5 novembre 2007

Domani lo storico incontro fra il Re dell'Arabia Saudita e Papa Benedetto XVI: il commento dell'Osservatore Romano


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Il Re saudita da Benedetto XVI

La necessità di un confronto sincero in un mondo dai confini sempre più aperti

Giuseppe Fiorentino

Il Re dell'Arabia Saudita, Abdallah bin Abdulaziz Al Saud, sarà ricevuto in udienza da Benedetto XVI il 6 novembre. Si tratta della prima visita di un Re dell'Arabia Saudita al Papa, anche se Abdallah, essendo allora Principe ereditario, incontrò Giovanni Paolo II il 25 maggio 1999. La visita del monarca, che ricopre anche l'altissima carica religiosa di Custode delle Due Sacre Moschee della Mecca e di Medina, riveste, come è facilmente intuibile, grande importanza.
La visita ha luogo alcune settimane dopo che centotrentotto dotti musulmani, tra i quali alcuni sauditi, hanno inviato una lettera a Benedetto XVI. I centotrentotto esponenti musulmani, in rappresentanza di 43 nazioni, tra Paesi islamici e non, hanno voluto così ribadire l'importanza del dialogo tra cristiani e musulmani. Tra i firmatari della lettera (indirizzata anche al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, al patriarca di Mosca Alessio II e ai capi di altre 18 Chiese d'oriente; al primate della Comunione anglicana Rowan Williams; ai leader delle federazioni mondiali delle Chiese luterane, riformate, metodiste e battiste; al segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, Samuel Kobia, e in generale "ai leader delle Chiese cristiane") figurano Gran Mufti, responsabili religiosi e studiosi. Anche se non è detto esplicitamente, la lettera è certamente indirizzata anche a tutti i musulmani che credono nella necessità di un confronto sincero e reciprocamente rispettoso.
Del resto, in un mondo i cui confini si fanno di giorno in giorno più aperti, il dialogo, più che una scelta, sembra essere divenuto una necessità. Lo dimostra la presenza di milioni di musulmani nei Paesi occidentali e lo dimostra, con forza, la crescente presenza di cristiani in alcuni Paesi musulmani. Come quelli della penisola arabica. Negli Emirati Arabi Uniti, che nello scorso mese di maggio hanno allacciato rapporti diplomatici con la Santa Sede, i cristiani rappresentano già oltre il 35 per cento della popolazione e la percentuale è in via di progressivo aumento. E anche in Arabia Saudita si stima che i cristiani - in larghissima maggioranza cattolici provenienti dalle Filippine - siano ormai oltre un milione e mezzo.
Re Abdallah è accompagnato dal ministro degli Esteri, Principe Saud Al Faisal, che già lo scorso 6 settembre aveva incontrato il Papa. Il sovrano saudita sta compiendo in questi giorni una missione diplomatica che oltre il Vaticano e l'Italia, ha toccato la Gran Bretagna e che lo condurrà in Germania e in Turchia.
Abdallah bin Abdulaziz Al Saud è stato proclamato sesto Re dell'Arabia Saudita il primo agosto del 2005, dopo la scomparsa del fratellastro Re Fahd. Ma in realtà svolgeva la funzione di reggente già dal 1995, visto che il sovrano allora in carica era impossibilitato a badare agli affari di stato. Re Abdallah è nato a Riad nel 1924 ed è figlio di re Abdel Aziz Al Saud, fondatore dell'Arabia Saudita nel 1932. Il suo primo incarico pubblico è stato di sindaco della Città Santa della Mecca. Nel 1962 è divenuto vice ministro della Difesa e comandante della Guardia nazionale, nel 1975 è stato nominato secondo vice Primo Ministro, mentre nel 1982 è stato nominato Principe ereditario e vice Primo Ministro. Nel 2005 ha seguito con grande attenzione lo svolgimento delle elezioni, da lui volute, per i consigli municipali, le prime nella storia moderna del Paese.
Ritenuto da molti osservatori aperto all'Occidente, con cui sta stringendo rapporti economici e politici, si è anche dimostrato attento ad ascoltare e sostenere le posizioni dei vicini governi arabi. Grazie a lui il regno saudita ha assunto negli ultimi anni un importante ruolo di mediatore nei conflitti nel Vicino e nel Medio Oriente. È stato lui nel 2002, ancor prima di salire al trono, a presentare a Beirut l'iniziativa di pace araba, in cui si prospettava una disponibilità dei Paesi arabi a normalizzare i loro rapporti con Israele in cambio del ritiro dai territori palestinesi all'interno dei confine del 1967. Oggi è questo il documento su cui si concentrano gli sforzi dei leader arabi per mettere fine al conflitto israelo-palestinese.
Alla visita che il sovrano saudita si appresta a compiere in Vaticano possono ben adattarsi le parole con cui il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, ha recentemente definito le relazioni tra cristiani e musulmani. "La cosa importante - ha sottolineato il porporato - è conoscersi, conoscersi, conoscersi. Ognuno di noi ha sempre qualcosa da imparare dall'altro".

© Copyright L'Osservatore Romano - 5-6 Novembre 2007

1 commento:

euge ha detto...

preghiamo per il nostro Pontefice e perchè l'incontro porti i risultati da tutti auspicati

Eugenia