25 aprile 2008

L’ardire di un Pontefice Romano che pone il Cristianesimo come riferimento morale per l’America e le Nazioni Unite (Tempi)


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Commento di Baget Bozzo sul viaggio del Papa negli USA

L’ardire di un pontefice romano che pone il cristianesimo come riferimento morale per l’America e le Nazioni Unite

di Gianni Baget Bozzo

Il viaggio di papa Benedetto XVI negli Stati Uniti ha qualcosa di unico rispetto a quelli dei suoi predecessori. È entrato all’interno stesso delle problematiche che oggi interessano quel paese. È stato un viaggio nella mente dell’America, non solo un passaggio sul suo territorio. Solo Benedetto poteva farlo, perché gli Stati Uniti sono interni al suo pensiero. È il modello di società fondata sulla libertà e sulla distinzione tra sfera temporale e sfera religiosa che egli sente conforme al cattolicesimo, diversamente dai rapporti tra Chiesa e Stato propri delle nazioni europee. In America il rapporto tra Chiesa e popolo antecede il rapporto tra Chiesa e istituzioni, e avviene all’interno del diritto comune.
Papa Ratzinger nota, per la prima volta nella storia del papato, che quel modello garantisce la libertà della Chiesa più di quanto non facciano gli accordi concordatari con gli Stati.
È stato un lungo problema per gli Stati Uniti quello di riconoscere la Chiesa cattolica come istituzione mondiale nel quadro dello statuto di libertà religiosa, fondato da chiese che non erano istituzioni ma comunità, come quelle protestanti nate contro la Chiesa di Stato anglicana. E il modello della Chiesa anglicana era estraneo sia alla Chiesa cattolica sia alle comunità evangeliche. Stabilire un rapporto con la Chiesa istituzione per eccellenza, quella romana, è stato difficile per uno Stato nato dalla netta distinzione tra religione e politica. Eppure in questo viaggio del Papa è apparso chiaro il fascino che la Chiesa istituzione suscita in un paese fondato sulla religione civile.
Papa Ratzinger è il primo pontefice a essere convinto che la Chiesa e gli Stati Uniti abbiano il medesimo pensiero e il medesimo spirito. Questa posizione non è certamente diffusa nel mondo europeo, nemmeno in quello cattolico, dove la teologia postconciliare ha diffuso un’ampia avversione al modello del papato come istituzione sovrana della Chiesa. E certamente nel cattolicesimo europeo non vi è una posizione favorevole a un tale riconoscimento del modello americano. Il Papa, invece, è convinto che gli Stati Uniti siano l’unico modo in cui è possibile oggi esprimere un nesso di cristianità fondato sul popolo e sulla sua libertà e, per questo, accettato dalle istituzioni politiche. Benedetto XVI ha rivelato agli Stati Uniti il suo pensiero sulla corrispondenza tra due storie così opposte e diverse. E ha così offerto una risposta al tema dell’identità americana, che oggi è un problema per l’opinione pubblica di quel paese. Una risposta che si pone, sotto forme diverse, in analogia con quelle di George W. Bush e di Barack Obama, i quali intendono vincolare il cristianesimo alla nazione.
E il vertice dell’intervento papale è stato raggiunto dal discorso che ha tenuto davanti all’assemblea delle Nazioni Unite, quando ha trattato il concetto di un diritto internazionale superiore agli Stati come un principio affermato originariamente dal cattolicesimo. Non a caso il Papa ha fatto il nome di Francisco de Vitoria come il primo filosofo della comunità internazionale e del suo diritto prevalente sul diritto dei singoli Stati. Questo discorso ha un peso politico, perché comporta una evidente critica alla scelta dell’attuale presidente americano di decidere un intervento bellico al di fuori della legittimità della Carta dell’Onu.
Ma il Papa ha anche arricchito il suo discorso, mostrando che il primato della persona è per la Chiesa cattolica il fondamento del diritto, anche di quello internazionale. Questo gli ha permesso di arrivare a valorizzare il termine, così caro alle Nazione Unite, dei diritti umani, sottolineando però che essi vanno stabiliti in forma chiara e precisa, e che devono comprendere come essenziale il diritto alla libertà religiosa, fondamento stesso del diritto internazionale oltre il potere degli Stati. Nel suo grande discorso il Papa ha toccato tutti i temi che sono oggetto di dibattito nelle elezioni presidenziali, e l’ha fatto con grazia ed equilibrio tali per cui il suo intervento può essere considerato come la carta dei valori che oggi accomuna le diverse opzioni politiche. E valere come un riferimento morale per gli Stati Uniti. Quando mai un papa aveva osato tanto?

© Copyright Tempi, 23 aprile 2008

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffaella, ti indico una notizia in spagnolo che informa sulla decisione del papa di declinare per un anno l'invito a parlare al Parlamento europeo. http://www.catolicodigital.com/benedictoxvi/noticias/-200804235900/ Quindi il viaggio in Francia del papa del prossimo settembre quali tappe avrà? Ancora non si sa, ma credo Parigi e Lourdes... Marco

Anonimo ha detto...

Dopo tante belle parole sull'essenzialità ed il rispetto della vita umana,gli USA,non ancora partito il Papa,fanno eseguire 4 condanne a morte.Tanto per dimostrare in quale considerazione sia stata tenuta la visita di Benedetto xvi.

Raffaella ha detto...

Grazie Marco :-)
Ho trovato un'anticipazione del viaggio in Francia,che puoi leggere in un post apposito.
Ciao

Raffaella ha detto...

ps dimenticavo...buon onomastico! :-)

Anonimo ha detto...

Grazie Raffaella, mi colpisce sempre molto quando qualcuno mi fa gli auguri di buon onomastico. Penso sia più bello questo augurio che quello del compleanno per un cristiano! Grazie, ciao ciao! Marco