21 maggio 2008

I primi tre anni di Pontificato di Benedetto XVI nel libro “Benedictus. Servus servorum Dei” del giornalista Giuseppe De Carli (Radio Vaticana)


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I primi tre anni di Pontificato di Benedetto XVI nel libro “Benedictus. Servus servorum Dei” del giornalista Giuseppe De Carli

Benedictus. Servus servorum Dei: è il titolo del libro dedicato a Benedetto XVI presentato ieri pomeriggio a Roma. Pubblicato dalla Editrice Velar, in collaborazione con Rai-Eri ed Elledici, raccoglie, insieme a diverse istantanee, le impressioni del giornalista Rai Giuseppe De Carli sui primi tre anni di Pontificato di Benedetto XVI. All’incontro con la stampa ha preso parte anche il neoeletto sindaco di Roma, Gianni Alemanno, alla sua prima uscita pubblica. Il servizio di Tiziana Campisi:

250 pagine che attraverso immagini e testi raccontano Benedetto XVI, che mostrano il sorriso del Papa tedesco, ne ripercorrono la vita. Sono quelle di Giuseppe De Carli, responsabile della struttura Rai-Vaticano, che definisce il 264.mo Successore di Pietro “un timido sul palcoscenico del mondo”. Ad aprire il volume la prefazione di mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense che descrive il pensiero di Joseph Ratzinger nel contesto dell’odierna crisi di fede. Lucidità intellettuale e zelo per la dottrina: sono questi i tratti del Papa, ha detto alla presentazione del volume mons. Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede e per anni al fianco del cardinale Ratzinger.

Del periodo in cui l’allora porporato è stato a capo del dicastero vaticano, mons. Amato ricorda il sorriso schietto, la gentile disponibilità al dialogo, la forza comunicativa data dalla ragionevolezza del discorso, il suo amore per la verità.

Parole che hanno confermato la descrizione del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. Il porporato ha parlato del suo colloquio con il Pontefice appena eletto, quando convocato per disegnargli lo stemma papale, ne colse immediatamente la semplicità, l’umiltà, la spontaneità e la timidezza mista a quel tratto deciso che emerge con dolcezza.

Ma quali dettagli ha colto invece De Carli di Benedetto XVI?

R. – Sono i tratti umani di Papa Benedetto XVI che mi hanno particolarmente colpito, perché è un grande teologo e perché è anche un grande pastore. Ed è un grande pastore perchè è anche un grande teologo. E soprattutto è il Papa dell’amicizia con Dio. Ecco, questo farci conoscere il Dio che egli ama è la cosa che mi piace di più.

D. – Gli occhi del giornalista cosa hanno visto?

R. – La vita di Joseph Ratzinger è una vita che è sempre stata quasi trascinata dagli eventi. Poi, ci sono stati degli elementi di rottura dove lui ha dovuto sempre dire di sì, quando voleva fare altre cose. Voleva fare il professore ed è stato chiamato a fare il vescovo. Voleva fare il vescovo ed è stato chiamato a fare il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Voleva fare lo studioso ed è stato chiamato addirittura - fatto inaudito - a diventare Papa. C’è un’intervista all’interno del libro che, secondo me, è molto significativa, che ho fatto al suo prefetto di studi, Alfred Läpple, e dice: “Non dovete farvi fuorviare dai luoghi comuni che riguardano Joseph Ratzinger. E’ sì un intellettuale, ma è un intellettuale con il cuore”. Un intellettuale con il cuore non poteva che scrivere l’enciclica “Deus caritas est”. In più, è anche un timido, ma un timido di carattere sul palcoscenico del mondo.

La cultura, la vivacità intellettuale e la profonda speculazione: per il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ruota intorno a questi elementi il pontificato di Benedetto XVI. Fulcro ne è l’amore, quello stesso che spinge il Papa, ha aggiunto il porporato, ad usare a volte parole esigenti ma che si alzano comunque per porre al centro l’uomo e presentargli la verità come sorgente zampillante di novità. Il cardinale Saraiva Martins ha sottolineato inoltre quanto sta offrendo oggi alla Chiesa Benedetto XVI:

R. – Papa Ratzinger sta dando alla Chiesa di oggi, alla cultura di oggi, questo contributo sul rapporto inscindibile, intimo e profondo tra la fede e la ragione. Oggi lo scandalo è proprio questo, che molte volte si contrappone la fede alla ragione, come se fossero incompatibili tra di loro. E’ uno sbaglio. La ragione ha bisogno della fede e la fede ha bisogno della ragione. Senza la fede, la ragione non può far molto e l’esperienza ce lo insegna. E la fede, senza la ragione, non sarebbe una vera fede cristiana, perché la fede cristiana è ragionevole, ha un fondamento nella ragione. Non vanno contrapposte come incompatibili, ma vanno accostate insieme, come due realtà che si esigono vicendevolmente, assolutamente, per potere esistere, sia la fede che la ragione.

Benedictus include quattordici capitoli, l’intervista all’allora cardinale Ratzinger e i ricordi personali da vaticanista di Giuseppe De Carli. Il giornalista definisce Benedetto XVI “un Papa che non buca lo schermo”, ma un Papa dei media, che tuttavia riesce a sfuggire completamente al loro abbraccio mortale; che non viaggia molto, ma che molto fa pensare.

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Vabbe'...certe affermazioni di De Carli non sono condivisibili almeno da me visto che, come sapete, non amo i luoghi comuni.
Benedetto non si lascia usare dai media, ma li sa usare, quando gliene viene data la possibilita'.
Si veda il commento di Dipollina.
Bellissime le definizioni di Mons. Amato e del professor Läpple

R.

1 commento:

gemma ha detto...

beh..anche De Carli non "buca" propriamente lo schermo con la sua telegenicità, ma questo non gli ha impedito di essere un buon giornalista, quindi è un fattore irrilevante. Se lo è per un giornalista, mi pare assurdo che "il buco allo schermo" debba essere così determinante per un Papa, da ribadirlo in tutte le occasioni.