13 settembre 2008

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Tra laicità e religione il "professor" Ratzinger vince la sfida francese

Davanti agli intellettuali difende le radici cristiane

Francia laica e Chiesa cattolica uniti dal richiamo alla medesima identità culturale
Il presidente ha rilanciato la sua idea di una "laicità positiva", aperta al dialogo


BERNARDO VALLI

È difficile immaginare due personaggi più diversi. Il Nicolas Sarkozy, che insieme a Carla, la terza moglie, ha accolto ieri mattina l´austero e in apparenza timido Joseph Ratzinger, non può certo essere presentato come un modello del «buon cristiano», stando ai canoni della Chiesa.
Né la fede sembra essere la molla principale dell´intensa azione politica che fa di lui un campione del decisionismo.
Né si ha l´impressione che essa lo guidi nella vita privata, cosi come questa viene da lui stesso esibita. Ed è il parere dei molti cattolici che in seguito alle vicende sentimentali del presidente, e all´agitato, pubblicizzato ultimo divorzio, gli avrebbero negato i consensi facendolo crollare nei sondaggi.
E´ vero, capita a volte a Nicolas Sarkozy di entrare nelle chiese, e non soltanto per un funerale o per una ricorrenza. Lui stesso dice però che si tratta di «gesti culturali, identitari». Sono visite che accendono i ricordi. Sono richiami della tradizione. Sono momenti in cui si precisano nella sua memoria le radici cristiane della Francia e dell´Europa.
E´ proprio questo che consente a due personaggi tanto diversi di «conciliare» la Francia laica e la Chiesa cattolica. Il Pontefice romano, colto e conservatore, e il Presidente francese, amante dei riflettori e solerte nel predicare che «bisogna amare il denaro», hanno in comune la ferma convinzione che le radici dell´Occidente sono cristiane, e che la laicità, cosi come a volte si esprime, è la negazione di una verità storica, dimostrata dalla religione. Il tema principale della visita papale a Parigi è l´esaltazione di quella comune convinzione. La tappa è solenne e politica. Poi ci sarà la visita a Lourdes, dove prevarrà infine la pietà.
La conciliazione, all´ombra di Notre Dame, non viene concretizzata in un trattato, né in un accordo teso a modificare l´impronta laica della République. L´impronta è rappresentata da una legge - dogma vecchia di un secolo. La quale sancisce dal 1905 la separazione tra lo Stato e la Chiesa. Soltanto il regime del maresciallo Pétain, durante l´occupazione tedesca osò disconoscerla. Prima di Nicolas Sarkozy, tra i dirigenti politici democratici, nessuno aveva tentato di rimettere in discussione il difficile equilibro basato su quella legge - dogma, depositaria dell´ideale repubblicano francese. Neppure Sarkozy vuole modificarla. Forse ne ha avuto la tentazione. Ma poi vi ha rinunciato. Essa è stata del resto ammorbidita nella pratica, attraverso i decenni, sino a rendere quasi esemplare la separazione tra Stato e Chiesa.
Sarkozy cerca adesso di imporre una nuova lettura, ancora più aperta, meno vincolante, di quel dogma repubblicano. Invita a una interpretazione che escluda una laicità militante, il cui obiettivo è di tenere lontano dallo spazio pubblico la Chiesa cattolica, e tutte le altre religioni. Per Sarkozy quella del 1905 non è una legge di proibizione ma di separazione. Ed egli vuole attenuare la separazione tra temporale e spirituale. Avendo una concezione utilitaria (bonapartista) della religione, pensa che essa possa contribuire alla coesione sociale. Non a caso è un fervido ammiratore degli Stati Uniti dove la religione è presente nella vita politica.
Quando Nicolas Sarkozy ha lanciato l´anno scorso, col suo discorso in San Giovanni in Laterano, l´idea di una « laicità positiva», la collera dei difensori della laicità è subito esplosa. Ma al tempo stesso per la Chiesa si sono aperti nuovi orizzonti nella Francia, che pur restando figlia primogenita, è un paese in cui soltanto il 5 per cento di coloro che si dichiarano cattolici assistono alla messa almeno una volta al mese, e dove le parrocchie sono tenute spesso da preti provenienti da Paesi emergenti, in cui un tempo andavano i missionari francesi. La visita a Parigi di Benedetto XVI ha come tema centrale quella «laicità positiva» che appare appunto come una conciliazione. Adesso la gerarchia ecclesiastica aspetta dei risultati concreti.
Subito, con lo stile diretto che lo distingue, il presidente francese ha affrontato l´argomento accogliendo il Papa nel Palazzo dell´Eliseo. E non ha deluso l´ospite. Privarsi della religione, ha scandito, «sarebbe una follia». Sarebbe un errore culturale. Per questo egli lancia un appello alla «laicità positiva», ossia al dialogo con le religioni, con tutte quelle presenti in Francia; in particolare con quella cristiana, con la quale la Francia e l´Occidente condividono una lunga storia; e che rappresenta un patrimonio vivente di riflessione, non soltanto su Dio, ma anche sull´uomo, sulla società, e su quel problema essenziale che è la difesa dell´ambiente. Benedetto XVI ha risposto sottolineando «l´insostituibile funzione della religione» nella formazione delle coscienze e del contributo che essa può dare, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consenso etico fondamentale nella società. Da qui la necessità di una nuova riflessione sul vero senso e sull´importanza della laicità.
Ma è più tardi, nello splendido Collegio dei Bernardini rinnovato, nel cuore di Parigi, che il Papa ha affrontato l´argomento da erudito. Joseph Ratzinger è ritornato professore davanti a settecento intellettuali, ossia davanti a un´élite della società francese, in cui insieme a scrittori, filosofi, docenti universitari, politici c´erano anche due ex presidenti (Giscard e Chirac). Con un linguaggio denso, preciso, tra l´accademico e il discorsivo, ha descritto come negli antichi monasteri, cercando Dio, i monaci abbiano conservato e fatto progredire la cultura. La parola, la musica e il principio del lavoro. Ossia le basi della civiltà occidentale. «Se la cultura europea d´oggi comprendesse ormai la libertà come l´assenza totale di legami sarebbe fatale». La tensione esistente tra i due estremi, l´arbitrario soggettivo e il fondamentalismo fanatico, si propone di nuovo come una sfida alla nostra generazione. I legami, ossia la religione, possono ristabilire un equilibrio.

Il pontefice erudito non ha deluso i settecento intellettuali. Forse non li ha del tutto convinti, ma ha suscitato la loro ammirazione con la sua elegante dimostrazione delle radici cristiane, dalle quali l´Occidente, e la Francia laica, ancora abbracciata all´Illuminismo (alla ragione senza fede), non si devono staccare.

© Copyright Repubblica, 13 settembre 2008 consultabile online anche qui.

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