12 giugno 2008
Lo scrigno più sicuro per i documenti della Santa Sede (Osservatore Romano)
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Uno studio sul Capitolo di San Pietro in Vaticano dalle origini al xx secolo
Lo scrigno più sicuro per i documenti della Santa Sede
di Sergio Pagano
Dal 1792, ovvero dall'opera di Luigi Martorelli (Storia del clero vaticano dai primi secoli del cristianesimo fino al XVII secolo), al di là di singoli studi o saggi specifici, non avevamo un'opera organica, composta con criteri storiografici moderni, su una istituzione tanto rilevante come il Capitolo di San Pietro in Vaticano.
Si deve all'appassionata competenza di monsignor Dario Rezza, canonico della basilica Vaticana, e di Mirko Stocchi, giovane ricercatore, diplomatosi paleografo-archivista alla Scuola Vaticana nel 2006, l'ampio e documentato profilo sulla storia del Capitolo Vaticano, sul suo ricco archivio, nonché sui membri del Capitolo, dei quali, nelle distinte figure - arciprete, vicari, canonici, beneficiati, chierici beneficiati e altri officiali minori - ci si offrono preziosi elenchi cronologici e alfabetici, provvisti di note biografiche sicure.
Questo primo volume si situa all'interno di un programma di pubblicazioni incentrate sul Capitolo Vaticano che prevede almeno altri due volumi: uno dedicato alla situazione patrimoniale del suddetto Capitolo e uno relativo al profilo liturgico, caritativo-assistenziale e culturale del Capitolo Vaticano; non è escluso che a essi faccia seguito un quarto volume relativo a figure collaterali, quali i cappellani, i penitenzieri, i predicatori dell'Avvento e della Quaresima.
La prima parte di un così vasto programma di studi - il cui merito va ascritto in pari misura al cardinale arciprete, Angelo Comastri, al suo vicario, Vittorio Lanzani, e a tutti i canonici del Capitolo - fresca di stampa, serve senza dubbio da base ai volumi successivi ed è stata opportunamente pensata in tale prospettiva. Abbiamo qui una puntuale e ragionata disamina delle fonti oggi superstiti relative al Capitolo di San Pietro, sulle quali gli autori poggiano la loro monografia. Il volume si muove fra queste fonti archivistiche e manoscritte, dopo averle censite e illustrate, riuscendo così subito affidabile e convincente, come mostrano le fitte note a pie' di pagina e i precisi rimandi tematici che incontriamo da un capitolo all'altro.
Il primo capitolo dell'opera è incentrato, direi giustamente, su "L'archivio e le fonti manoscritte" della storica istituzione. Per la prima volta, e con sicura documentazione, si passano in rassegna le vicissitudine delle preziose carte e codici del Capitolo Vaticano dal suo sorgere (circa alla metà del secolo xi) fino al presente: dai sacculi e le capsulae dei secoli xi-xv, sovente conservati nelle abbazie unite alla Mensa capitolare e poi trasportati in Vaticano (San Martino della Fara in diocesi di Chieti, San Salvatore alla Maiella, San Martino di Viterbo, San Rufillo di Forlimpopoli, San Barbato di Pollutri), alle casse e ai sacculi depositati presso l'antica sagrestia della basilica costantiniana (almeno dalla fine del xiv secolo), purtroppo violati e depauperati durante il sacco di Roma nel 1527; quando poi Giulio ii (1503-1513) intraprese la demolizione dell'antica basilica per far posto al nuovo e magnifico tempio vaticano, l'archivio e la biblioteca del Capitolo passarono negli angusti locali della Cappella delle reliquie, presso l'altare dei Santi Lamberto e Servazio all'interno dell'antico tempio di Santa Maria della febbre, e da qui, forse nel 1559, venivano trasportati in alcune stanze presso il portico della basilica, dove i canonici Antonio Carafa e Achille Maffei poterono tentare una sistemazione delle scritture e dei codici allo stato in cui si trovavano in precedenza, togliendole dall'evidente disordine. Fu Giacomo Grimaldi, sottoarchivista del Capitolo, che a partire dal 1598 cominciò la redazione di un Index omnium scripturarum Archivii Sacrosanctae Basilicae Principis Apostolorum, utile ancora oggi e preziosa testimonianza della qualità e della consistenza dell'archivio del Capitolo. Sotto Paolo iii si ebbe la separazione della biblioteca dall'archivio del Capitolo: lo scrinium ecclesiae Beati Petri (ovvero l'archivio) fu nuovamente sistemato presso la chiesa di Santa Maria della Febbre, mentre la biblioteca restava nei locali presso il portico. Quando poi Pio vi (1775-1799) demolì la vecchia chiesa di Santa Maria della Febbre per costruire la nuova canonica di San Pietro, l'archivio venne spostato nella nuova sede, prima in due "cameroni" e poi, definitivamente, nel 1782, nelle "eleganti e comode sale" in cui ancora oggi si trova.
