13 settembre 2008
Tra il Papa e Sarkozy clima da "santa alleanza". Gli strappi al protocollo del Presidente francese (Tornielli)
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Ma i siti web dei quotidiani italiani sono in panne?
Il Papa: "Sarebbe fatale, se la cultura europea di oggi potesse comprendere la libertà ormai solo come la mancanza totale di legami e con ciò favorisse inevitabilmente il fanatismo e l’arbitrio. Mancanza di legame e arbitrio non sono la libertà, ma la sua distruzione"(Discorso in occasione dell'incontro con il mondo della cultura al Collège des Bernardins di Parigi, 12 settembre 2008)
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Tra il Papa e Sarkozy clima da santa alleanza
di Andrea Tornielli
nostro inviato a Parigi
Tra il Papa intellettuale che predica una fede amica della ragione, e il presidente che considera le religioni una risorsa e non una minaccia alla laicità dello Stato, ieri a Parigi è stata siglata una «santa alleanza».
Benedetto XVI, accolto trionfalmente all’Eliseo ma anche dalla folla per le vie del centro della capitale, nel primo giorno del suo viaggio in Francia ha offerto una grande apertura di credito a Nicolas Sarkozy, che lo ha accolto con tutti gli onori.
Il presidente ha detto che privarsi dell’apporto delle religioni «sarebbe una follia», un «errore nei confronti della cultura e del pensiero».
«È legittimo per la democrazia e rispettoso della laicità – ha rivendicato Sarkò – dialogare con le religioni. Le religioni, e in particolare la religione cristiana con la quale condividiamo una lunga storia, sono patrimoni viventi di riflessione e di pensiero, non soltanto su Dio, ma anche sull’uomo, sulla società» come sulla «preoccupazione oggi centrale che è la difesa dell’ambiente». Sarkò insiste su un concetto di «laicità positiva», di «laicità aperta», come «invito al dialogo, alla tolleranza e al rispetto» sottolineando il contributo importante delle religioni «al dibattito pubblico». Un discorso coraggioso, che provoca un’immediata presa di distanze da parte del Partito socialista e dalle associazioni familiari laiche.
Il Papa, prendendo la parola subito dopo, si pone sulla stessa lunghezza d’onda.
Spiega come sia «fondamentale da una parte insistere sulla distinzione tra l’ambito politico e quello religioso» ma anche sulla «funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze e del contributo che essa può apportare, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consenso etico di fondo nella società». Poi declina alcune preoccupazioni, a partire dalla condizione dei giovani che hanno bisogno «di un solido quadro educativo», accenna alla situazione sociale del mondo occidentale, «segnata purtroppo da una tacita progressione della distanza tra ricchi e poveri», chiede «soluzioni giuste», torna a parlare della salvaguardia del creato da rispettare e proteggere. E conclude il suo discorso esaltando il ruolo che la Francia, con la sua millenaria storia cristiana, può svolgere in Europa, in questo difficile momento di presidenza dell’Unione: «Quando il cittadino europeo vedrà e sperimenterà personalmente che i diritti inalienabili della persona umana, dal concepimento fino alla morte naturale, come anche quelli relativi all’educazione libera, alla vita familiare, al lavoro, senza naturalmente dimenticare i diritti religiosi», allora «comprenderà pienamente la grandezza dell’edificio dell’Unione e ne diverrà un effettivo artefice».
Nel pomeriggio l’appuntamento centrale è con il mondo della cultura, al Collège de Bernardins.
Ratzinger svolge una lezione sulla nascita della teologia occidentale e sulle radici cristiane dell’Europa che riecheggia quella su fede e ragione pronunciata a Ratisbona, presentando i due rischi presenti oggi: quello «dell’arbitrio soggettivo, da una parte, e del fanatismo fondamentalista, dall’altra». Sarebbe «fatale», spiega, se la cultura europea di oggi «potesse comprendere la libertà ormai solo come la mancanza totale di legami e con ciò favorisse inevitabilmente il fanatismo e l’arbitrio. Mancanza di legame e arbitrio non sono la libertà, ma la sua distruzione». E conclude dicendo che «una cultura meramente positivista che rimuovesse nel campo soggettivo come non scientifica la domanda circa Dio, sarebbe la capitolazione della ragione».
In serata, i vespri a Notre Dame e l’abbraccio con i giovani.
Sull’aereo, il Papa aveva risposto a una domanda sul motu proprio con cui nel 2007 ha liberalizzato l’antica messa in latino, definendolo un atto di «tolleranza e di amore» verso i fedeli attaccati a quella liturgia e negando passi indietro rispetto al Concilio.
