20 maggio 2008

La teologia dello Pseudo-Dionigi Areopagita nella catechesi di Benedetto XVI. Splendida lezione di Nicola Bux sulla Sacra Liturgia (Osservatore)


Vedi anche:

Tra i giovani in piazza a Genova: «Un discorso che ci dà coraggio» (Giorgi)

La fiera dello stupore/2: "Ma come? Il Papa abbraccia e si lascia abbracciare?"

VISITA DEL PAPA A SAVONA E GENOVA: I VIDEO

Card. Bagnasco: "Il Papa a Genova, una grande festa di popolo" (Campini)

Mons. Elio Sgreccia: la legge britannica che permette di creare embrioni ibridi uomo-animale è un orrore per la morale (Radio Vaticana)

Il sindaco di Genova: "Il Papa e io, la stagione nuovissima" (Niri)

Un'inedita giornata della gioventù genovese (Osservatore Romano)

La calorosa accoglienza riservata al Papa nel santuario della Madonna della Misericordia (Osservatore)

Il Papa a Savona e a Genova sui passi dei predecessori Pio VII e Benedetto XV: "L'essenza del cristianesimo sta nell'amore" (Osservatore)

Il Papa a Genova: "Le nuvole tacciono all'annuncio del Dio Misericordia" (Corradi)

I disegni dei bimbi del Gaslini

Quelle scuse che Genova non è riuscita a porgere al Papa (Pistacchi)

L'incontro del Papa con i giovani: E il giornalista cede al «Papaboy» (Casabella)

Avrei voluto segnalarvi i disegni che i bambini del Gaslini hanno dato al Papa, ma la "maleducazione" e l'intolleranza di qualcuno me lo impediscono

La preghiera dei bimbi del Gaslini "Benedetto, facci tornare a casa"

Maria antidoto alla secolarizzazione negli occhi felici del Papa a Genova (Galeazzi)

Gli angeli custodi di Papa Ratzinger: Loredana, Carmela, Cristina e Manuela (Tornielli)

Il Papa al sommelier che gli versava l'aranciata: «Conoscete le mie debolezze, eh» (Albanese)

I giovani al Papa: tu rispondi alle domande di senso (Osservatore Romano)

Giovanni Maria Vian: "Il nome di Dio e la storia dell'uomo". Commento sul viaggio del Papa in Liguria (Osservatore)

«Troppi ragazzi vecchi dentro (Accattoli). Polemiche per l'intervento del sindaco che avrebbe voluto dare un bacio al Papa (Dellacasa)

Il trionfo del luogo comune: "L´abbraccio dei cinquantamila conquista il Papa tedesco". Ad ogni viaggio lo stesso "stupore"...

Il Papa ai giovani genovesi: "Arrendetevi all'amore di Cristo! Gesù non fa giri di parole, è chiaro e diretto. Tutti lo comprendono e prendono posizione" (Discorso, in gran parte "a braccio", pronunciato dal Santo Padre durante l'incontro con i giovani in Piazza Matteotti, a Genova)

