9 giugno 2008

La “porta d'accesso” al pensiero teologico di Benedetto XVI: “Introduzione al Cristianesimo”, a 40 anni di distanza (Zenit)


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La “porta d'accesso” al pensiero teologico di Benedetto XVI

“Introduzione al Cristianesimo”, a 40 anni di distanza

di Gisèle Plantec

ROMA, domenica, 8 giugno 2008 (ZENIT.org).- "La voce della fede cristiana. Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, quarant'anni dopo" è stato il tema del Convegno interdisciplinare tenutosi di recente a Roma.
A conclusione dei lavori ZENIT ha chiesto a padre Juan Pablo Ledesma, L.C., Decano della Facoltà di Teologia dell'Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum", di tracciare un bilancio dei temi affrontati nell'incontro tenutosi dal 12 al 13 maggio presso questo stesso Ateneo.

Secondo lei, come nasce la Teologia di Papa Benedetto?

Padre Ledesma: Basta ricordare il suo iter formativo. Dopo la sua ordinazione sacerdotale, cominciò il lavoro come vicario di una parrocchia e lì risaltarono le sue doti intellettuali. Nel 1954 si addottorò in Teologia con una tesi sul concetto di Chiesa come casa e popolo di Dio nel pensiero di Sant'Agostino. Più tardi si abiliterà con un'altra tesi su San Bonaventura. Questo dimostra la sua grande cultura e l'approfondimento teologico delle fonti patristiche e medievali. Ha insegnato in varie università: Monaco, Tubinga... Nel 1961 ha preso la cattedra di Teologia Fondamentale e nel 1964 ha partecipato come perito teologo al Vaticano II.

Quali sono le qualità che più ammira in Papa Benedetto XVI?

Padre Ledesma: Sono tante. Forse quelle che mi colpiscono sono la sua semplicità e profondità. Ancora esercitano un grande fascino le sue prime parole come Papa: "Servo della Vigna del Signore... strumento insufficiente". Queste parole evocano la regola di San Benedetto, il sesto grado dell'umiltà, che è quello in cui il monaco si contenta delle cose più misere e grossolane e si considera un operaio incapace e indegno nei riguardi di tutto quello che gli impone l'obbedienza.
Mi impressionano anche le espressioni profonde, semplici e spontanee del suo amore tanto personale a Gesù Cristo. È un amore che si manifesta nelle sue parole e nei suoi gesti, e soprattutto, nel suo modo di celebrare l'Eucaristia. Tutto, nella sua persona e nel suo ministero, è centrato in Gesù Cristo. Mi attira anche la maniera nella quale il Papa saluta ogni singola persona. Si trattiene, senza frette, sa ascoltare, accogliere, incoraggiare, sorridere. È facile sentire la bontà di Cristo nel suo sguardo e nella sua forma di accogliere il prossimo.

Mi impressiona vedere il Papa mentre suona il pianoforte, salutando ai grandi della terra o spiegando ai bambini come Gesù è presente nell'Eucaristia con l'esempio della corrente elettrica o del microfono, per mostrare come le cose invisibili sono le più profonde e importanti.

In due parole, quali sarebbero le idee portanti che reggono il pensiero di Joseph Ratzinger?

Padre Ledesma: Una risposta difficile e molto azzarda… A me sembra che una potrebbe essere il concetto di fede. Per lui la fede richiede un "Tu" che la sostenga; necessita un Tu che ci conosce e ci ama, in modo che possiamo fidarci ed affidarci a Lui come un "bimbo svezzato in braccio a sua madre." Di conseguenza, fede, fiducia e amore conformano un tutto unico, un'identica realtà indistruttibile. Questa fede è per Papa Benedetto una Fede vissuta.

