9 giugno 2008
Rimossi i tre parroci fedeli al rito antico (La Stampa)
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MESSA IN LATINO
Rimossi i tre parroci fedeli al rito antico
Rimossi i sacerdoti che celebravano la messa esclusivamente in latino, senza garantire il culto in italiano. Il vescovo Renato Corti ha tolto la parrocchia di Santa Maria Maggiore a don Alberto Secci, quella di Crevola a don Stefano Coggiola e quella di Nibbiola a don Marco Pizzocchi.
Rimossi i tre parroci delle Messe in latino
Arriva don Adriano da Quarna
Andrà al posto di don Secci
I sindaci: «Non accettiamo tempi e modi di questa decisione»
RENATO BALDUCCI
Addio parrocchia per i preti ribelli che predicano in latino. Il vescovo Renato Corti li ha sollevati dall’incarico. Don Alberto Secci di Santa Maria Maggiore, don Stefano Coggiola di Crevoladossola e don Marco Pizzocchi di Nibbiola sono stati rimossi e dovranno lasciare i paesi nei quali erano in missione da anni e dove insegnavano religione nelle scuole medie. La decisione è stata comunicata ieri nel corso delle funzioni serali e verrà riconfermata durante le celebrazioni di stamani. A guidare la parrocchia di Santa Maria Maggiore andrà don Adriano Miazza. A Crevoladossola non è stato ancora destinato alcun parroco: le funzioni di don Stefano verranno assunte da don Luciano Mantovani, sacerdote che da anni regge già la vicina parrocchia di Montecrestese. Il «licenziamento», che era nell’aria da mesi, arriva dopo un lungo braccio di ferro tra la Curia ed i parroci «colpevoli» di essersi rifiutati di dire la messa in italiano.
Le celebrazioni in latino erano state introdotte a settembre, quando era entrato in vigore il «Motu proprio» di Papa Benedetto XVI. La Curia aveva invitato i parrochi a garantire anche le messe in italiano. «Non siamo preti juke box che una volta celebrano in latino e una in italiano» avevano risposto allora don Stefano e don Alberto, scegliendo esclusiamente la lingua antica. Si erano sollevati anche i fedeli: avevano scritto al vescovo e al segretario del Papa per manifestare il loro disappunto e difendere i parroci. La Curia di Novara aveva deciso di inviare altri sacerdoti a dir messa nelle tre parrocchie, limitando così gli spazi ai preti non allineati.
Difficile intuire quale sarà la reazione dei parrocchiani fedeli ai tre sacerdoti. Sia a Crevoladossola che in Vigezzo. «C’è in atto una penosa e vessatoria campagna denigratoria nei loro confronti» hanno detto a più riprese i crevolesi che avevano firmato un appello a monsignor Corti per rimproverare la Curia di aver cambiato tre parroci in dodici mesi. Le reazioni dei preti rimossi? Il telefono di don Alberto Secci (che oltre a Santa Maria Maggiore curava anche la parrocchia di Vocogno) ieri è suonato a vuoto. Don Stefano Coggiola ha risposto serenamente di «non sapere nulla». «Un mio trasferimento? Per ora non ho ricevuto comunicazioni» ha risposto. La lettera gli sarebbe stata consegnata solo poche ore dopo.
Da mesi nelle chiese ossolane i due «disobbedienti» erano stati sostituiti per le celebrazioni più importanti come quella della domenica. Continuavano comunque a recitare in latino in alcuni orari della settimana. Un «caso» che aveva provocato malumori, sconcerto e disagi. Soprattutto in occasione delle feste di Natale e di Pasqua. Cosa accadrà a don Stefano e don Alberto? Lo spiega don Luigi Preioni, vicario di zona: «Saranno invitati a risiedere il primo a Bognanco e il secondo a Vogogna, ma non avranno più una loro parrocchia».
Degradati sul campo per la loro ribellione. La situazione ha creato difficoltà nei paesi. Il consiglio comunale di Santa Maria Maggiore a metà maggio aveva scritto al vescovo per lamentare la costante chiusura della chiesa parrocchiale e la situazione di incertezza che penalizzava fedeli e bambini in procinto di ricevere Cresima e Comunione. «Incredibilmente il vescovo non ci ha mai risposto» dice oggi il vicesindaco Claudio Cottini, molto rammaricato per i disagi vissuti dai fedeli e dalla popolazione.
