25 luglio 2008

Don Nicolò Anselmi: «Fede e cultura, sfida giovane. Sydney rilancia la missione» (Liut)


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GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU' SYDNEY 2008: LO SPECIALE DEL BLOG

l’intervista

L’EREDITÀ DELLA GMG

Don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale di pastorale giovanile: «Positivo il bilancio dell’evento Ma l’impegno continua: il Papa ha chiamato i nostri ragazzi a costruire la civiltà dell’amore»

«Fede e cultura, sfida giovane Sydney rilancia la missione»

DAL NOSTRO INVIATO A SYDNEY

MATTEO LIUT

La pastorale giovanile italiana ri­parte dall’Australia con un rin­novato slancio e traccia già i per­corsi che l’attendono per il prossimo anno. Così, mentre gli aerei che ripor­tano a casa i nostri pellegrini solcano i cieli dell’Oceano Indiano, il responsa­bile del Servizio nazionale per la pa­storale giovanile, don Nicolò Anselmi, che in questi giorni sta visitando gli ul­timi gruppi rimasti nella terra dei can­guri, riflette sull’intensa esperienza vis­suta a Sydney e sui frutti del lungo per­corso di preparazione.

Don Anselmi, conclusa la Gmg che bi­lancio possiamo tracciare?

Di certo positivo. A partire dal rappor­to con la città che ci ha ospitato: per u­na settimana gli abitanti di Sydney hanno consegnato ai giovani una buo­na fetta del centro città. Hanno dimo­strato una disponibilità, una cortesia e un’attenzione che ci ha colpito. Per quanto riguarda il contributo italiano, poi, non posso che dire un grande gra­zie a tutti coloro che si sono impegna­ti in questo lungo percorso. Un impe­gno condiviso, anche se in misura di­versa ma ugualmente prezioso, da tut­te le diocesi e da tutte le regioni del no­stro Paese.

Il cammino verso Sydney ha messo al­la prova tutta la Pastorale giovanile per le grandi energie richieste. Avete così «saggiato» il suo funzionamento. Ci sono parti da far crescere?

Il percorso che ci aspetta, credo, passa da una priorità imprescindibile: colti­vare e far crescere l’ecclesialità. Dare forza e slancio alle pastorali giovanili diocesane, perché avere un punto di ri­ferimento in un’équipe di persone al­l’interno di ogni diocesi è un prezioso aiuto per la crescita dei gruppi e dei giovani. In Italia in questo ambito è già da qualche anno che abbiamo acqui­sito questo modo «comunitario» di la­vorare con consulte regionali e poi re­ferenti in ogni diocesi, ma si tratta co­munque di una dimensione da far cre­scere e far diventare più salda.

Quali le sfide che attendono gli edu­catori?

Per i giovani, come per gli adulti, essere cristiani si­gnifica avere delle motiva­zioni forti, non semplice­mente «emozionali». Per questo è necessario offrire loro la possibilità di colti­vare una nuova consape­volezza culturale, intellet­tuale e spirituale. Solo così potranno non essere travolti dalle «ondate cul­turali » di passaggio che caratterizzano il nostro tempo. Proprio alla cultura sarà dedicato il terzo anno dell’Agorà dei giovani italiani cui stiamo già lavo­rando. E poi va spronato l’atteggia­mento missionario: anche tra molti di coloro che vivono la loro fede in modo sereno manca la spinta a «contagiare» i propri amici magari a scuola. Molti pensano alla fede come a un fatto pri­vato: anche questa Gmg ha dimostra­to che non può essere così e che anche noi educatori dobbiamo raggiungere i giovani là dove essi vivono. In altre pa­role dobbiamo rispondere a quell’i­stanza educativa di cui Bene­detto XVI ha parlato più volte ultimamente.

Cosa hanno ricevuto in dono dall’Australia i giovani italia­ni?

Il primo dono è stato quello di poter essere qui, all’altro capo del mondo. Certo non sono mancati i momenti di fatica o disagio; d’altra parte è stata la Gmg più lonta­na per noi finora, ma anche in queste situazioni ci è stata data la possibilità di metterci alla prova e di crescere. E poi ci ha colpito la capacità di supera­re lo scetticismo iniziale e di reagire in modo positivo dopo aver saputo rico­noscere il bene sui volti dei pellegrini dalla Gmg. Non va dimenticato l’enor­me sforzo logistico di chi ci ha ospita­to: un impegno tecnico che ha contri­buito a migliorare anche la spiritualità nella partecipazione alla Gmg.

Che ruolo hanno avuto i media catto­lici nell’avventura di questa Gmg?

Importante, un ruolo che i ragazzi han­no riconosciuto e che può crescere an­cora anche nella loro quotidianità. Toc­ca agli educatori dare loro gli strumenti per avvicinarsi e fruire di que­sti strumenti preziosi.

Ora si guarda avanti: cosa ci aspetta per il terzo anno del­l’Agorà?

Come detto sarà dedicato alla cultura e si concluderà con gli eventi nelle diocesi del 30 e 31 maggio 2009. Tra gli strumen­ti cui stiamo lavorando ci sono anche cinque laboratori su diversi temi – dal­l’Eucaristia domenicale alla vita inte­riore, dai mass media al lavoro e all’e­migrazione. Sullo sfondo terremo due cose: l’impegno a far crescere l’eccle­sialità nella nostra pastorale e le paro­le del Papa che ha indicato i giovani co­me protagonisti di una nuova era, quel­Don la della «civiltà dell’amore».

© Copyright Avvenire, 25 luglio 2008

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