© Copyright Il Giornale, 13 settembre 2008 consultabile online anche qui.
Strappo al protocollo: e Nicolas piomba all’aeroporto con Carla
di Redazione
Nostro inviato a Parigi
Quando il Papa scende la scaletta dell’Airbus Alitalia che lo ha portato a Parigi, ad attenderlo accanto al presidente Sarkozy, che facendo uno strappo al protocollo ha voluto essere personalmente presente all’aeroporto di Orly, c’è anche lei, l’elegante Carla Bruni, perfetta nel suo nuovo ruolo.
È vestita con un tailleur grigio, ha i capelli raccolti a coda di cavallo e le scarpe senza tacchi. Si avvicina al Papa ma non troppo, porgendogli a distanza la mano e accennando a un piccolo inchino con la testa. Poi, mentre un breve quanto fastidioso acquazzone rovinava in parte la cerimonia degli anni, l’ex top model divenuta «première dame» ha fatto un passo indietro come previsto dal protocollo.
Clima disteso, amichevole, volti sorridenti e soddisfatti: nella laicissima Francia si respira un clima nuovo e il Papa lo sa. Meno di un’ora dopo, l’accoglienza ufficiale avviene all’Eliseo, con il cerimoniale di Stato. Sarkò a Carla hanno accolto l’auto del Pontefice nel cortile interno del palazzo con i plotoni in alta uniforme. Poi l’incontro privato tra Ratzinger e il presidente, durato venticinque minuti, prima dei due discorsi ufficiali. Nel salone delle Feste tutto stucchi e imponenti lampadari di cristallo, tra le sedie occupate dalle autorità dello Stato e dalle rappresentanze religiose, si sono visti altri parenti di Sarkò: il figlio Jean, dall’inconfondibile chioma bionda, il fratello Pierre, la mamma e la suocera.
Proprio quest’ultima, la signora Marisa, era stata involontaria protagonista di un piccolo incidente diplomatico lo scorso dicembre, quando Sarkozy si era recato in visita in Vaticano ed era intenzionato a includere anche la futura suocera nella delegazione di Stato che lo avrebbe accompagnato nei sacri palazzi. La Santa Sede, vedendo il nome della mamma di Carla Bruni nell’elenco degli accompagnatori del presidente, aveva fatto notare l’inopportunità della sua presenza. E così la signora Marisa era rimasta in albergo. Ora la situazione è cambiata, Carla è la moglie di Sarkò ed è lei stessa ad accogliere il Papa e a salutarlo dopo i discorsi e ancora una volta prima che lasci l’Eliseo.
Dopo l’incontro privato e prima dei discorsi ufficiali, che hanno segnato un’importante sintonia tra il «Papa della ragione» e il presidente che vuole incarnare una «laicità positiva», c’è stato il tradizionale scambio di doni.
Nicolas Sarkozy ha regalato al Papa un’edizione originale di Pascal, una litografia di Mozart e una medaglia commemorativa. Benedetto XVI ha regalato agli inquilini dell’Eliseo una incisione originale all’acquaforte di Piranesi, raffigurante una veduta della piazza e della basilica di San Giovanni in Laterano, della quale il presidente francese è canonico. Finito l’incontro, un Ratzinger più sorridente che mai ha lasciato il palazzo presidenziale, mentre gli invitati, sciolta ogni tensione, si lanciavano verso il ricco buffet offerto dal presidente.
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2 commenti:
Buon giorno a voi, un grosso grazie a Raffaella, poichè nel blog sono già i rete tutti i discorsi e le omelie. Andando nell'ordine, ho appena letto il discorso di Sarkozy all'Eliseo, di alto livello (penso a quelli di certi nostri politici al Papa). Mi hanno colpito le parole chirisime sulle radici cristiane dlle Francia. Sulla bioetica forse poteva spendere qualche parola di più. Il concetto di "laicità positiva" lo trovo uno spunto interessante, una buona base di confronto. Scusate se torno sulla polemica, ma non posso fare a meno di pensare che il discorso di sarkozy sia stata anche una bella lezione per il nostro Paese, in relazione all'indegna kermesse della Sapienza (vero, Dr. Scalfari, a proposito della "inoppportunità dell'invitare il papa all'inaugurazione nell'Anno Accademico, da Lei sostenuta?)
Ciao Carla, io non ho nessun merito.
Dobbiamo ringraziare con tutto il cuore Zenit per il grande lavoro che ha fatto ieri :-)
R.
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