2 giugno 2007
Le pagelle di Massimo Introvigne
Vedi anche:
Video BBC: lo speciale di Avvenire
Rassegna stampa del 2 giugno 2007
Aggiornamento della rassegna stampa del 2 giugno 2007 (1)
Gli articoli che i vaticanisti non hanno scritto...
Guardate un po' che cosa ho trovato (Gli articoli che i vaticanisti non hanno scritto 2)
SPECIALE: Il documentario della BBC dice il falso: ecco le prove!
Da leggere assolutamente le pagelle di Massimo Introvigne sui protagonisti del programma di Santoro!!!
Noto che Introvigne, in certi punti, fa le mie stesse riflessioni, il che mi riempie di orgoglio :-)
Esilaranti le pagelle su Santoro, Odifreddi, Colm O’Gorman e la valletta di Santoro :-)
Io aggiungerei due categorie:
Vaticanisti. Voto: non classificabili.
Hanno brillato per la loro assenza da perfetti abbonati assenti.
Massimo Introvigne. Voto: 10 e lode
Preciso, puntuale, dettagliato, combattivo. L'unico, forse, ad avere veramente stabilito la verita'.
Raffaella (che adora le pagelle)
Annozero su sacerdoti e pedofilia: le pagelle di Massimo Introvigne
Michele Santoro. Voto: 5.
Inizia in tono minore un dibattito che a lungo non riesce a far decollare. Ossessionato dal fantasma di Giuliano Ferrara, che cita quattro volte, dimostra che in una settimana di lavoro non è riuscito a imparare a non confondere segreto del processo e segreto del delitto, processo canonico e processo civile.
Lo staff non lo aiuta: traducendo, parla dell’ex-sacerdote Oliver O’Grady come di un “imputato in una causa civile”. Non è così, stava collaborando con gli avvocati che cercavano di spillare risarcimenti miliardari alla Chiesa: ma chi ha mai visto “imputati” in un processo civile? Per provare che Panorama della BBC è un programma serio (davvero lo è ancora?) chiede referenze a un collaboratore che gli cita il vaticanista “inglese” John Allen, che in realtà è americano e quando ha visto il documentario ha parlato della “prestigiosa serie televisiva Panorama” (forse con riferimento alle glorie passate) solo per rilevare che la specifica puntata “Sex Crimes and the Vatican” presenta una “preoccupante disinvoltura quando si tratta dei fatti”. Si fa confondere da don Di Noto e pasticcia sulle statistiche. Dopo una vita da giustizialista, vorrebbe mettere in discussione perfino l’esistenza della prescrizione. Giacobino.
Monsignor Rino Fisichella. Voto: 8.
È un vescovo, e forse per questo Santoro lo lascia parlare. Non perde la calma, ma non si fa neppure mettere i piedi in testa. Spiega con chiarezza il significato canonico dei documenti e l’azione di Joseph Ratzinger, da cardinale prima e da Papa poi, per reprimere la piaga della pedofilia (altro che tolleranza). Santoro e la Borromeo non lo capiscono, i telespettatori probabilmente sì. Efficace.
Colm O’Gorman. Voto: 4.
A differenza di monsignor Fisichella, non mantiene la calma, anzi interpreta alla perfezione la macchietta dell’irlandese rissoso appena uscito dal pub. Si contraddice ripetutamente (prima sostiene che la Chiesa non ha agenzie che si occupino dei bambini vittime di episodi di pedofilia che coinvolgono preti, poi ammette che esistono ma sostiene che non funzionano abbastanza bene). Urla e sbraita (una specialità della casa della trasmissione Panorama della BBC, vedi per esempio il siparietto dell’autore di un’inchiesta su Scientology). Involontariamente rende un grande servizio ai telespettatori: nessuno potrà più pensare che una “inchiesta” realizzata da un simile energumeno sia pacata e obiettiva. Esagitato.
Don Fortunato Di Noto. Voto: 7.
Ha l’intelligenza di lasciare le questioni tecniche sul documentario a monsignor Fisichella. Quando Santoro la butta sui casi umani (“tutto vero”, come direbbe la Gazzetta dello Sport, ma l’errore è generalizzare, dimenticando che i casi umani ci sono anche fra chi è stato vittima di abusi nelle scuole coraniche o negli asili laici), fa valere la sua esperienza di persona che lotta contro i pedofili a colpi di fatti e non di documentari. Solido.
Beatrice Borromeo. Voto: 5.
Poche battute e poche idee, ma confuse. Come da copione e da preview di Annozero diffusa via Internet afferma di avere letto le obiezioni di chi non voleva che si proiettasse il documentario ma ne ha capito poco o nulla, dal momento che continua a chiedere dove siano le falsità del documentario dopo oltre un’ora che se ne parla. Giuliva.
Marco Travaglio. Voto: 4.
Apre il programma con una prevedibile tirata su Montanelli e Berlusconi. Il laicismo un po’ frusto alla Piazza Navona non riesce a farlo entrare nel tema della puntata. Scontato.
Piergiorgio Odifreddi. Voto: 5.
Un punto in più per avere limitato gli interventi su un tema di cui, come si è bene inteso, non sa nulla. Quando parla, però, lo fa a vanvera, cominciando a citare a vanvera documenti mal tradotti, facendo insorgere in monsignor Fisichella il dubbio che non sappia il latino. Non basta avere venduto molte copie di un libro che paragona i cristiani ai cretini per essere, come vorrebbe Santoro, “un grande intellettuale”. Inconsistente.
