23 luglio 2008

Sydney 2008, il giorno dopo. Gerard Henderson: "Sconfitto lo scetticismo intellettuale che non riesce vedere oltre i propri o­rizzonti" (Scavo)


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IL GIORNO DOPO

DAL NOSTRO INVIATO A SYDNEY

NELLO SCAVO

Sconfitto lo scetticismo intellettuale

Nelle edicole di Sydney, Avvenire accanto alle più note testate della stampa australiana

«È la solita storia: gli intellettuali australiani pensano di cono­scere la società in cui vivono, invece ne sanno talmente poco da avere sbagliato tutte le previsioni sulla Giornata della gioventù».

Gerard Henderson è il di­rettore esecutivo del Sydney Institute, uno dei più influenti e rispettati 'pensatoi' del Paese, di tendenza liberale. I suoi interven­ti sono in genere ascoltati – e temuti – dai palazzi che contano. Se vivesse in Italia gli darebbero dell’ateo devoto, ma qui certe o­riginalità linguistiche nostrane non sono di moda.

Sta di fatto che all’immediata vigilia della Gmg, l’agnostico Henderson ha scritto sul­l’autorevole Sydney Morning Herald che l’at­teggiamento anticattolico e 'no-Pope' di una parte degli intellettuali e di alcuni mo­vimenti culturali australiani altro non è che una forma di «nuovo settarismo».

Perché?

Vi è una parte di intellettuali, giornalisti, e­sponenti dei movimenti culturali e politici che non riescono a vedere oltre i propri o­rizzonti. La Gmg l’ha dimostrato una volta di più, e in qualche misura per i suoi de­trattori è stata una Waterloo.
Sono andati a­vanti per settimane e mesi da una parte an­nunciando che i pellegrini avrebbero mes­so in ginocchio Sydney, dall’altro preve­dendo un flop dell’incontro mondiale. In­vece abbiamo visto tutti com’è andata.

Forse pensavano che dall’estero, date le di­stanze e i costi del viaggio, sarebbero arri­vati pochi giovani?

Non è oltremare che guardavano, ma den­tro casa nostra. Dimostrando di non cono­scere il loro stesso Paese, pensavano che il sentimento religioso fosse relegato in am­biti ristretti e che le comunità delle altre con­fessioni cristiane e delle altre religioni po­tessero boicottare l’appuntamento. Al con­trario i protestanti, cosa impensabile pochi anni fa, si sono spesi per favorire l’acco­glienza e il dialogo con i giovani pellegrini e con la Chiesa cattolica. Lo stesso hanno fatto ebrei e islamici. Il quotidiano The Age
aveva perfino pubblicato un editoriale con il quale venivano derisi il Papa, il cardinale Pell e la Chiesa cattolica.
Ognuno è libero di esprimersi come crede, ma mi domando come mai non lo facciano anche con l’I­slam. Forse perché si ragiona a senso uni­co. Perciò parlo di nuovo settarismo.

La visita del Papa e la Giornata della gio­ventù potrebbero aver risvegliato il senti­mento religioso degli australiani?

In realtà non si può parlare di una rinasci­ta, perché gli australiani hanno un forte at­taccamento alla religione, così come, pur provenendo da origini molto diverse, il no­stro è anche un popolo patriottico. A diffe­renza di Paesi come gli Stati Uniti, questi però sono valori quasi mai espressi in pub­blico. Grazie alla Giornata mondiale dei gio­vani e alla visita del Papa, questo dato è fi­nalmente divenuto 'pubblico', consen­tendo agli stessi cattolici di scoprire che, no­nostante nel Paese rappresentino non più di un quarto della popolazione, sono una comunità molto numerosa, che ha molte cose da dire e da dare al Paese.

Come giudica nel complesso la visita di Be­nedetto XVI e i suoi gesti compiuti nei gior­ni scorsi?

La vicenda degli abusi sessuali è stata a mio avviso enfatizzata ed esagerata dai media e da network come l’Abc (emittente televisi­va privata che ha grande audience nel Pae­se, ndr). Benedetto XVI è venuto in Austra­lia, e ha chiesto scusa qui, con coraggio. Non si è sottratto all’incontro con le vittime e ha indi­cato la strada per affron­tare questi casi senza sconti. Con le sue paro­le e con il suo messaggio ha dimostrato che la Chiesa sta facendo quel­lo che è giusto, e la mag­gioranza degli australiani, compresi i non cattolici, questo l’ha capito. L’opinione pub­blica ha compreso che le critiche al cardi­nale Pell su questo tema sono state ingiu­ste. La partecipazione degli australiani alla Giornata mondiale e l’affetto tributato al Pontefice ne sono la riprova. Personalmen­te ero certo che sarebbe andato tutto per il meglio.

Ci sarà però qualcosa che l’ha sorpresa…

Come in qualsiasi altro Paese, anche in Au­stralia dobbiamo fron­teggiare la tossicodi­pendenza giovanile, l’al­colismo, la devianza. Eppure abbiamo visto migliaia e migliaia di ra­gazzi australiani con­tenti, gioiosi, capaci di riflettere e di ascoltare. Basta andare per strada e sentire la gente: chiunque vorrebbe questi ragazzi come propri figli o nipoti. Sono loro la vera sor­presa australiana.

(G.Gamb.)

© Copyright Avvenire, 23 luglio 2008

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