21 aprile 2008

A Ground Zero “Mai più tanto odio e dolore” (Galeazzi)


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A Ground Zero “Mai più tanto odio e dolore”

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A NEW YORK

In ginocchio nel «luogo di incredibile violenza e dolore», il Papa implora Dio di cambiare «cuori e menti consumati dall'odio». A Ground Zero, le braccia della croce effigiata nei santini dei fedeli sembrano protendersi fino ad abbracciare Benedetto XVI, curvo a pregare per la pace nel mondo («senza mai dimenticare le vite perdute qui»), per la conversione dei terroristi, per la guarigione delle ferite dell’«immane tragedia da cui siamo tutti sopraffatti».
Poche ore dopo la visita al cantiere-memoriale di Ground Zero e il vibrante appello alla riconciliazione («il momento di maggiore valore simbolico della visita», secondo l’episcopato Usa), Joseph Ratzinger celebra messa per i 60 mila «Papaboys» dello Yankee Stadium e proclama l’America terra di libertà e opportunità per la Chiesa: «Qui da due secoli i cattolici possono praticare la fede e partecipare pienamente alla vita civile, portando le proprie convinzioni morali nella pubblica arena». La missione della Chiesa è difendere «le immutabili verità che hanno fondamento in Cristo», le uniche che «possono garantire il rispetto della dignità e dei diritti di ogni uomo, donna e bambino». Con un forte monito anti-aborto nell’appello per «i più indifesi tra gli esseri umani, i bambini non ancora nati nel grembo materno».
Intanto, alla vigilia del decisivo voto in Pennsylvania (dove è forte l’elettorato cattolico), Hillary Clinton ha chiesto al seguito papale di salutare Benedetto XVI. Ma a passare alla storia sarà la sospesa ed emozionante atmosfera di commozione, preghiere e lacrime nell’immensa fossa delle Twin Towers. Sotto un cielo grigio e nebbioso, il Pontefice ha benedetto con l'acqua santa il luogo dove 2.749 persone persero la vita, auspicando «un mondo in cui pace e amore autentici regnino tra le nazioni e nei cuori di tutti». Con un profondo, toccante riferimento al male che preme alle porte e al terrorismo, tema affrontato anche nel discorso all'Onu e nel «vis-à-vis» con Bush alla Casa Bianca.
Ieri si è rivolto a Dio, circondato da gru, metallo arrugginito, cemento: Ground Zero non era stato abbellito in preparazione dell'evento. Accompagnato dal cardinale Edward Egan, è sceso lentamente lungo una rampa a bordo della papamobile e poi a piedi. Il cratere delle Twin Towers è il simbolo più tangibile del divario tra l’Occidente e gli elementi più estremisti dell'Islam: un fossato profondo, per colmare il quale la Chiesa di Benedetto XVI si propone come ponte tra razionalismo senza Dio e fondamentalismo religioso. Al livello della roccia vergine, Benedetto XVI si è inginocchiato davanti a uno specchio d'acqua e ha pregato in silenzio e reso omaggio alle «molte fedi e tradizioni» delle vittime.
Un violoncello ha rotto il silenzio: una selezione dalle sei suites di Bach. Su Ground Zero sono risuonate le stesse note della cerimonia di inizio pontificato, quando (esattamente tre anni fa, il 24 aprile 2005) Benedetto XVI attraversò piazza San Pietro con l'accompagnamento del suo musicista preferito. Poi il papa ha accolto (stringendo le mani e riservando un breve colloquio privato a ognuno) 24 sopravvissuti, estratti a sorte tra le 1.100 persone che avevano chiesto di incontrarlo. Fuori dal cratere e della zona «protetta» dalla polizia e dal Secret Service una decina di manifestanti hanno innalzato striscioni di protesta ma sono stati sovrastati dalla sterminata folla accorsa per applaudire il Papa. Una mobilitazione persino superiore a quella di sabato sulla Quinta Strada. E ora tutti i mass media americani, che fino a una settimana fa dubitavano sull’esito della missione Oltreatlantico del Papa, concordano nel definirla un «totale successo».

© Copyright La Stampa, 21 aprile 2008

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