in un minuto». Poi le porte della biblioteca si sono chiuse alle loro spalle. Papa Ratzinger e Bush si sono misurati cercando di capire se tra Roma e la Casa Bianca si sono accorciate le distanze degli anni precedenti. La pagina del capitolo iracheno dei tempi di Papa Wojtyla, strenuo oppositore di una guerra considerata ingiusta, è stato archiviato. Ora c’è la necessità di guardare oltre. Per il presidente americano una boccata d’ossigeno. In lontananza si muovono le elezioni presidenziali. La corsa è già iniziata e Bush sa bene che l’elettorato cattolico rappresenta un prezioso alleato per il partito repubblicano.
Più tardi, terminata l’udienza, il presidente americano ha avuto modo di confessare le sue emozioni. «Il Santo Padre è un uomo intelligente e compassionevole, sono rimasto veramente colpito da questo incontro, è stata una esperienza molto emozionante per me». Ha aggiunto anche di avere rassicurato Benedetto XVI sul fronte iracheno, gli Stati Uniti, ha detto, faranno tutto quanto in loro potere per fermare i maltrattamenti i cristiani. «Vogliamo che la Costituzione che è stata votata dal popolo iracheno possa proteggere e tutelare la libertà religiosa». Che l’Iraq sia una spina nel cuore per la Santa Sede non è difficile da immaginare visti gli appelli di questi ultimi tempi. L’attenzione al dramma iracheno il Papa l’ha voluta richiamare facendo visita alla Congregazione delle Chiese Orientali in compagnia del nuovo presidente, monsignor Leonardo Sandri, già sostituto alla Segreteria di Stato. «Come padre e pastore sento il dovere di elevare a Dio una fervida preghiera e di rivolgere un accorato appello a tutti i responsabili perchè comunque dall’Oriente all’Occidente possano professare la fede cristiana in piena libertà».
Il Messaggero, 10 giugno 2007
Padre Lombardi: «Usa e Vaticano uniti nella difesa della vita»
CITTA’ DEL VATICANO -
Padre Federico Lombardi tra Bush e Benedetto XVI c’è una notevole convergenza di vedute...
«Il Presidente Bush ha una linea favorevole alla difesa della vita in generale, e questo aspetto rappresenta una convergenza oggettiva. Non si può negare. Tuttavia durante l’incontro sono state prese in considerazione anche altre tematiche».
Per esempio l’Africa?
«Per esempio. Il tema è strettamente collegato al G8. Questo continente vive una situazione drammatica ed è giusto richiamare l’attenzione del mondo sul futuro dei popoli africani. Il Papa lo ha fatto prima con la lettera inviata alla Signora Merkel e poi con l’appello rivolto ai paesi riuniti in Germania».
Per Bush è stata una udienza davvero importante...
«Il Presidente Usa è stato in Vaticano altre volte. Il Vaticano è sempre una tappa importante per i presidenti e anche per il presidente americano, dato il ruolo morale che la Chiesa ha nel mondo».
Le incomprensioni dell’era Wojtyla sull’Iraq sono state archiviate?
«I rapporti tra Usa e Santa Sede sono buoni. Il Presidente Bush quando venne a trovare Giovanni Paolo II nel 2004 gli consegnò una delle più alte onorificenze americane, a sottolineare i buon i rapporti nonostante le differenze di prospettive che c’erano state sulla guerra. La Santa Sede, ovviamente, continua ad avere una sua auonomia nella visione dei problemi, che è una prospettiva diversa da quella di una super-potenza. Ci sono però preoccupazioni comuni per il bene dell’umanità ma con accenti differenti».
E’ vero che hanno parlato di Cuba e del post Castro?
«Illazioni. Ho l’impressione che non se ne sia parlato affatto. Quando nel comunicato finale si cita l’America Latina si intendono soprattutto i problemi dell’emigrazione messicana, i rapporti tra Messico e Usa».
F.GIA.
Il Messaggero, 10 giugno 2007
Regalo originalissimo quello scelto dal Presidente Bush. A Papa Ratzinger ha donato un bastone alto un metro e mezzo intagliato da un artista texano, un ex senzatetto. Sul bastone sono stati incisi i Dieci Comandamenti. Benedetto XVI ha ascoltato interessanto la storia della singolare opera d’arte, ricambiando con una litografia del ’700 raffigurante piazza S.Pietro. A tutti i componenti della delegazione americana sono state consegnate le medaglie del pontificato. Alle signore, invece, rosari in madreperla.
Il Messaggero, 10 giugno 2007
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