8 giugno 2008

Benedetto XVI negli Usa, Mons. Albacete: «Ci ha dato una straordinaria lezione di metodo» (Tracce)


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Benedetto XVI negli Usa

«Ci ha dato una straordinaria lezione di metodo»

Lorenzo Albacete

Dai vescovi in cerca di risposte sull’evangelizzazione ai non cattolici più scettici e lontani, tutti sono rimasti sorpresi da un fatto: un incontro umano

Al termine del suo discorso ai vescovi degli Stati Uniti, papa Benedetto XVI ha risposto alle domande di tre vescovi, precedentemente scelte dalla Conferenza Episcopale. I vescovi concordavano con il Santo Padre sulla «sfida del secolarismo in aumento nella vita pubblica e sul relativismo nella vita intellettuale», come dimostrato dal fatto che «i cattolici abbandonano la pratica della fede, talvolta mediante una decisione esplicita, ma più spesso quietamente e gradualmente allontanandosi dalla partecipazione alla messa e dall’identificazione con la Chiesa».
I vescovi chiedevano in sostanza «come affrontare tali sfide dal punto di vista pastorale, per poter compiere l’opera di evangelizzazione più efficacemente».
Queste domande hanno toccato un punto cruciale, forse il più importante nella visita del Papa negli Stati Uniti.

Era una domanda sul metodo. Il problema dell’evangelizzazione sta proprio qui. Ci sono programmi di evangelizzazione nella maggior parte delle diocesi e in molte parrocchie degli Stati Uniti.

E tuttavia le domande dei vescovi suggeriscono una preoccupazione per i risultati di tutti questi programmi. Qual è la loro reale efficacia se apparentemente non si notano cambiamenti sostanziali? Il Papa ha dato risposte concrete a queste domande, ma forse la risposta migliore che avrebbe potuto dare è: «Seguitemi». La visita del Papa negli Stati Uniti ha fatto molto di più che fornire i contenuti di una nuova evangelizzazione; è stata una straordinaria lezione sul metodo necessario per svolgerla efficacemente.
La prima componente di questo metodo è l’avvenimento di un incontro umano attraverso il quale una Presenza eccezionale risveglia o stimola i desideri fondamentali del cuore, forse in gran parte sopiti. L’attrattiva di questa Presenza presto o tardi spingerà a domandarsi: «Si può vivere così?». Questo tipo di esperienza è ampiamente testimoniata da tutti coloro - cattolici praticanti o scettici incalliti - che hanno seguito il Santo Padre nel suo viaggio. Molti si aspettavano che Benedetto XVI non sarebbe stato all’altezza delle sfide di una visibilità così estranea al suo carattere (soprattutto in confronto con Giovanni Paolo II, dal grande carisma comunicativo). E invece anche solo guardandolo, per non dire incontrandolo, persino i più cinici sono stati costretti ad ammettere che stava accadendo qualcosa di inatteso e affascinante. Molti (compresi i credenti di altre religioni non cristiane) si sono spinti addirittura a parlare di un’origine divina della Presenza che si manifesta attraverso l’incontro con questa persona dalla grande umiltà; altri semplicemente hanno pianto.
Naturalmente il più drammatico di questi incontri è stato quello con le vittime degli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti. È importante ricordare che i partecipanti non erano stati scelti perché erano più “aperti” alla riconciliazione con la Chiesa.

Tutti hanno parlato della loro totale perdita di fiducia in una Chiesa che aveva permesso l’“abuso spirituale” su di loro. Per di più non ritenevano che Joseph Ratzinger fosse particolarmente comprensivo. E invece, già solo incontrandolo, stringendogli la mano o abbracciandolo, o ascoltandolo parlare - tutti loro hanno sottolineato l’intensità di questo contatto fisico -, il loro cuore ha cominciato a sciogliersi. Da quel momento il contenuto di molti dei discorsi di papa Benedetto è stato come filtrato attraverso quell’insolito incontro.

