18 giugno 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 18 giugno 2007 (2) [gay pride]


Vedi anche:

Le scuse del senatore Cossiga al Papa a nome degli Italiani

Il Papa: non "mutilare" San Francesco

Aggiornamento della rassegna stampa del 18 giugno 2007 (1)

Rassegna stampa del 18 giugno 2007

IL PAPA AD ASSISI: I VIDEO DI SKY

OLTRE 10 MILA GIOVANI IN FESTA ACCOLGONO IL PAPA A S.MARIA ANGELI


ROMA IN GRIGIO

«Dignità e diritti» sono state le parole d’ordine: proprio i valori che sono mancati nel trionfo del cattivo gusto

Niente di nuovo sotto il sole del gay pride

Un lungo corteo con cartelli e bandiere è sfilato per le vie di Roma fino in piazza san Giovanni tra slogan contro la Chiesa e abbigliamenti kitsch

Da Roma Pino Ciociola

Strano corteo. Fatto di spezzoni: quello festoso, quello arrabbiato, quello volgare senza precedenti, quello addirittura contro il Papa, quello persino pacato. Anche quest'anno il Gay pride non riserva grosse sorprese. Tanta musica, un po' più di 120mila persone (gli organizzatori in piazza diranno alla fine «Siamo un milione!»), i "carri" più o meno allegorici, i grumi (sempre troppi) di slogan osceni, qualche transessuale coi seni al vento (pochissimi), tre uomini e una donna che sfilano per l'intero percorso colorati e nudi, e una ventina di secondi di sesso (reale) tra due uomini sopra il carro della "Rosa arcobaleno" all'altezza del Colosseo. «Dignità, diritti, laicità» sono le parole d'ordine della manifestazione. Il resto sono tutte cose trite e ritrite. Come il trentenne coi capelli lunghi lisci, il rimmel, la minigonna e le calze a rete. Come le drag queen (cioè uomini travestiti con paillettes e minuscoli abitini) a decine e decine. L'«orgoglio gay» sfila lungo un percorso che parte da piazzale Ostiense, percorre viale Aventino e arriva in piazza san Giovanni. E sembrano essere i brasiliani l'anima di questo Gay Pride: lo monopolizzano con i loro travestimenti, con i seni al silicone sproporzionati. Naturalmente è la... "fantasia" più sfrenata al potere: dai lustrini ai caschi di banane legati alla vita o sulla testa. In un trionfo di sete rigorosamente rosa che troppo spesso si aprono per mostrare questa o quella parte del corpo. Fra l'altro non conta l'età, qui, visto che c'è gente anche di cinquanta, sessant'anni. Ci sono, poi, "soldati" spartani (con elmo e un gonnellino di pelle) che da un carro distribuiscono profilattici. E ovviamente non può mancare il "sadomaso", largamente gettonato dai partecipanti. Come - altrettanto ovviamente - non possono mancare gli sberleffi ai cattolici, al Vaticano, ai sacerdoti, ai vescovi, ai cardinali, le tante bandiere con la scritto "No Vat" e via attaccando. Ci sono i transessuali (il più basso è un metro e ottan ta...) vestiti da sposa e da principessa. E quelli mascherati da pseudopoliziotti americani (come un'altra icona gay, il gruppo musicale dei Village people). Su un carro tutti agghindati come improbabili... farfalle. Molti tengono ben alto un cartello: «Siamo dappertutto». Anche dalle musiche sorprese non se ne sentono: c'è per esempio la solita Nessuno mi può giudicaredi Caterina Caselli. I campani non si smentiscono: «Ateo e pure napoletano, che esagerazione», hanno scritto. Un camion è addobbato con una gigantesca gabbia, all'interno vi sono gay e lesbiche e la scritta «liberi tutti». Il corteo passa e alla fine, su via Labicana, rimane una tragica scritta in vernice nera: «Un uomo morto non stupra». Insieme ai palloncini colorati lanciati in aria, sventolano bandiere di tutti i colori: da quelle classiche dei Cobas e di Rifondazione, a quelle della Sinistra critica (che in uno striscione mette insieme il Papa, George Bush e Romano Prodi). Intanto il cantante Daniele Silvestri ne approfitta per girare il video di una sua canzone ("Gino e l'Alfetta", scelta come altro inno di questo Gay pride), proprio durante la manifestazione. C'era il sole quando sono partiti, ora il cielo s'è coperto e si è alzato un vento che minaccia pioggia. Gli interventi del palco scatenano applausi, accendono la folla. Nel frattempo le bottiglie di birra e vino stappate e bevute diventano centinaia. Ancora striscioni e cartelli: da "Prodi dove sei? Oggi Roma è gay" a "l'amore non lo Dico ma lo faccio". Attacchi ce ne sono da vendere anche contro il centrosinistra e il futuro Partito democratico. E contro i tedoem: «Meno Binetti, più diritti»; «Niente Dico? Dico niente Pd».

