15 marzo 2007
Aggiornamento: accanimento mediatico contro Papa Ratzinger?
Oserei dire la la domanda sorge spontanea dopo aver letto i quotidiani di ieri.
In questo blog non sono stati riportati gli editoriali di "Liberazione", "Manifesto" e "Unità" perche' ritenuti dalla sottoscritta troppo di parte (politica, ovviamente) e per nulla conformi al testo dell'Esortazione Apostolica "Sacramentum Caritatis".
Fortunatamente ci sono giornalisti che hanno capito che certe prese di posizione (di tutti i media, non solo dei tre quotidiani citati) non trovano riscontro nel documento sinodale.
Resta il dilemma: perche' i documenti del Papa vengono letti solo con riferimento all'Italia? Ma siamo sicuri che vengano letti?
Contro natura i titoli sul Papa
di Andrea Tornielli
«No a leggi contro natura», «Vietato votare leggi contro natura», «Il Papa ai politici cattolici: non votate leggi contro natura»... Erano questi i titoli che per tutta la giornata di martedì hanno campeggiato sulle home page nei siti Web dei principali quotidiani e che sono puntualmente finiti nelle pagine di carta dei giornali di ieri. L’ennesima ingerenza, l’intervento a gamba tesa del Papa nella politica italiana, un nuove specifico diktat, che immediatamente interpretato nell’ottica «Dico-centrica» della politica nostrana non ha mancato di sollevare le reazioni d’ordinanza dei difensori della laicità, pronti ad esternare se l’inquilino numero uno del Vaticano dice mezza parola, ma tolleranti, anzi tollerantissimi se il Pontefice viene pesantemente oltraggiato nei variopinti cortei dell’orgoglio gay.
C’è un problema, però. Scorrendo con attenzione le 138 pagine dell’esortazione post-sinodale Sacramentum caritatis quelle parole non si trovano. Provare per credere. Il Papa non le ha mai scritte. Per due giorni si è discusso su un’espressione che Benedetto XVI non ha mai messo nero su bianco. Si è discusso, insomma, sul nulla. Da dove, arrivano, dunque, quelle parole efficacissime per «fare titolo», rilanciate ora senza virgolette (come nel nostro giornale) ora tra virgolette da altri importanti quotidiani, commentate e sezionate negli editoriali? Bastava dare un’occhiata alle agenzie di stampa di martedì per rendersene conto: quella sintesi – una libera interpretazione del pensiero papale – è diventata un titolo. Ed è stata infine consacrata dalle immancabili virgolette che l’hanno falsamente trasformata in un testo papale.
Certo, il Papa ha affermato che ci vuole «coerenza», in particolare da parte di coloro che «devono prendere decisioni a proposito di valori fondamentali, come il rispetto della difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune». Certo, da questo si può dedurre che il Papa, chiedendo coerenza, inviti a non votare determinate leggi. Ma non si può attribuire a Ratzinger ciò che non ha detto. E la natura? Nel documento non si parla di «leggi contro natura» (la parola natura compare 27 volte e soltanto in un caso è legata al tema della politica): dopo aver spiegato che quei valori «non sono negoziabili», il Pontefice dice – in positivo – che i politici cattolici «devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana». Tutto qui. Un intervento tutto sommato blando e per nulla nuovo. Tanto più che proprio su questo tema, un paio di zelanti porporati nel corso del sinodo sull’eucaristia avevano suggerito di non ammettere alla comunione chi vota per candidati abortisti e chi sostiene leggi che equiparano le unioni gay alla famiglia. Benedetto XVI non è sceso in questo terreno (esiste anche una responsabilità pastorale dei vescovi in questo senso) e si è limitato all’appello sopra riportato.
Questo non significa, ovviamente, che Ratzinger sia neanche lontanamente favorevole ai Dico o non ritenga cruciale il prossimo passaggio parlamentare del disegno di legge auspicando di tutto cuore che i cattolici votino contro. Ma perché gettare benzina sul fuoco in un momento in cui la tensione è già altissima?
Il Giornale, 15 marzo 2007
Non vi viene in mente la lectio magistralis di Ratisbona? Non e' forse accaduto lo stesso "incidente"? Non e' forse vero che zelanti giornalisti hanno dato addosso al Papa senza nemmeno avere letto il testo di quel documento?
La storia si ripete e, purtroppo, non insegna nulla!!!
Ed ecco un "caso".
«Il Papa peggio di Pio XII». Ma i teologi criticano Liberazione
Progressisti contro la sinistra. Alberigo: Ratzinger lontano dallo spirito conciliare. Melloni: lui non considera i politici sudditi
ROMA — Papa Ratzinger più retrivo, più aggressivo di Pio XII, papa Pacelli, che governò la Chiesa dal 1939 al 1958? Difficile rispondere, soprattutto se si interrogano studiosi e storici della Chiesa di orientamento progressista. Poco rigoroso paragonare uomini di epoche così diverse. Soprattutto, impossibile stabilire chi dei due papi abbia effettuato più incursioni negli affari italiani, sia stato più autoritario nei rapporti con i fedeli. Per due motivi principali: perché è scomparso un grande tramite tra chiesa e politica, la Democrazia Cristiana e perché il sentimento religioso è meno saldo nei cuori.
