13 settembre 2008

Il Papa: «Non c'è cultura senza la ricerca di Dio» (Bobbio)


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«Non c'è cultura senza la ricerca di Dio»

Ratzinger agli intellettuali a Parigi: separare scienza e Creatore è una «capitolazione della ragione» L'arbitrio non è libertà, «ma la sua distruzione». Quello dei cristiani «è un Dio che continua a lavorare»

nostro servizio

Alberto Bobbio

Parigi

Parla davanti a 700 intellettuali francesi, davanti agli ex-presidenti Chirac e Giscard D'Estaing.
Parla davanti a quella cultura e a quei politici responsabili di aver bloccato il processo che avrebbe portato alla citazione delle radici cristiane dell'Europa nella Carta costituzionale del Vecchio Continente. Parla sotto le volte magnifiche del «College des Bernardins», gioiello autentico di architettura medioevale, da poco restaurato e restituito allo splendore antico. Parla in un luogo dove i monaci benedettini nel XII secolo elaboravano la cultura e rispondevano alla domanda sulla ricerca di Dio.
Benedetto XVI sa che il suo discorso agli intellettuali è il più atteso da tutta la Francia. C'è una delegazione dei musulmani di Francia, la comunità più grande d'Europa, i funzionari dell'Unesco, che ha sede nella capitale francese. E lui arriva, si siede e dice che cercare Dio è il fondamento di ogni cultura, proprio come hanno fatto quei monaci, qui, oltre otto secoli fa. E avverte che eludere la domanda su Dio, rimuoverla come «non scientifica», è una «capitolazione della ragione», che risulterebbe «fatale» per la cultura europea e favorirebbe «inevitabilmente» il «fanatismo» da un lato e «l'arbitrio» soggettivista dall'altro.
L'analisi di Ratzinger, in una grande lezione magistrale, che ricorda quella pronunciata esattamente due anni fa a Ratisbona, è drammatica, quando denuncia il rischio di un «tracollo dell'umanesimo», con «gravi conseguenze». Ripete: «Ciò che ha fondato la cultura dell'Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarlo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura».
Lo ha scritto per intero da solo in tedesco questo discorso che spiega, in sostanza, il ruolo della ragione e quello della cultura.

Gioca su due termini e due concetti: la parola della cultura e la Parola, maiuscola, della Scrittura. Dice che «la ragione» e «l'erudizione» servono all'uomo per imparare a «percepire in mezzo alle parole, la Parola».

Questo hanno fatto schiere di monaci medievali e qui ci sono le radici della cultura europea, perché Dio parla agli uomini attraverso «le parole umane» e «la storia», perché le Scritture hanno bisogno di una «comunità» per diventare vive e creare storia e rinnovarsi.
Ecco il motivo, spiega il Papa, per cui la Bibbia «è una sfida sempre nuova per ogni generazione» ed esclude «per sua natura tutto ciò che oggi viene chiamato fondamentalismo». Esattamente come ha invitato a fare Paolo con la raccomandazione di trascendere la lettera, quando nella seconda Lettera ai Corinzi – cita il Papa – spiegava che «la lettera uccide, lo Spirito dà vita».
Ma Ratzinger mette in guardia anche da una lettura relativista, quella che coglie delle Scritture solo ciò che piace al momento e sulla base della propria predisposizione d'animo. È la libertà, avverte, che va analizzata. Cos'è la libertà? Mancanza di ogni legame? Arbitrio, per cui ognuno fa e interpreta come vuole? No, risponde Ratzinger, quella non è libertà, ma «la sua distruzione», la fine insomma di quella cultura europea costruita con la pazienza per la ricerca di Dio da parte del monachesimo.

Il ragionamento del Papa non è tuttavia finito. Lui non si accontenta di una critica al relativismo. E si mette a spiegare che Dio è quello dei cristiani, un Dio che non accetta di essere tirato per la giacca dai campioni del soggettivismo, né da quelli del fondamentalismo. E qui sorprende, perché racconta di un «Dio che lavora» e lo ripete due volte: «Dio lavora».

È una immagine bellissima, che Ratzinger ancora una volta lega al monachesimo. I monaci avevano capito che bisogna pregare («ora») e lavorare («labora»), perché Dio continua attraverso di noi, la sua creazione.

Il Dio dei cristiani, ha esclamato ieri il Papa, «continua a lavorare nella e sulla storia degli uomini». È un Dio diverso da tutti gli altri, perché si è, «per così dire, sporcato le mani con la creazione della materia». E non ha ancora finito, ma ha bisogno oggi delle mani dell'uomo, che è suo principale collaboratore. Eppure, avverte il Papa, l'uomo non deve mai sbagliare la misura del suo ruolo, perché quando egli tenta di sostituirsi a Dio, quando crede di potersi sostituire al creatore della materia, la «formazione del mondo può facilmente trasformarsi nella sua distruzione».

© Copyright Eco di Bergamo, 13 settembre 2008

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sul sito della santa sede quando si decideranmno di inserire i discorsi del papa? C'è solo il primo per di più in francese... Chissà quanti vorranno leggere il discorso del college de bernardins...

Marco

euge ha detto...

Cara Raffaella, molte saranno le riflessioni che sperò saranno ispirate da quel meraviglioso e profondo discorso di ieri sera. Ma, in questo momento appena conclusa la celebrazione di questa mattina, ho il cuore pieno di emozione per le parole bellissime dell'omelia e per il grandissimo e coloroso affetto che i giovani francesi per primi e tutto il popolo francese ha riservato al Successore di Pietro!
Immagino vagamente cosa e quanta gente sarà in attesa a Lourdes per l'arrivo di Sua Santità; mi dispiace soltanto di non poter seguire questa sera come vorrei, questo avvenimento che definirei importante per tutti noi. Sarà sicuramente un esperienza indimenticabile per tutti coloro che avranno la grazia di parteciparvi.

euge ha detto...

Purtroppo caro Marco non sò il perchè ma, gli aggiornamenti sono sempre lenti sul sito della santa Sede. Speriamo si rendano conto che il discorso di ieri è talmente profondo che in molti si vorranno cimentare e riflettere.

Anonimo ha detto...

Cara Raffaela,
il testo pronunciato dal Papa al Collège des Bernardins è disponibile sul sito di Magister.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/
Ciao
Alessia