31 ottobre 2008

Si apriranno gli archivi su Pio XII e gli ebrei


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Si apriranno gli archivi su Pio XII e gli ebrei

Il rabbino Rosen ricevuto in Vaticano. «Ci vorranno 6 o 7 anni» Occorre catalogare 16 milioni di fogli, 1.430 buste, 2.500 fascicoli

CITTÀ DEL VATICANO

L'ala meno intransigente dell'ebraismo sollecita il Vaticano: aprite gli archivi su Pio XII per consentire «un giudizio storico credibile». Il Vaticano replica: la mole di lavoro per aprire è tale che occorreranno 6 o 7 anni. E il Papa starebbe «considerando seriamente» la richiesta di posticipare la beatificazione di Pio XII alla disponibilità agli storici di tutti i documenti relativi al suo pontificato.
Il «sarebbe» è d'obbligo: Benedetto XVI non ha manifestato questa intenzione in pubblico, ma durante una conversazione con un esponente del Jewish Committee al termine dell'udienza di questo comitato ebraico per il dialogo interreligioso, guidato dal rabbino David Rosen e ricevuto cordialmente in Vaticano.

beatificazione verso un rinvio

«Nel discorso al Papa – ha spiegato Rosen ai giornalisti – ho chiesto l'apertura degli archivi, ma personalmente non avrei mai posto al Papa una domanda analoga a quella che gli ha posto un altro esponente del Comitato, anche tra noi ci sono sensibilità diverse; comunque la richiesta era di posticipare la beatificazione all'apertura degli archivi, e la risposta è stata: "Lo sto seriamente considerando"». La delegazione ha incontrato anche il prefetto dell'Archivio segreto vaticano, monsignor Sergio Pagano che, racconta il rabbino, «ci ha spiegato dettagliatamente quali sono le difficoltà per cui gli archivi sul pontificato di Pacelli non potranno essere aperti prima di 6 o 7 anni: è solo una questione tecnica, sono stato colpito dalla sincerità di monsignor Pagano, ma certo sono deluso che ci voglia tanto tempo». La medesima argomentazione è stata espressa anche da una nota di padre Federico Lombardi direttore della Sala stampa vaticana: «Prima di 6 o 7 anni è irrealistico pensare a una apertura agli studiosi»; infatti catalogare tutti i documenti del pontificato è lungo e laborioso, il personale è «limitato», servono «tempi adeguati», dovendo ordinare «circa 16 milioni di carte, se non di più», con 1.430 buste e 2.500 fascicoli. È noto che il Papa non ha ancora firmato il decreto sulle virtù eroiche di Eugenio Pacelli, che sbloccherebbe l'iter di beatificazione perché vuole riflettere attentamente. Non è però chiaro se riterrà opportuno attendere gli anni richiesti dal lungo lavoro di ordinazione del materiale d'archivio. E non è detto che l'apertura degli archivi dia elementi per smentire o confermare le accuse di parte della cultura ebraica a Pacelli di aver taciuto di fronte al nazismo e all'Olocausto.

Hamas tra il Papa e la Terra Santa

Il rabbino Rosen, che nel '93 fece parte della delegazione israeliana che trattò l'Accordo fondamentale con la Santa Sede, conversando con i giornalisti ha affermato che il mancato raggiungimento dell'accordo economico-finanziario tra le parti non è un impedimento al viaggio del Papa in Terra Santa. «Il cardinale Kasper – ha riferito – ha ribadito che l'accordo non è una barriera al viaggio». Né lo è la targa sotto la foto di Pio XII nel museo dell'Olocausto a Gerusalemme, che il Vaticano considera falsa e offensiva ma per la quale ha già protestato a livello diplomatico. Per Rosen il problema sarebbe invece il fatto che in Terra Santa il Papa non potrebbe far a meno di incontrare Hamas, visto che Hamas fa parte della dirigenza palestinese.

© Copyright Eco di Bergamo, 31 ottobre 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Disculpa, mi italiano no es lo suficientemente bueno cuando toca de escribir algo, por eso escribo en español, espero que se me entenderá.

Lo que me parece no entienden todos estos jornalistas (y también los exponentes de los organismos judíos) es que - por supuesto - el contenido de estos archivios ya ha sido estudiado por la Congregación para las Causas de los Santos.
lo ha dich expresamente el padre Gumpel, pero también es lógico: nunca se habría procedido a aprobar unánimemente el decreto sobre las virtudes heroicas si no todos los documentos relevantes hubieran sido analizados como lo demanda el derecho canónico que rige el procedimiento en las causas de los santos.
Por lo tanto no hay nada nuevo que se puede esperar de la apertura de los archivios al público en lo que respecta la causa del Siervo de Dios Pío XII. Lo único será que las circunstancias ya conocidas por la Congregación se harán accesibles también a los scientíficos interesados.