Mi piace molto la sua interpretazione della parola "Amen", che non è soltanto la risposta di fede al Credo della Chiesa. Pronunciare "Amen" significa fede, fiducia, verità, abbandono, fedeltà ed amore. Amen non è una particella conclusiva di tutte le preghiere, bensì l'adesione totale della persona che prega, che crede, che ama all'Amore rivelato (logos-veritas) in quanto amore incarnato. Amen, infine, è la risposta totale e radicale all'intero simbolo-credo: tutto o nulla. Non ci sono alternative, appigli o mezzi termini. Così come la persona è totalità, la risposta della fede e dell'amore deve essere totale: amen è sinonimo di "tutto".
Penso anche che la verità sia il punto cruciale nella mente e nell'insegnamento di Joseph Ratzinger. Per lui il maggiore problema che esiste e che affronta l'uomo di oggi è la mancanza della verità: il relativismo; la negazione della verità.

Vi è qualche rapporto tra l' “Introduzione al Cristianesimo” e le due ultime encicliche?

Padre Ledesma: Sia in Deus caritas est che in Spe salvi troviamo il medesimo pastore, pensatore e teologo che rende accessibili concetti. Quaranta anni fa lo stesso professore Ratzinger affermava: "L'amore genera l'immortalità e l'immortalità scaturisce unicamente dall'amore… Se Egli è risorto, anche noi risorgeremo, perché l'amore è più forte della morte… O l'amore è più potente della morte, oppure non lo è". L'amore dunque se è vero amore deve esigere infinità, indistruttibilità, infinito…Questa riflessione mi sembra importante perché è la base di tutto e la chiave per capire l'escatologia che Papa Benedetto XVI ci offre nella sua Spe salvi.

Allora, amore ed escatologia: non sembra una contraddizione?

Padre Ledesma: Tutto il contrario. L'amore – se è vero amore – esige il giudizio perché è anche giusto. Un amore che giudica è necessario, perché l'ingiustizia del mondo non può avere l'ultima parola. Sarebbe ingiusto. Un amore che distruggesse la giustizia sarebbe anche ingiusto, non sarebbe amore. Più che il giorno del rendiconto, temuto e minaccioso, il cristiano sa che il suo giudice sarà la Verità, la Trinità, l'Amore, una Persona che essendo uomo, è anche nostro fratello: Gesù Cristo. Dinanzi al giudizio ci consolano e ci fanno sperare queste parole scritte 40 anni fa: "L'uomo non può sparire totalmente, perché è conosciuto ed amato da Dio. Se ogni amore anela l'eternità, l'amore di Dio non solo la brama, ma la realizza e la impersona".

Qualche aspetto più personale, meno accademico della personalità di Papa Benedetto, da rilevare?

Padre Ledesma: A me piace soprattutto la leggenda dell'orso di Corbiniano, motivo anche dello stemma di Papa Benedetto. È un'antica leggenda… Il santo fondatore della diocesi di Frisinga, il monaco Corbiniano si dirigeva a Roma. Portava con sé un animale da soma. Un orso li assalì e uccise l'animale. Il santo lo rimproverò e gli ordinò di portare i suoi bagagli al posto dell'animale. Così arrivarono insieme a Roma. Il Cardinal Ratzinger applicava a se stesso questo fatto, servendosi delle parole di Sant'Agostino commentando il salmo 72,22: "Sono diventato un animale da soma, e proprio per questo sono con te". Dio si serve di Lui, lo "utilizza", lo carica, però proprio per questo Dio gli è vicino.

Quale è il messaggio di Papa Benedetto per questo mondo, per oggi?

Padre Ledesma: Ogni mercoledì ascoltiamo la sua parola di Pastore universale della Chiesa, tante omelie, discorsi, messaggi… È il messaggio di sempre, con accenti particolari. A me piace molto quella espressione nella sua visita all'abbazia di Heiligenkreuz: "Dio non ci ha abbandonati in un deserto del nulla… Gli occhi di Cristo sono lo sguardo del Dio che ama". In altre parole, il suo messaggio è lo stesso di Cristo nel Vangelo: Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Egli è sempre presente per gli uomini, ieri, oggi domani. Il Gesù dei Vangeli è il Gesù reale, il "Gesù storico", il Cristo. Dio è Amore. Nella speranza siamo stati salvati.

Per vedere il video realizzato sul Convegno tenutosi alla “Regina Apostolorum”: http://www.h2onews.org/_page_videoview.php?id_news=741

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