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE A GENOVA E SAVONA

VISITA PASTORALE DEL PAPA A GENOVA E SAVONA(17-18 MAGGIO 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

La teologia dello Pseudo-Dionigi Areopagita nella catechesi di Benedetto XVI

La liturgia manifestazione della realtà sacra di Dio

di Nicola Bux

La lode cosmica "che va dai serafini, agli angeli e arcangeli, all'uomo e a tutte le creature che insieme riflettono la bellezza di Dio e sono lode a Dio" è la caratteristica essenziale del pensiero di un misterioso teologo del sesto secolo che si cela sotto lo pseudonimo di Dionigi Areopagita, il nome di uno degli ascoltatori che si aprì alla fede dopo il celebre discorso di san Paolo (Atti, 17).
Lo ha richiamato il Santo Padre nella catechesi di mercoledì scorso, annotando inoltre che "essendo la creatura una lode di Dio, la teologia dello Pseudo-Dionigi diventa una teologia liturgica: Dio si trova soprattutto lodandolo, non solo riflettendo; e la liturgia non è qualcosa di costruito da noi, qualcosa di inventato per fare una esperienza religiosa durante un certo periodo di tempo; essa è il cantare con il coro delle creature e l'entrare nella realtà cosmica stessa. E proprio così la liturgia apparentemente solo ecclesiastica, diventa larga e grande, diventa unione di noi con il linguaggio di tutte le creature".
Questa visione della liturgia che non è solo dell'Oriente bizantino, come sanno gli studiosi, ma è pure alla radice delle liturgie latine, in specie la romana e la ambrosiana, chiede di essere riscoperta.

La catechesi del Santo Padre può essere una opportunità per un confronto tra quanti vedono la liturgia per così dire "dal basso" e quanti la ammirano soprattutto "nell'alto", invece che consumarsi in censure reciproche.

Ma c'è di più: la teologia cosmica e liturgica di Dionigi è anche mistica, perciò personale e sacramentale. Dio sa quanto ci sia bisogno di recuperare tale dimensione dopo l'enfasi sulla dimensione comunitaria: la gente chiede sempre più rispetto per lo spazio personale del silenzio, della partecipazione intima della fede, anche della celebrazione dei sacramenti. Si può, per esempio, trascurare che i rituali prevedono la celebrazione del battesimo per un solo bambino analogamente al modo in cui è previsto il rito del funerale per una sola persona? Perché non deve essere possibile ad una sola persona ricevere la comunione così come è prevista la confessione del singolo? Perché tutto deve essere ridotto al comunitario? Gesù nel Vangelo incontra singolarmente tanti e si dà personalmente a ciascuno.
Il passaggio avvenuto con Pseudo-Dionigi dal mistico come equivalente di sacramentale al mistico inteso come personale e intimo "esprime il cammino dell'anima verso Dio", ha sottolineato il Papa.

La liturgia deve infatti stimolare la ricerca di Dio e l'incontro con Lui, la conversione a Lui. Ci invita a rivolgerci al Signore distogliendo lo sguardo da noi stessi o da altre creature, anche dallo stesso sacerdote celebrante: è questi a richiederlo col Sursum corda e noi rispondiamo Habemus ad Dominum. Si può dire che la vera arte di celebrare sia di aiutare a rivolgere se stessi al Signore. Allora, la liturgia di Dionigi non è altro che la manifestazione della realtà sacra di Dio.

Si usa dire che la vita è sacra, ci si ferma in silenzio dinanzi alla sacralità della morte o ancora a pensare che il bene e il male si giochino nella nostra mente a partire da quanto sa sul sacro, dall'idea che si ha del misterioso, affascinante e spaventoso, attraente e terribile. Quale essere umano non sente giocare al suo interno tale mistero nel campo dell'esperienza della vita? Il sacro è proprio questo ambito nel quale le risposte possibili sono unicamente quelle della morale. E questa è tale solo se fondata su un Dio che è totalmente altro rispetto all'uomo. Ecco che nella liturgia del battesimo e della Pasqua, dell'eucaristia e della morte l'uomo tocca il sacro.

La liturgia è sacra perché scende dall'alto, da Dio che è nei cieli, perciò è "il cielo sulla terra"; è divina, dice l'Oriente e anche i "grandi" Papi come Gregorio e Leone, ma anche il concilio di Trento e il Vaticano II con la costituzione De sacra Liturgia.

Allora la liturgia è là dove cielo e terra si toccano, dove Dio si è incarnato e si sacrifica per me: "Mi ha amato è ha dato se stesso per me" (Galati 2, 20). Questa frase di san Paolo è il culmine e la fonte della partecipazione alla liturgia: dall'ascolto della parola del Signore discende la comunione con Lui. L'anima dell'uomo ha bisogno di questo e il movimento liturgico del secolo scorso lo aveva agognato: al centro la Persona di Dio prima del rito, affinché a lei si rivolga la persona umana; dal rito al mistero, alla mistica e alla morale, è l'itinerario che dalla Mediator Dei di Pio XII giunge alla Sacrosanctum concilium del Vaticano II.
La catechesi del Papa su Dionigi aiuta a comprendere meglio il sacro, cioè il mistero presente che opera la elevazione morale dell'uomo.