La domanda sul papa «più retrivo» se l'è posta Piero Sansonetti, direttore di Liberazione, quotidiano di Rifondazione comunista. Sansonetti ha scritto un lungo pezzo in apertura del suo giornale di ieri sulla Esortazione apostolica di Benedetto XVI dedicata all'eucaristia: «Il capo della chiesa cattolica intima ai suoi deputati di allinearsi, propone a sacerdoti e fedeli canti gregoriani e messa in latino, stabilisce norme sessuali: è una restaurazione che cancella un secolo di storia della chiesa e spinge l'Italia ai margini dell'Occidente». Poi, verso la fine dell'articolo: «Forse neanche Pio XII si era spinto su posizioni così retrive e aggressive».
«Ma sono passati cinquant'anni! dice Giuseppe Alberigo, professore emerito di Storia della chiesa a Bologna e critico delle posizioni dei vescovi sui Dico - Pio XII si confrontò con il cosiddetto partito cattolico, la Dc, che oggi non c'è più. Ci furono anche tensioni tra il papa e quel partito, ma non durante il momento più importante: la redazione della Costituzione». Papa Ratzinger ora parla di "diritti non negoziabili", come la famiglia fondata sul matrimonio o la tutela della vita dal concepimento alla morte... «Dietro - continua Alberigo - ci vedo la grande fatica a seguire il ritmo della cultura contemporanea, ma ci sono milioni di cristiani che contribuiscono a questa cultura». Alberigo si scusa e fa un paragone irriverente: «E' come un bambino che di notte ha paura del baubau, ma non c'è nessun baubau c'è solo il buio». Conclude: «È difficile riscontrare nelle parole di Benedetto XVI una coerenza con i grandi documenti e lo spirito del Concilio Vaticano II».
Differente è il punto di vista di Agostino Giovagnoli, che insegna Storia contemporanea alla Cattolica di Milano e studia la cultura democristiana: «Credo che fra Pio XII e Benedetto XVI ci siano in mezzo il Concilio e la dichiarazione Dignitatis humanae sulla libertà religiosa. La chiesa di Pio XII difendeva i diritti della verità, riteneva che la verità cattolica dovesse essere imposta. Mentre Ratzinger ha sottolineato più volte l'importanza della libertà di coscienza, della verità universale che si raggiunge attraverso la ragione e che non è monopolio della chiesa cattolica».
Va ancora oltre Alberto Melloni, professore di Storia contemporanea a Modena e Reggio, studioso del cristianesimo. Dice che il testo di Ratzinger è «totalmente conciliare»: «Il Papa afferma che il giudice ultimo del politico cattolico è la sua coscienza, che il politico deve lasciarsi interrogare dalla sua coscienza. Una formula che Pio XII non avrebbe concepito. Il suo schema, ai suoi tempi, era quello di "sudditi della chiesa che svolgevano un ministero politico". Teniamo conto che l'Esortazione di Ratzinger si rivolge all'intero mondo cattolico. Quindi, se proprio si vogliono estrarre considerazioni "politiche", si devono legare anche alle elezioni negli Usa e in Francia oltre che al dibattito nella Margherita...».
Franco Garelli, preside di Scienze politiche a Torino e autore de "La Chiesa in Italia" (Il Mulino, 2007) pensa che Joseph Ratzinger, fin da cardinale, ha avuto la preoccupazione «che la Chiesa si smagli di fronte a una società secolarizzata». Il suo quindi è «un documento d'ordine, che ripropone chiodi fermi nei campi della dottrina, della liturgia, dei costumi, dell'identità religiosa». Pio XII viveva in tutt'altra società, «dove l'uniformità culturale e religiosa era notevole». Due mondi diversi per i due papi. Lo ribadisce Paolo Prodi, docente di Storia moderna a Bologna: «Pio XII aveva di fronte una cattolicità solida e nel complesso disciplinata. Benedetto XVI considera che oggi anche il modo di vivere dei cristiani ha mille aspetti e mille facce. Il problema sarà vedere come l'intervento del Papa sarà recepito in un mondo così frammentato».
Luigi Pedrazzi, fondatore del Mulino, ricorda che, regnante Pio XII, «nel 1949 fu decretata la "scomunica per i comunisti". Poi venne Giovanni XXIII e stabilì che i movimenti sono una cosa e le persone un'altra cosa. Giudichiamo gli uomini nel loro tempo».
Il Corriere della sera, 15 marzo 2007
Quante interpretazioni, quante prese di posizione...
Il Prof Alberigo dovrebbe ricordare che, spesso, nel "buio" si nasconde il "mostro" di turno: silenzioso, inesorabile, subdolo, pericoloso.
Spetta alle persone piu' intelligenti scorgerne la presenza e controbattere prima che ci attacchi :-)
Eppure Papa Ratzinger si e' dimostrato estremamente disponibile con il professor Alberigo.
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