Bruno Vespa. Voto: 9.
Spiazza completamente Santoro e gli ruba la scena allestendo per la stessa serata una trasmissione dove addirittura il cardinale segretario di Stato per la prima volta fa vedere le buste che contengono il terzo segreto di Fatima, e dove si mostra che cos’è l’informazione religiosa seria. Santoro non se l’aspettava, ma mai sottovalutare i vecchi democristiani. Volpone.
Joseph Goebbels. Voto: 0 per le idee, 9 per le tecniche di propaganda.
Dal 1933 al 1937 scatena la maggiore campagna di propaganda contro la Chiesa cattolica sul tema dei “preti pedofili”, denunciandone oltre settemila (ma siccome anche sotto il nazismo c’era il famoso giudice a Berlino, otterrà solo 170 condanne, molte per abusi commessi da ex-preti dopo avere lasciato la Chiesa o per episodi di omosessualità, allora puniti dalle leggi, non collegati alla pedofilia; e alcune certamente di innocenti che finiranno a Dachau). I cinegiornali nazisti mostrano bambini flagellati - come oggi si sa, non da preti ma dai produttori dei cinegiornali -, gemiti e catene come in un film di Murnau. E, alla fine, mostrano Pio XI, colpevole di avere condannato il nazismo, accusando il Papa di proteggere i preti pedofili. Come si vede, nulla di nuovo sotto il sole. Ma i documentari di Goebbels avevano una loro sinistra e malefica efficacia cui non può aspirare un qualunque O’Gorman: che non è un nazista, ma solo un documentarista di serie B. Pericoloso: ma la Chiesa è sopravvissuta a Goebbels, sopravvivrà anche ad Annozero.
CESNUR
L'intervista
Andrea Tornielli vaticanista «Filmato infarcito di stravolgimenti, il giro di vite è arrivato con Ratzinger»
Umberto Montin
«Un documentario di basso, bassissimo livello, infarcito di errori e confusioni». Andrea Tornielli, vaticanista de «Il Giornale» e profondo conoscitore di cose vaticane, ha visto in anticipo «Sex Crimes and Vatican», il discusso documentario della Bbc sulla pedofilia e il ruolo della Chiesa andato in onda ieri sera ad «Annozero». Quali sono, a suo avviso, i punti deboli di questa ricerca? Più che punti deboli vi sono errori veri e propri, alcuni gravissimi, autentici stravolgimenti. Il primo, ad esempio è quello che confonde continuamente i piani dando l'idea che riportando il giudizio nell'ambito del diritto canonico di fatto si elimini qualsiasi possibilità d'intervento della magistratura ordinaria. Questo dimostra l'assoluta ignoranza degli autori sul diritto canonico che non pregiudica il giudizio da parte degli organi statali. C'è poi la questione del segreto pontificio... Anche qui un altro, grave, stravolgimento. La segretezza, viene dimenticato, è a tutela delle vittime e per arrivare all'accertamento della verità.
Così gli autori dimenticano di evidenziare che il «crimen sollicitationis» è stato deciso da Giovanni XXIII, riprende un analogo testo del '29 e torna nel documento del 2001. Non vieta di andare dal magistrato, mentre nel filmato E non viene evidenziato che si prevede la scomunica per chi copre o tace sui reati. Il documentario non si ferma neppure dal puntare il dito contro il Pontefice... A parte il macroscopico errore di attribuire il documento del '62 a Ratzinger, che all'epoca era solo uno studioso di teologia, si «dimentica» che il giro di vite contro i reati di pedofilia commessi da sacerdoti arriva proprio dall'attuale Papa. Ad esempio, secondo il codice canonico, la prescrizione prima scattava dopo 10 anni d quando il reato era stato commesso. Con il documento del 2001 la prescrizione decennale comincia da quando la vittima ha compiuto la maggiore età, quindi diventa più consapevole e ha più tempo per avviare la denuncia. C'è anche la questione che Roma avoca a sè i procedimenti? È un segnale di forza e volontà di fare luce sui presunti reati, non è una debolezza. Anzi togliendo i casi dalle competenze dei vescovi, si sono limitate le possibilità di condizionamenti e pressioni locali. Comunque va detto che questi appunti non cancellano per nulla l'abominio di questi reati e il fatto che talvolta vi sia stata una certa mancanza di attenzione verso le vittime. Ma altrettanto va anche ricordata che la prudenza è più che necessaria: basti il caso dell'arcivescovo di Chicago poi riconosciuto innocente. Se tali e tanti sono questi «errori» perché questo documentario in tv? C'è un disegno per colpire il Papa? Forse si è deciso di acquistarlo per dare una spinta a un programma in difficoltà come quello di Santoro. Tuttavia è stato anche giusto trasmetterlo per mostrare l'infondatezza delle accuse e la faziosità. Certo non si può non notare che negli Usa vi sono gruppi di avvocati particolarmente attivi contro la chiesa cattolica e che recenti ricerche mostrano che reati di pedofilia hanno tassi elevati in altre confessioni religiose.
La Provincia di Como, 1° giugno 2007
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