In mezzo a tali e tanti spostamenti è da credere (come risulta) che non poche carte venissero smarrite e forse distrutte; tuttavia - come rilevano gli autori - l'archivio del Capitolo non subì le manomissioni e le dispersioni che provarono invece altri archivi di curia durante la prima e la seconda occupazione di Roma (1798-1799, 1808-1814). Anzi, in mezzo alle turbolenze napoleoniche, i locali dell'archivio del Capitolo accolsero e custodirono discretamente documenti preziosi e delicati dell'Archivio Segreto Vaticano, i cui responsabili volevano così sottrarli all'invadente bramosia delle truppe francesi. Taluno fra i canonici - solitamente persone di cultura ed ecclesiastici dediti alla Santa Sede e al Pontefice - si offrì persino di custodire in casa propria, mentre durava il governo napoleonico di Roma, rarità documentarie dell'Archivio Segreto Vaticano. Il beneficiato don Giuseppe Cesarini (morto nel 1837) nel 1810 accolse la richiesta di monsignor Marino Marini, canonico di San Pietro e prefetto degli Archivi Vaticani, di nascondere in casa propria (in via Monserrato, 32) i documenti con sigilli d'oro dell'Archivio Pontificio. La cosa sulle prime sembrò riuscire, poi l'invidia di qualche collega fece giungere la voce di quella custodia alla polizia francese e questa irruppe nell'abitazione del beneficiato 26 maggio 1810. Il direttore generale della polizia di Roma sequestrò le due cassette, che pertanto seguirono la triste sorte degli altri documenti dell'Archivio Vaticano e furono trasportate a Parigi, da dove, per buona sorte, fecero poi ritorno. Si può dire che anche l'archivio del Capitolo di San Pietro, data la particolare sede, quasi inaccessibile, nelle turbolenze politiche del primo Ottocento, divenisse una scrinium tutum.
Ciò nonostante anche l'archivio del Capitolo ebbe le sue disavventure interne: carte e manoscritti furono arbitrariamente sottratti da canonici o dagli stessi archivisti per studi privati e custoditi presso le loro abitazioni. Quando morì il sottoarchivista Scardavelli, ad esempio, uno dei successori, Stefano Del Bufalo, scrisse nel 1836 questa amara constatazione, per nulla diversa da quelle che compivano altri responsabili degli archivi di curia: "Essendo venuto in cognizione il sottoscritto canonico prefetto dell'Archivio che per il passato (sebbene sia stato preveduto dalle costituzioni apostoliche e segnatamente da Sisto v, che fulminò la scomunica a tutti quelli che estraessero qualunque cosa dall'archivio) si siano copiati de' codici senza che il rev.mo Capitolo ne sia stato inteso; che si permette a qualunque individuo del Capitolo vedere e forse anche copiare quello che crede, senza che prima ne avesse fatto conoscere la causa e la necessità d'aver quella notizia; che il passato Sotto-archivista si è arbitrato di copiare alcuni Diari e poi appropriarsili, e che presso il Signor Scardavelli, erede del defonto Sotto-archivista, si sono trovati 18 tomi di Diari che aveva ideati compilare dall'anno 66 fino al 1820, composti di diverse notizie storiche, lapidi, dall'origine della Chiesa e del Capitolo fino ai tempi nostri, non che un tomo delle Vite de' canonici, un altro di beneficiati, un tomo di notizie storiche della Cappella de' Cantori di San Rocco, altro della Sagrestia, una copia d'un tomo de' Censuali esistenti in archivio, che erano i libri d'introito ed esito che avevano i Camerlenghi, una copia del Diario di Andrea Amici dal 1602 al 1633, diversi frammenti di Diari sciolti e confusi degl'anni 1699, 1670, 1671, 1672, 1666, 1675 e 1813, parte dei quali furono ritrovati in archivio, parte in casa del defonto ed ora tutti presso l'erede Scardavelli..." (Archivio Segreto Vaticano, Archivio Della Valle-Del Bufalo, b. 218, fasc. 8, f. 196r). Lo stesso Del Bufalo è autore di un piano di riordino dell'archivio del Capitolo da lui presentato ai canonici nel marzo del 1836 (ibid., ff. 191r-194r). Identiche disavventure capitavano ad altri archivi della curia romana e nei medesimi anni, anzi in misura ben maggiore e con esiti più negativi, tanto che, tutto sommato, si può dire che l'archivio del Capitolo fosse meglio custodito, nella sua integrità, di altri complessi documentari della Santa Sede.
Nel 1936 si pose ai canonici vaticani il grave problema della conservazione del loro patrimonio documentario, visto che alcune pergamene e taluni manoscritti andavano rovinandosi, e il 21 aprile 1940 fu deciso di spostare la parte più antica e delicata dell'archivio, in deposito per 29 anni, presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, dove tuttora si conserva.
