25 luglio 2008

Il primo reality? Il Concilio Vaticano (Galeazzi)


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UNA MOSTRA CON I DOCUMENTI DELLE TECHE RAI

Il primo reality? Il Concilio Vaticano

In tv il confronto fra i vescovi divenne pubblico

GIACOMO GALEAZZI

ROMA

Non più solo Papa e Vaticano, ma Chiesa nella sua pluralità e coralità. Tra decine di pannelli, clips, proiezioni e reperti, la rassegna-percorso della fondazione Giovanni XXIII documenta, per la prima volta, la «tele-rivoluzione» del Concilio. «La Rai degli Anni Sessanta è la monopolista mondiale dell’informazione religiosa, l’unica a raccontare per immagini la cattolicità della Chiesa - spiega lo storico del cristianesimo Alberto Melloni, curatore de “Il Concilio in mostra”, aperta fino al 24 agosto a Palazzo Incontro -. Pio XII aveva molto usato la radio, il cinema e la tv, ma la novità del Vaticano II è svelare, attraverso i mass media, il cattolicesimo nella sua vastità». Vescovi e cardinali erano abituati a misurarsi ciascuno con il Pontefice, ma non a dar voce pubblicamente a tensioni nella gerarchia ecclesiastica. Gli spezzoni d’epoca, invece, fotografano in modo dirompente la dialettica tra innovatori e tradizionalisti, soprattutto la rubrica quotidiana Diario di Luca Di Schiena, i dossier di Giuseppe Alberigo e Paolo Prodi, l’intervista del ‘64 in cui padre Tucci, alla fine del terzo periodo del Concilio (quello burrascoso delle modifiche all’ecumenismo e della libertà religiosa) offre alle telecamere un bilancio schietto delle dispute nella sessione. «I padri conciliari presentano la conflittualità come una dimensione di ricerca e non di indecenza - evidenzia Melloni -. Intanto l’Italia scopriva le facce e le voce di teologi guardati con sospetto come Yves Congar, Jean Daniélou e Henri de Lubac».

Insomma, la tv diventa caleidoscopio dei Sacri Palazzi e offre un’insolita ribalta alle differenti linee di pensiero, alle idee fresche di giovani teologi come Joseph Ratzinger, ai contributi originali degli episcopati nazionali, alle colonne delle commissioni come l’arcivescovo Frings. E i porporati del Sacro Collegio, fino ad allora solo elettori del Papa, vengono finalmente messi in condizione di esprimersi su grandi temi come la pace e il dialogo interreligioso.

«Le fonti Rai testimoniano fedelmente la principale caratteristica del Vaticano II: la grande coralità di riforme e aggiornamento - precisa Melloni -. L’apertura del Concilio, l’11 ottobre ‘62, è la prima mondovisione della Rai e spalanca le porte a un radicale cambio del linguaggio tv». Dagli schermi, infatti, affiora la comprensione forte della dimensione liturgica e spirituale del Vaticano II come dato essenziale della Chiesa rispetto all’età di Pio XII, quando predominavano l’elemento politico e quello veritativo. La distanza tra il «Pastor Angelicus» del ‘42 (monumentale filmografia pacelliana della funzione papale attraverso la cifra del potere) e il «tele-dibattito» conciliare è abissale.
Nei filmati delle teche Rai, dal 1959 al 1965, la rappresentazione corale prende il posto della gigantesca figura papale. «Chiesa e mezzi di comunicazione si fronteggiano ancora con il candore della sperimentazione», osserva il curatore dell’esposizione videostorica, realizzata sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica. Il visitatore, attraverso le suggestioni di interviste, programmi e servizi d’autore, ripercorre le fasi e le tensioni della riforma della Chiesa. «Quello convocato da Giovanni XXIII e concluso da Paolo VI è il primo Concilio dell’età della tv - sottolinea Meloni -. In quegli anni la Rai diventa la memoria televisiva del “balzo innanzi” della cattolicità e riesce a spiegare il Vaticano II all’Italia e ai vescovi con una puntualità che la rende fonte storica».

A PALAZZO INCONTRO

Una rivoluzione per immagini

L’esposizione «Il concilio in mostra» si svolge al Palazzo Incontro, in via dei Prefetti 22, a Roma. Curata da Alberto Melloni per la Fondazione Scienze Religiose Giovanni XXIII. propone documenti e fonti delle Teche Rai sul Concilio Vaticano II. Sarà aperta fino al 24 agosto ed è stata realizzata in collaborazione con la Provincia di Roma. Il visitatore, attraverso le suggestioni di interviste, programmi e servizi tv dell’epoca, ripercorre le fasi e le tensioni di quel momento cruciale della riforma della Chiesa, che si aprì l’ 11 ottobre del 1962. A volerlo fu Papa Giovanni XXIII, a condurlo in porto Paolo VI.

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1 commento:

brustef1 ha detto...

Il solito, noioso attacco melloniano a Pio XII: Pastor Angelicus avrebbe descritto "la funzione papale attraverso la cifra del potere", mentre il tele-dibattito conciliare sarebbe stato una novità esaltante. Insomma, il Vaticanno II ridotto a una tribuna politica in sindacal-clericalese. Che squallore! Ma si rende conto, l'insigne scolastico bolognese, che quel che lui esalta -ancora!- come novità è proprio ciò che ha omologato e snaturato il linguaggio della Chiesa? La prossima volta si occupi di una mostra di arredi liturgici in plastica, neon e lurex insieme a mons. Marini (Piero)