VINCENZO AMATO
QUARNA SOTTO
Lo ha comunicato lui stesso ieri sera in una chiesa più gremita del solito. La notizia era nell’aria e si era già diffusa. Ma tutti speravano non fosse vero. Ai suoi fedeli, alla sua gente, don Adriano Miazza ha semplicemente detto che il vescovo gli ha ordinato di partire per Santa Maria Maggiore. Ed ha ringraziato il vescovo. Non di farlo partire, ma di avergli dato la possibilità, il 20 ottobre del 1996, di averlo mandato a reggere le due parrocchie di Quarna Sotto e Quarna Sopra. «Dire che partire mi dispiace è un eufemismo, ho trascorso nel Cusio vent’anni - dice don Adriano - sono venuto nel 1988 come coadiutore di don Giovanni Zolla nella parrocchia di Omegna. Poi, nel 1996 il vescovo mi ha mandato a reggere le due parrocchie delle Quarne. Lo ringrazio di avermi dato questa opportunità perché ho vissuto da amico in mezzo agli amici, con gente meravigliosa». Dal 6 luglio don Adriano non sarà più parroco delle Quarne e tornerà in Ossola, la terra da cui proviene. «Sono nato a Viganella, in Valle Antrona - dice - sono un uomo di montagna e qui mi sono trovato bene. Alle Quarne, ma anche in riva al lago». Già, in riva al lago. Chissà come reagiranno i dirigenti, i tifosi ed i giocatori della Fulgor, la squadra di basket che aveva nel «don» il suo primo tifoso. Intanto reagiscono i sindaci. «Non accettiamo il modo ed i tempi con cui è stato deciso di far partire don Adriano soprattutto non sappiamo chi verrà al suo posto ammesso che ci venga inviato un nuovo parroco - dicono Giovanni Forni e Augusto Quaretta rispettivamente di Quarna Sotto e Quarna Sopra - bisogna considerare che con l’arrivo dell’estate da noi ci sono molte feste religiose, ma soprattutto vogliamo ricordare che il nostro don era un punto di riferimento per le due comunità ed in posti come le Quarne il sacerdote è più importante del sindaco».
© Copyright La Stampa (Novara), 8 giugno 2008
E' chiaro che un parroco non puo' rifiutarsi di dire messa in italiano, ma questa rimozione (con perdita della parrocchia) ha un sapore molto acido se si pensa che in caso molto piu' gravi i sacerdoti vengono lasciati dai vescovi al loro posto.
Mi dispiace ma provo una grande amarezza questa mattina.
R.
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12 commenti:
IO SONO UN ABITANTE DI QUARNA SOTTO, E SINCERAMENTE QUESTA COSA NON MI VA GIU MOLTO, SOPRATTUTTO PERCHE NON PUOI RIMUOVERE UN PARROCO CHE STAVA FACENDO TANTISSIMO PER IL PAESE, E PER DI PIU CHE AD AGOSTO AVREBBE RIINAUGURATO LA NOSTRA CHIESA DELL'ORATORIO DEL SALIENTE CHE GRAZIE A LUI E' TORNATA AGLI ANTICHI SPLENDORI, CON IL RIFACIMENTO DEL TETTO, IL RESTAURO DEI DIPINTI INTERNI E LA SOSTITUZIONE DI ALCUNE VETRATE.
CI VOGLIONO SOTTRARRE UN PARROCO CHE ORMAI ERA UNO DI NOI, UN GRANDE AMICO, UNA GRANDE PERSONA, SEMPRE PRONTA E DISPONIBILE, SIA CON I GIOVANI CHE CON GLI ANZIANI, INSOMMA: "IL NOSTRO PARROCO".
Buon giorno e buona settimana. Ovviamente non è facile esprimere delle valutazioni su questa vicenda di cui conosco solo le linee generali, e per di più l'unica fonte di informazione è costituita dalla stampa. In poche parole, mi piacerebbe conoscere le ragioni (eventualmente documentate ) di tutte le parti coinvolte. Però, ecco, anche in questa condizioni, d'istinto avverto che il provvedimento del Vescovo su questa particolare questione, nonchè sui criteri e le modalità applicative delle recenti norme, volute da Papa Benedetto, di semplificazione del procedimento di autorizzazione a celebrare la Messa con il rito previgente, ha il sapore come dire, di un segnale come a dire: rimaniamo sereni, evitiamo per favore eventuali abusi e/o derive pericolose in questo delicato campo, perchè ci sono state già avvisaglie (peraltro largamente alimentate dalla stampa) di una recepimento non pienamente corretto del vero senso delle modifiche introdotte da Papa Benedetto. In altri termini somma, il messaggio del Vescovo potrebbe essere stato questo : se esiste anche una possibilità su un milione che possano profilarsi sviluppi assimilabili appena al caso Lefebvre(quanto dolorosi per la Chiesa, e per giunta vissuti in prima persona dall'allora Card. Ratzinger) , beh, allora la Chiesa staessa deve fare tutto il possibile per prevenire questa possibilità. Ciao
La questione, di cui si è occupato, malamente, Studio Aperto di Italia Uno, deve essere ricomposta nel nome della carità cristiana e del buon senso comune.