Avvenire, 17 giugno 2007


''Anche le parole più false e vuote possono essere usate come pietre''

Gay Pride, 'Avvenire': ''Contro il Papa slogan intollerabili''

Roma, 17 giu. (Adnkronos) - ''Slogan intollerabilmente osceni''. Così ''Avvenire'' in un commento racchiuso in un boxino siglato 'AV', il quotidiano dei vescovi interviene sul Gay Pride di ieri a Roma.
''Abbiamo seguito il Gay pride anche noi, da cronisti - scrive 'Avvenire' - E, purtroppo, abbiamo visto anche quel che non avremmo mai voluto vedere in una 'parata' che vorrebbe insegnare la laicità allo Stato. E abbiamo sentito quel che non avremmo mai pensato di sentire. Slogan - non tantissimi, quanti basta - intollerabilmente osceni. Perché anche le parole più false e vuote possono essere usate come pietre. E i cori scanditi contro il Papa da un ben identificato 'carro' erano scagliati come coriandoli, ma non lo erano. Avevano una pesantezza terribile, forse inconsapevole, certo semi-blasfema''.
''Come noi, purtroppo, quelle parole le hanno sentite in tanti. Non, a quanto pare, i resocontisti di certi tg di prima serata che si sono impegnati a patinare di sola allegria la kermesse. Non ci interessa neanche troppo sapere - conclude il quotidiano - se si sia trattato di un velo pietoso o di un'imbarazzata bugia, ci interessano, ci feriscono e restano quegli insulti urlati al cielo di Roma''.


Non si chiedono diritti a colpi di insulti

di Turi Vasile

L’omosessualità, non contentandosi di consumare sotto le lenzuola più o meno legittimamente, scelte e inclinazioni intese a godere, a modo suo, il piacere dei sensi battezzandolo magari come amore, preferisce oggi scendere nelle piazze e per le strade a manifestare il proprio orgoglio. C’è da domandarsi però se tali sfilate da Carnevale di Rio dei poveri, nelle quali non mancano manifestazioni scomposte e provocatorie, giovino a illustrare lo sbandierato vanto e aiutino le richieste che con esso si accompagnano per ottenere privilegi del matrimonio cosiddetto naturale senza il matrimonio.

Autorevoli opinionisti e politici sostengono che queste giornate di orgoglio servono a combattere ogni discriminazione; ma a vedere in televisione lo spettacolo che esse offrono non si riesce con tutta la buona volontà ad eliminare la distinzione. Scomparso sembra intanto il primato degli omosessuali che con riservato comportamento si facciano rispettare e persino ammirare e stimare per la loro intelligenza estetica, per il buongusto e la sensibilità dell’animo e persino per la loro sublime genialità.

Solo Alessandro Cecchi Paone, che per la sua professione di volgarizzatore è candidato alla superficialità, può considerare gli outing (spesso non richiesti) segni di modernità - parola fatta di vento e che non significa niente - e tacciare di volgarità e di oscurantismo i suoi compagni di destra che non simpatizzano con lui. Di questo avviso sembrano essere alcuni politici «intellettuali», come per esempio lo statista ambientalista Pecoraro Scanio che non solo aderisce, ma anche partecipa. Prodi invece tentennando la testa come d’abitudine è finito col dispiacere ai gay e a li nemici loro.

Resta a siffatte carnevalate che, per usare il loro linguaggio, hanno un po’ rotto le balle, la richiesta di diritti individuali. Sembra tuttavia che questi, magari con un po’ di buona volontà, siano soddisfatti da leggi e regolamenti vigenti. Non protetto invece è il diritto dei gay di adottare bambini come figli. Ma, francamente, sarebbe giusto affidare bambini a quelle scatenate baiadere ignude che sabato impazzavano per strada?

Il Giornale, 18 giugni 2007


La Cei attacca: «Slogan osceni»

di Redazione

Roma. Non sono piaciuti ad Avvenire i carri allegorici e gli slogan del Gay pride contro il Papa. «Slogan intollerabilmente osceni», scrive il quotidiano della Cei alludendo a «parole false e vuote» usate «come pietre». Immediata la replica di Roberto Villetti, capogruppo Rnp: «Non credo che Avvenire si possa lamentare, se non censura le disgustose affermazioni o gli insulti rivolti da altissimi prelati. Non ci si può lamentare che chi è colpito risponda pan per focaccia». Nella polemica interviene anche Renato Schifani (Fi): «Un quadro desolante. Ci saremmo aspettati una censura da Prodi e dai cattolici dell’Unione».

Il Giornale, 18 giugni 2007

Che tristezza giustificare le offese, che tristezza attaccare il Papa che non puo' difendersi, che tristezza paragonare la manifestazione di sabato al family day in cui non si sono gridati slogan contro nessuno...
Raffaella

1 commento:

euge ha detto...

Cara Raffaella più che di tristezza io parlei di vigliaccheria come ho già riportato in un mio post su questa faccenda, non si possono pretendere ne rispetto e ne diritti in questo modo e meno male che sarebbero loro i portatori di civiltà!!!!!!!!!!!!!! Caliamo un velo pietoso!!!!!!!!!!! però mi chiedo come al solito dove sono finiti i cattolici ???????????????? tutti zitti e tutti nascosti nelle catacombe????????????????
Vogliamo o no uscire allo scoperto per chiedere che a questo scempio blasfemo sia posto rimedio???????????
Eugenia