L’esperimento americano

Il Papa ha ripetutamente lodato l’esperienza americana e ha affermato la bontà e il valore del sogno americano. Nel suo discorso alla Casa Bianca, ha affermato: «Sin dagli albori della Repubblica, la ricerca di libertà dell’America è stata guidata dal convincimento che i principi che governano la vita politica e sociale sono intimamente collegati con un ordine morale, basato sulla signoria di Dio Creatore. (…) Confido che gli americani potranno trovare nelle loro credenze religiose una fonte preziosa di discernimento e un’ispirazione (...) nello sforzo di edificare una società più umana e più libera».
La seconda componente del “metodo di evangelizzazione” del Papa si può definire affermazione. Agli americani piace essere amati, ma l’apprezzamento del Papa per l’esperimento americano di fondare e governare una natura votata alla libertà è stato visto come un suo giudizio autentico e non una pura tattica diplomatica. In un certo senso era un’espressione dell’affermazione che le vittime degli abusi avevano sperimentato nel loro incontro. La terza componente del “metodo di evangelizzazione” perseguito da papa Benedetto durante la sua visita si potrebbe definire come la “creazione della proposta cristiana” stessa. Il punto di partenza è un giudizio sulle caratteristiche del momento attuale della storia americana alla luce delle lezioni apprese dall’esperienza della fede e dei suoi 2000 anni di storia. Papa Benedetto ha riassunto la sfida che la Chiesa negli Stati Uniti si trova a fronteggiare con parole che ricordano i suoi discorsi ai vescovi latinoamericani ad Aparecida, in Brasile. Nonostante il contesto sociale completamente diverso da quello dell’America Latina, sedotta dalla teologia della liberazione, il giudizio era uguale: «credo che la Chiesa in America, in questo preciso momento della sua storia, ha di fronte a sé la sfida di ritrovare la visione cattolica della realtà e di presentarla in maniera coinvolgente e con fantasia a una società che fornisce ogni genere di ricette per l’autorealizzazione umana».

Testimone di verità

Alla fine il Papa ha chiarito che l’intento della sua visita non era quello di proporre un’analisi di cosa sia giusto o problematico o cattivo nella religiosità americana e nella ricerca del sogno americano. Era il Successore di Pietro, ha insistito. È venuto come testimone di Gesù Cristo e della verità della Sua identità e della Sua missione. Era Cristo dietro lo straordinario incontro che la presenza del Papa nella carne ha reso possibile. Era la fede in Cristo che ci ha consentito di giudicare le circostanze che ci circondano e di riconoscere il vero cammino verso la libertà. Il Papa ha chiarito questo più volte ai cattolici, agli altri cristiani, agli ebrei, ai seguaci di altre religioni, agli agnostici e atei. Negli Stati Uniti il nome di Gesù si trova ovunque, così il Papa ha specificato che il Gesù in nome del quale lui era venuto è il fondatore della Chiesa cattolica.
Il giudizio finale sull’impatto della visita di papa Benedetto negli Stati Uniti dipenderà proprio da quella libertà che gli americani apprezzano così tanto. Troverà incoraggiamento e supporto per dire di sì alla proposta del Papa? Solo la Provvidenza può saperlo… Il giorno dopo l’attenzione del Paese si è volta di nuovo alla campagna elettorale per la presidenza. I politici stanno aspettando di vedere come possono attirare il voto cattolico. Le parole del Papa avranno qualche impatto sul voto dei cattolici? Forse il commento di E.J. Dionne, un famoso osservatore della scena religiosa americana, riassume al meglio la questione: «Sospetto che i cattolici americani di tutte le fedi politiche si troveranno a combattere con questo messaggio. Per quanto mi riguarda, ammiro la critica espressamente cattolica di Benedetto dell’individualismo radicale, e la sua insistenza sul fatto che il messaggio cristiano non può essere separato dalla realtà politica e sociale. Ancora non vedo «lo spirito di questo tempo» essere così minacciato nella fede o nella prosperità umana come Benedetto sembra pensare… Forse è il compito del capo della Chiesa romana cattolica mettere in crisi un popolo così totalmente modellato dalla modernità, come è quello americano. Se è così, Benedetto ci riuscirà».

© Copyright Tracce, maggio 2008

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