Che figura fa la Gerarchia che da lustri è "esperta di umanità" e di sorridenti dialoghi con tutti ?
Che lo Spirito Santo aiuti tutti !
Andrea Carradori
Buona giornata a te Michele comprendo benissimo il tuo disappunto; perchè purtroppo, per mia esperienza personale, so quanto sia difficile oggigiorno trovare un Parroco vero cioè che senta il suo lavoro pastorale come una missione e non soltanto come un lavoro da svolgere come qualsiasi altro.
Il fatto che venga rimosso da come sembra solo per avuto il coraggio cosa che hanno in pochi di seguire ed obbedire al Suo Pontefice, onestamente mi lascia fortemente perplessa; se fosse veramente questo il solo motivo della sua rimozione, siamo davanti ad un episodio grave che la vostra comunità non deve subire in silenzio. Appurate per prima cosa se ci riuscite quali sono i veri motivi di questa sospensione o rimozione e se veramente tenete al vostro Parroco perchè è una persona aperta, leale, fedele agli insegnamenti della chiesa e del Suo Pontefice, allora fatevi avanti; mettetevi insieme tutti e difendetelo ricorrendo se è necessario, anche alle autorità ecclesiali competenti.
Ci sono troppi pochi preti validi in giro di questi tempi e quelli che ci sono, devono essere tutelati e sostenuti.
Spero che tutto si risolva bene per la vostra comunità.
Di natura tendo ad infiammarmi ma siccome sono vecchietta ho imparato anche a contare fino a 10 prima di esprimermi.Noi non conosciamo bene cosa è successo, anche se l'osservazione di Raffaella la comprendo. Se si fanno tornare alla memoria altri fatti analoghi, il comportamento insomma non sembra lo stesso. Dico non sembra perchè non posso dirlo con certezza. Con certezza affermo che se si fosse trattato di due preti in odore di progressismo, sarebbe scoppiato un caso con le trombe e le fanfare, articoli su Micromega e via via donfarinellando.
La scelta è del vescovo, che non conosco.In sè anche i sacerdoti hanno i loro torti perchè non possono davvero rifiutarsi di celebrare in italiano, ma anche questa può essere affermazione temeraria: chi li ha mai sentiti parlare questi sacerdoti?
Insomma almeno stemperiamo l'amarezza con il dubbio.
Un prete che rifiuta di celebrare secondo il Novus ordo viola il Motu proprio, quindi il vescovo lo deve ammonire e, se continua a disobbedire, lo deve punire. Il messale antico non deve diventare una bandiera per nostalgici che disprezzano gli altri cristiani, né uno strumento di lotta politica. Proviamo ad immaginare di quale partito facciano parte i politici che difendono i preti ribelli: scommetterei che si tratta di leghisti... Gli stessi che criminalizzano gli immigrati ed i nomadi, mostrando ben poca carità cristiana.
magari il vescovo deve punire anche i preti pedofili e quelli che vanno in tv a disprezzare e criticare il papa.
FORSE NON MI SONO SPIEGATO BENE.
IL MIO PARROCO (DON ADRIANO MIAZZA), NON E' UNO DI QUELLI CHE DICEVA LA MESSA IN LATINO, MA E' BENSI IL PREDESTINATO A SOSTITUIRE UNO DI QUESTI PARROCI, QUELLO DI SANTA MARIA MAGGIORE.
VI SEMBRA GIUSTO CHE NOI IN GIRO DI TRE SETTIMANE CI TROVIAMO SENZA PARRPCO?????
E SOPRATTUTTO SENZA UN SIGNOR PARROCO, UNO DEI MIGLIORI CHE ABBIA MAI CONOSCIUTO.
