21 maggio 2008

L'operosa prigionia di Pio VII a Savona: "Quelle sbarre che non fermarono la missione del Papa" (Osservatore)


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L'operosa prigionia di Pio VII a Savona

Quelle sbarre che non fermarono
la missione del Papa


di Domenico Calcagno
Vescovo emerito di Savona-Noli,
Segretario dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica

Era dal 1815 - precisamente dal 10 maggio di quell'anno - che un Pontefice non si recava a Savona. È noto a tutti che nel periodo della permanenza a domicilio coatto di Pio VII, dal 1809 al 1812, i savonesi si prodigarono nel sostenere il Romano Pontefice con solerzia, generosità e anche con una certa dose di astuzia.
Le forme di sorveglianza formalmente erano molto severe: grate per il controllo a vista, reclusione vera e propria con inferriate alle finestre, rarissimi contatti ravvicinati e con persone ben individuate. Eppure, alla fine, il Papa riuscì a gestire oltre tremila pratiche. Non sono poche, soprattutto in un'epoca in cui bisognava scrivere a mano e serviva, come si suol dire, carta, penna e calamaio.
Il Pontefice chiedeva continuamente "rifornimenti" e nessuno riusciva a capire dove finisse tutta la carta. In realtà, la rete di collaboratori riusciva con i metodi più semplici a fargli pervenire la corrispondenza dai vescovi e dai cardinali, provvedendo poi a inoltrare le sue lettere e i suoi provvedimenti ai destinatari. Certo, il passaggio di documenti talvolta era realizzato da qualche ambasciatore - caso singolare, si dice fosse l'ambasciatore d'Austria, che gli faceva regolari visite - ma più spesso erano gli addetti alla vita quotidiana del Papa che fungevano da intermediari. Gli aneddoti che si raccontano sono molti: tutti hanno come tema comune l'amore al Pontefice e il desiderio di rendergli meno dura la prigionia consentendogli di svolgere la sua missione di Pastore universale della Chiesa.
Per questa umana e cristiana solidarietà con Pio VII, Savona ha sentito forte il richiamo della visita di Benedetto XVI: ha voluto esprimergli la sua vicinanza e il suo affetto, allo stesso modo in cui il Papa ha voluto esprimere la riconoscenza della Santa Sede per la fede, il coraggio e la costanza con cui gli antenati degli attuali savonesi hanno sostenuto Pio VII.
Mi hanno riferito che una donna, a Savona, abbia esposto un cartello con su scritto "Viva Chabrol", probabilmente senza rendersi conto che quella scritta contiene una parte di verità.
Chabrol, allora responsabile del dipartimento di Montenotte, era anche il responsabile in capo della custodia del Papa, perché Napoleone, in giro per l'Europa per le sue campagne di guerra, non si fidava delle carceri francesi. Preparato e intelligente, Chabrol era uomo di fiducia di Napoleone - diventerà prefetto di Parigi - capace di rispettare gli ordini ricevuti senza arrivare a crudezze e ostilità inutili.
È molto probabile, quindi, che anche il famoso prefetto fosse conscio delle astuzie dei savonesi ed entro certi limiti facesse finta di nulla, ben sapendo che in realtà qualcosa intorno al Papa si muoveva. Per questo fu possibile organizzare una rete di sostegno a Pio VII senza creare eccessivo turbamento all'ordine pubblico e consentendo al Pontefice di svolgere, anche se in modo ridotto, le sue funzioni.
I francesi sapevano - Chabrol per primo - che il Papa aveva contatti con la Chiesa: non potevano consentire che ciò avvenisse in forma tanto palese da mettere in discussione l'efficacia del loro compito di custodi e carcerieri, per cui di tanto in tanto modificavano le norme e irrigidivano i controlli, senza per questo interrompere del tutto le possibilità di rapporti con l'esterno. Se così non fosse, dovremmo concludere che il servizio di sorveglianza - e il prefetto Chabrol in particolare - abbia fallito clamorosamente nella missione: a poco sono servite le sbarre, i buchi nel muro, le finestrelle camuffate e costruite ad arte per ascoltare, osservare e poter poi redigere i rapporti da inviare ogni quindici giorni a Parigi.
Come due secoli fa i savonesi sono stati vicini al Papa, così oggi sono orgogliosi e felici per la visita di Benedetto XVI: hanno atteso e preparato l'evento in modo discreto ma convinto, partecipando imperterriti sotto la pioggia ai momenti salienti dello storico evento e rinnovando il loro impegno di fedeltà e di amore a Cristo e alla Chiesa.

(©L'Osservatore Romano - 21 maggio 2008)

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