13 settembre 2008

Il Papa in Francia tra fede e ragione cultura e laicità (De Carli)


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Il Papa in Francia tra fede e ragione cultura e laicità

Giuseppe De Carli

Cultura e laicità. Fede e ragione. L'identità cristiana dell'Europa e il fondamentalismo. È una giornata ricca di temi quella di Papa Benedetto XVI in Francia. La sua meta è Lourdes per i 150 anni delle apparizioni della Vergine alla piccola Bernadette Soubirous.

Ma non ha resistito, Joseph Ratzinger, al richiamo della «ville lumière», la grande Parigi, uno dei cuori pulsanti dell'Europa.
Come per gli Stati Uniti, Benedetto XVI ha verso la Francia un trasporto che non è solo intellettuale, è affettivo e spirituale. Soprattutto, Papa Ratzinger non ha resistito al pressante invito del presidente Nicolas Sarkozy che, in Europa, forse o senza forse, è il presidente-intellettuale più vicino al Papa bavarese. È stato infatti Sarkozy, nella cerimonia di canonicato nove mesi fa in San Giovanni in Laterano a Roma, ad affermare che la grandezza della Francia dipende dalla sua vocazione cristiana.
Quel discorso è risuonato nei Palazzi Apostolici con una eco particolare.
Nella Francia laica, agnostica, multiculturale e interconfessionale c'è un potente alleato del Papa di Roma: sta all'Eliseo e si inserisce nel dibattito nazionale come un «cardinale laico» di Santa Romana Chiesa che cerca di convincere i suoi compatrioti a riprendere in mano la fila della ragione e di una «laicità aperta e positiva».
Si sente che il presidente (il discorso di ieri all'Eliseo è emblematico) condivide pienamente i motivi di preoccupazione del Papa bavarese. Ne è un istintivo e appassionato estimatore. La prima giornata in Francia registra perciò il rafforzarsi del «feeling» fra il Capo dello Stato e il Vescovo d Roma.
L'accoglienza è sobria, solenne ed essenziale. Sobria e castigata, perfetta nel ruolo di «prima signora di Francia», la consorte di Sarkozy. Carla Bruni si presenta con un semplice ed elegante tailleur grigio. I lunghi capelli neri raccolti a coda di cavallo; inchini e poche, pochissime parole scambiate col seguito papale.
La Francia è una tappa fondamentale. Attualmente detiene il semestre di presidenza dell'Unione Europea e si è impegnata in una strenua difesa dei diritti umani fondamentali, a cominciare dalla libertà religiosa e non è stata in silenzio, nelle settimane scorse, di fronte agli episodi di brutale violenza perpetrati contro i monaci tibetani o contro i cristiani in alcune regioni dell'India. Inoltre, siamo a due anni ormai dal discorso di Papa Benedetto XVI a Ratisbona. Un'occasione, dunque, per riprendere le fila. Affermare alcuni principi e presentare l'identikit di una religione ragionevole, spendibile nella Storia per l'oggi e per il futuro dell'umanità.
Per affermare che la laicita non è contro la fede. Infine, Ratzinger si sente legato a Parigi. Legami culturali e affinità elettive. «Amo la Francia - dice ai giornalisti sull'aereo che lo porta nella capitale -, perché amo le sue grandi cattedrali. La letteratura, l'arte, la teologia monastica. Sant'Ireneo di Lione e San Bonaventura. Amo - continua Benedetto XVI - i teologi francesi del XX secolo: De Lubac, Danielou, Congar, Etienne Gilson. Amo Paul Claudel e Bernanos».
A Parigi, questa mattina, il Papa farà una breve visita all'Insititut de France e all'Accademia delle Scienze morali e politiche. Scoprirà una targa dove si ricorda che nel 1992 il Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, Cardinale Joseph Ratzinger, è annoverato fra i suoi membri illustri. Ratzinger succeduto al Premio Nobel per la Pace russo Andrej Sakharov. Benedetto XVI è perciò il primo Papa fra gli «immortali» di Francia. «I giovani sono la mia preoccupazione più grande» afferma il Papa nel Salone della Feste dell'Eliseo. I giovani cui il mondo di oggi «offre poche aspirazioni spirituali e poche certezze materiali». Poi il divario crescente fra ricchi e poveri e ancora l'ecosistema messo in crisi da livelli di vita poco compatibili con la salvaguardia del creato.
Infine, secondo il Papa, c'è la «funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze e del contributo che essa puo' apportare alla creazione di un consenso etico di fondo nella società».

Nel pomeriggio molto atteso il discorso agli uomini e donne della cultura, scienza ed arte nel College des Bernardins. Il Papa inaugura il corso di studi superiori voluto dal non ancora dimenticato Jean Marie Lustiger, arcivescovo di Parigi, scomparso recentemente. Un corso di studi improntato alla ricerca e di carattere prettamente laico.

E il pensiero corre all'Università «La Sapienza». A Roma viene impedito di parlare al Papa nell'Università fondata da un suo predecessore, a Parigi, di contro, accade esattamente il contrario. E si concede al Papa, nel tempio della cultura laica, di potersi liberamente esprimere.

Fra gli invitati anche gli ex-presidenti Giscard d'Estaing e Chirac. La relazione di Ratzinger è dottissima: origini della teologia occidentale e delle radici della cultura europea. Lo spunto è il monachesimo, la mistica medievale, il «quaerere Deum», il cercare Dio, l'amore verso la parola, la liturgia, il canto gregoriano. La distinzione fra la letteralità del testo sacro e la sua interpretazione o trascendimento. È questa distinzione che impedirà, di fatto, al cristianesimo di cadere nelle spire del fondamentalismo. La fede cristiana ha però necessità di rendersi comunicabile agli altri. Benedetto XVI pesca nelle lettere di San Paolo, si ispira alla ricerca di un Dio che non deve rimanere ignoto.
«Per molti Dio - osserva il Papa - è diventato il grande Sconosciuto. Una cultura meramente positivista che rimuovesse nel campo soggettivo come non scientifica la domanda circa Dio, sarebbe la capitolazione della ragione, la rinuncia alle sue possibilità più alte e quindi un tracollo dell'umanesimo. Ciò che ha fondato la cultura dell'Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarlo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura».
È su questo versante, della conoscenza di Dio, che si gioca la partita più importante. È la domanda ineludibile per un'Europa in crisi e con una identità annacquata. «Un Dio soltanto pensato e inventato - scolpisce Josph Ratzinger - non è un Dio».

© Copyright Il Tempo, 13 settembre 2008 consultabile online anche qui.

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