Ecco il solito errore confondere la chiesa e tutto ciò che la riguarda con la politica....... a questo errore ne vedo poi un altro che secondo me è colossale; non si capisce perchè ogni volta che si tira in ballo il rito tridentino che per l'ennesima volta ribadisco che non è il Messale di Pio V ma, quello del 1962 utilizzato da Giovanni XXIII, dobbiamo sempre pensare a orde di gente invasata che con prepotenza vorrebbe soffocare il Novus Ordo. Questo aspetto non rientra assolutamente nel Summorum Pontificum visto che questo Motu Proprio, di cui spero a breve esca l'ennesima spiegazione, visto che c'è ancora qualcuno che non ha capito come funziona, è nato per dare la possibilità senza nulla togliere alle celebrazioni Con il Novus Ordo anche lui, abbastanza strapazzato dalla voglia di progressismo estremo di certi celebranti che, scambiano la Messa, per un musical o per un opera teatrale. Mi piacerebbe sapere chi sono i preti ribelli per Raffaele quelli che obbediscono al Papa? se fossero quelli allora dal tuo ragionamento si deduce che tutti coloro che seguono Benedetto XVI ed i suoi insegnamenti, sono leghisti senza scrupoli che condannano gli immigrati e che non hanno carità cristiana. Magari adesso scopriamo che lo stesso Benedetto XVI a sua insaputa, vine proclamato leghista.
Per favore non scherziamo...... lasciamo la politica fuori dalla chiesa e ricordiamoci che amore cristiano e rispetto dell'altro, non coincide con il falso buonismo di cui si ammantano certi personaggi che si sentono possessori di chissà quale verità.
caro Michele, se non ti spieghi meglio, credo che noi non capiremo un tubo. Mi dispiace per il tuo parroco, ma non si riesce a capire come il tuo parroco si leghi a questa vicenda.Il vescovo avrebbe commesso una specie di forzatura? Che è successo? Insomma non ci capisco niente.
Caro Raffaele, non so chi sono i politici che difendono i preti ribelli, io non ne ho sentito nessuno.
Sarebbe meglio che i politici , di qualsiasi parte, continuino a fare per la collettività quello che hanno sempre fatto: un bel tubo di niente, tranne difendere il loro triste destino di ceto politico muffo. Certo non si può generalizzare, dirai tu, è vero,
ma qualche conclusione possiamo timidamente cominciare a tirarla. Sono decine di anni che vedo le stesse facce smorte e vuote e sento gli stessi discorsi consistenti come una cornamusa sgonfia.Io vivo in una città rossa, caro Raffaele e ti comunico una cosa molto strana: i nonni con l'Unità sotto il braccio, parlano come Borghezio. Com'è?
Nella sinistra certi sentimenti sono diffusi come a destra....Sveglia!!!
Infine, spero che questo allontanamento dei sacerdoti sia giustificato. Lasciamo stare i leghisti e tutti gl altri.
Allora, cercherò di essere più chiaro.
Il mio parroco (Don Adriano Miazza) è stato trasferito dal vescovo (Monsignor Renato Corti) a Santa Maria Maggiore per sostituire il prete che diceva le messe in latino.
Questa decisione è stata comunicata al mio don Giovedi scorso (5\6\2008) ed entrerà in vigore dal 29\6\2008.
Ora, le domande che noi Quarnelli ci stiam ponendo in questi giorni sono parecchie:
1° Vi sembra giusto trasferirlo cosi in fretta e furia con tutti i lavori che doveva ancora terminare a Quarna?.
2° Vi sembra giusto non aver avuto neanche un ben che minimo preavviso?
3° Vi sembra giusto che noi al 99% resteremo senza un parroco (probabilmente non manderanno nessuno da noi a sostituire don Adriano, in quanto la curia è in carenza di preti).
4°Vi sembra giusto che il Vescoco per "Punire" il prete "latino" ci tolga il nostro e ci lasci letteralmente nella ***???
Spero di essermi spiegato meglio.
Michele
caro michele ti sono molto vicino e ti capisco ma pensa al vescovo costretto a prendere provvedimenti così gravi e a quel che sembra impopolari. eppure ha dovuto farlo lo stesso. anche questi nostri "tempi" come quelli del passato sono pieni di stranezze e di vicende che hanno dell'assurdo. La libertà concessa dal Santo Padre, qui, mi sembra, si sia trasformata in una misura coercitiva per tanti fedeli che sono stati costretti a vivere l'eucarestia secondo un rito diverso da quello al quale erano abituati. Insomma la libertà che si invoca per se stessi poi, si nega agli altri. Cosa altro poteva fare il Vescovo?
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