Il secondo capitolo del nostro volume è incentrato sulla storia del Capitolo Vaticano e si muove con apprezzabile destrezza fra tarda antichità, medioevo ed epoca moderna, delineando un quadro storico articolato e ricco, per sé non facile da ricostruire, considerate le figure canoniche che vi furono coinvolte e i molti interventi dei romani Pontefici. È questa la parte del saggio che si legge con maggiore partecipazione e con gusto, sia per lo stile elegante della lingua, sia per la capacità di sintesi che gli autori mostrano, toccando aspetti controversi della storia dell'istituzione capitolare e della stessa curia romana con mano sicura.
In elegante veste grafica si apre la seconda parte del volume, più particolarmente prosopografica, dedicata alla serie degli arcipreti della basilica Vaticana e ai loro vicari dal secolo xi fino ai nostri giorni. Precedute da una breve disamina sulla figura e le competenze, lungo i secoli, degli Arcipreti e dei Vicari della basilica, seguono precise note biografiche sui diversi personaggi, i cui stemmi sono posti in capo alle pagine. Si va dall'arciprete Giovanni, nominato da Leone ix nel 1053, fino al cardinale Angelo Comastri, in carica dal 31 ottobre 2006.
Preziosissima, anzi indispensabile da ora in poi a chi vorrà attingere notizie sui canonici di San Pietro, è la parte finale del volume, quella riservata appunto a un catalogo alfabetico dei canonici che costituirono il corpus del Capitolo Vaticano dal 1482 al 1999. Numerose pagine accolgono il lavoro certosino di anni, speso a voltare e rivoltare elenchi preesistenti, verbali dei capitoli, Descendentiae canonicorum d'età moderna e strumenti notarili, in calce ai quali si trovano pregevoli elenchi dei canonici capitulariter congregati per la stipula di un determinato atto. Di ogni canonico si offrono i dati biografici essenziali, ricavati non senza fatica e con insormontabili lacune: nascita e morte, periodo di attività presso il Capitolo, cariche esercitate, eventuale elezione alla dignità episcopale, cardinalizia o addirittura al papato, eventuali rapporti di parentela fra i canonici stessi. Disposti in ordine alfabetico e provvisti dei necessari riferimenti cronologici si susseguono circa 2.000 nomi di canonici della basilica Vaticana, in seno ai quali si scorgono figure note o meno note di teologi, canonisti, biblisti, oratori, letterati, storici, presuli di diverso grado, eruditi e curiali. In questo particolare aspetto l'opera sorpassa l'ambito di interesse ecclesiastico o di storia della Chiesa e diviene utilissima, non foss'altro per i precisi contorni cronologici in cui si situano le varie figure dei canonici, per chiunque si occupi di storia e abbia necessità di reperire notizie su questo o quel personaggio della Roma che va dal xv al xx secolo.
A corredo di questa parte ricchissima prosopografia, gli autori hanno compiuto un ultimo sforzo, quello di redigere un elenco degli Officiales del Capitolo dal XVI al xx secolo; qui troviamo le liste cronologiche dei segretari capitolari (1512-1988), dei camerlenghi maggiori (1500-1999), dei sindaci (1513-1995), dei prefetti della Cappella Giulia (1537-1989), dei visitatori delle chiese filiali (1750-1988), degli archivisti (1563-1988), dei puntatori (1500-1610), dei sagristi maggiori (1500-1988), dei camerlenghi degli Eccetti (1500-1998), dei camerlenghi delle vigne (1500-1587), dei rettori del Seminario Vaticano (1637-1996), dei camerlenghi minori (1500-1999), dei revisori delle case (1602-1734).
Composto per grandissima parte su fonti d'archivio e di biblioteca, sorretto dalla migliore e più sicura bibliografia che fino a oggi si è rivolta all'istituzione capitolare vaticana, ai documenti da essa prodotti o alle figure più cospicue di arcipreti, vicari, canonici od officiali del Capitolo Vaticano, il volume ha pochi consimili nel panorama storiografico italiano e alcuni più in quello della Francia e della Germania. L'opera merita ogni elogio sotto diversi punti di vista, anche quello proprio dell'istituzione capitolare, in altri tempi restia a mostrare o a pubblicare le carte del proprio archivio. Con questo saggio si è compiuto un primo, fermo e forte passo in avanti nel senso contrario, quello cioè di avvicinare il glorioso passato del Capitolo Vaticano al mondo degli storici e dei ricercatori, ponendo a loro disposizione preziose acquisizioni documentarie per troppo tempo chiuse fra le reliquie della Sacrestia vaticana, mentre si trattava e si tratta di memorie vive.
(©L'Osservatore Romano - 12 giugno 2008)
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