Allora, il sacro è la "legge fondamentale" della liturgia, perché discende dalla presenza di Dio; di conseguenza, disobbedire alle norme che esprimono tale sacralità in nome dell'arbitrio che porta a crearsene una propria, significa de-sacralizzare la liturgia.

In tal modo la liturgia non è più il ricevere dall'alto come al Sinai la parola divina che è legge ai nostri passi, ma costruire in basso il vitello d'oro con le nostre mani e danzarvi attorno. Quanta responsabilità hanno i sacerdoti! Significa in pratica cadere nella tentazione di prendere il posto di Dio: ne è sintomo la sede del prete che occupa il centro, al posto o di spalle al tabernacolo, e il relegare questo in un luogo secondario. Se i segni valgono qualcosa!

La sacra liturgia ha bisogno della nostra umiltà: "Ti preghiamo umilmente". L'umiltà è la vera misura della liturgia e di conseguenza di noi stessi, perché siamo creature e bisognosi di tutto. Così intesa l'umiltà è verità. Non è la vera adorazione quella fatta in spirito e verità? È alla verità che tende l'intelletto.

La disobbedienza alle norme della liturgia è immorale, perché si accoda al tentativo della cultura dominante senza regole e punti fermi, cosa che è alla radice anche del crollo della moralità pubblica e privata.

È urgente perciò continuare il cammino della riforma liturgica restituendo il sacro al culto, cioè al rapporto con Dio trascendente che si è incarnato. Infatti, la rivelazione è diventata liturgia, come scrive il Papa nel Gesù di Nazareth. Dunque, la liturgia deve imitare quella dell'Apocalisse, scendere dal cielo sulla terra - ecco la grandezza di Dionigi - non può essere una "liturgia fai da te". Se la liturgia non fosse sacra, se il culto non fosse divino, a nulla servirebbe se non a rappresentare se stessi e soprattutto non salverebbe l'uomo e il mondo, non lo trasformerebbe in santo. Lo Pseudo-Dionigi, esponente della "teologia negativa", sta a ricordare che la liturgia non può dire e spiegare tutto, perché di Dio non si può sapere tutto ma solo quello che Gesù Cristo ha rivelato e la Chiesa propone a credere. Perciò la liturgia è anche apofatica: "Possiamo più facilmente dire che cosa Dio non è, che non esprimere che cosa Egli è veramente - ha detto il Papa - ... E benché Dionigi ci mostri, seguendo Proclo, l'armonia dei cori celesti, così che sembra che tutti dipendano da tutti, resta vero che il nostro cammino verso Dio resta molto lontano da Lui; lo Pseudo-Dionigi dimostra che alla fine la strada verso Dio è Dio stesso, il Quale si fa vicino a noi in Gesù Cristo. E così una teologia grande e misteriosa diventa anche molto concreta sia nell'interpretazione della liturgia sia nel discorso su Gesù Cristo".
Il mettersi in ginocchio diventa l'espressione più eloquente della creatura dinanzi al mistero presente. Perciò l'obbedienza alla sacra liturgia è misura della nostra umiltà. Di tutto questo il prete è ministro, servo e non padrone.

Si dimostra quanto insipiente sia il tentativo di accusare la liturgia tridentina di essere dionisiana: invece, proprio gli studi comparativi dimostrano quanto sia vicina a quella bizantina. Perciò, bisogna essere grati al Santo Padre che anche con la sua catechesi aiuta a riscoprire ecumenicamente l'influsso che la teologia dionisiana ha avuto su quella medievale, mistica e liturgica d'oriente e occidente.

(©L'Osservatore Romano - 21 maggio 2008)

Nessun commento: