18 giugno 2007

Le scuse del senatore Cossiga al Papa a nome degli Italiani


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Pubblichiamo la lettera aperta che il senatore Cossiga ha scritto sul quotidiano "Il Giornale" per scusarsi con il Papa delle incredibili offese ricevuto nel corso della manifestazione di sabato. Mi unisco a quelle scuse, come italiana e come cattolica.
Non e' ancora disponibile on line l'editoriale di ieri di "Avvenire": non appena verra' pubblicato, sara' mia premura inserirlo nel blog insieme ai commenti odierni di altre testate
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Raffaella


Il Papa ci scusi per un Gay pride senza dignità

Santo Padre,

ho l'onore di conoscerla di persona e attraverso i suoi scritti da molti, molti anni. E so bene quali siano le Sue doti non solo d'intelligenza e di carità cristiana, ma di comprensione e di tolleranza.
Quando prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede Lei ha promosso, nella piena riaffermazione della dottrina morale della Chiesa, comune anche alle altre grandi religioni monoteiste circa l'oggettivo e intrinseco grave disordine delle relazioni omosessuali, già definite dai catechismi cattolici come «peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio», ha promosso documenti dei Vescovi e della stessa Congregazione che prescrivono il dovere di ogni cristiano di rispettare la dignità delle persone omosessuali.

Le scrivo questa lettera per chiederle scusa, oltre che a Lei come Vescovo di Roma, come a cittadino elettivo di questa città che La ospita da oltre venticinque anni. Le chiedo scusa per le offese che sono state recate alla Chiesa di Roma, ai suoi simboli e ai suoi principi, e direttamente alla Sua persona da parte dei partecipanti di una manifestazione priva di decoro e di dignità.

Io le chiedo scusa come semplice cittadino di questa città e come cattolico, cattolico liberale che crede fermamente nella libertà e nella civile tolleranza, ma «cattolico infante» che, anche se un giorno ricoprì quasi occasionalmente alcune cariche rappresentative dello Stato, nessuna influenza ha né alcun ruolo riveste ormai più nella vita politica e istituzionale del nostro Paese, ma che come cittadino di uno Stato democratico ha il diritto di rammaricarsi per l'offuscamento nella vita italiana per quelli che sono stati i valori storici fondanti della nostra comunità nazionale, il riconoscimento del cui carattere fondamentale fece scrivere a un grande filosofo laico e liberale un saggio dal titolo: Perché non possiamo non dirci cristiani.

Questa lettera aperta di scuse gliela avrebbe dovuta forse scrivere il Presidente del Consiglio dei ministri, cattolico e «cattolico adulto»: ma egli, e lo comprendo, non può perché ritiene che la politica e la religione debbano essere non solo distinte ma separate, e che ciò debba valere anche sul piano della buona educazione, perché il suo Governo ha dato il suo patronato a questa carnascialesca e volgare manifestazione e tre suoi ministri vi hanno partecipato insieme a leader di partiti della sua coalizione di governo, e infine perché coloro che vi hanno partecipato sono suoi elettori e suoi sostenitori. Credo vi abbia partecipato in nome della laicità anche un manipolo di «cattolici democratici».

Questa lettera aperta di scuse gliela avrebbe dovuta scrivere il Sindaco di Roma, non cattolico, ma molto ossequioso verso la Chiesa e soprattutto verso i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose che sono elettori nel Comune di Roma; ma non può perché anche suoi elettori e suoi sostenitori sono i partecipanti della sfilata dell'altro giorno. Ma anche se io non rappresento altri che me stesso, ed è assai poco - anche se penso che molti romani, cattolici o no, almeno in nome della buona educazione e dello spirito di ospitalità la pensino come me -, sono certo che vorrà accettare queste scuse da un tempo suo affezionatissimo amico (il teologo anche se cardinale era una cosa, per me «cattolico infante» il Papa è un'altra cosa!) e Suo devoto fedele.

Francesco Cossiga

1 commento:

euge ha detto...

Beh, da cittadina di Roma e da Italiana cattolica io mi vergogno per ciò che impunemente è stato concesso dal nostro governo e dal nostro sindaco. Gli appellativi, le frasi usate nel contesto di questa squallida manifestazione, sono inaccettabili; chi chiede diritti non può chiederli in questo modo anche perchè se non ricordo bene al Family Day nessuno striscione offensivo è stato esposto; non si può pretendere rispetto e poi gettare fango, insulti e quant'altro contro chi ha il sacrosanto dovere di difendere i valori della famiglia e del matrimonio. Chi ha patrocinato questo schifo dovrebbe non solo fare mea Culpa ma, presentare le scuse a colui che così impunemente è stato offeso.
Eugenia