2 marzo 2007

Qualcuno inizia a svegliarsi?


Contro la verità «ufficiale»
8 studenti spalancano la porta dell'accademia

Francesco Ognibene

C'è ancora traccia di fame vera di conoscenza tra gli studenti degli atenei italiani: quella fame che non si contenta di nozioni scopo esame, né dello slalom verso il traguardo di una laurea, e neppure di una versione ufficiale delle cose, per quanto autorevole. Lo possiamo chiamare interesse per la realtà "così com'è", guardata negli occhi alzandosi al suo livello con gli strumenti della ragione non ridotta a sistema metrico-decimale. Questa fame, ogni tanto, fa prendere coraggio ai ragazzi e gli fa ritrovare la parola perduta, spingendoli a chiedere qualcosa d'altro a chi sta in cattedra, persino muovendoli a qualche critica se ciò che viene spiegato non convince, non quadra con l'esperienza che ciascuno fa.
A osare tanto sono stati otto studenti di tre facoltà scientifiche di Milano (farmacia, medicina e matematica) che qualche giorno fa, uscendo storditi da un convegno scientifico del loro ateneo sulle cellule embrionali (trattate da alcuni cattedratici intervenuti come materiale biologico sacrificabile per il bene della scienza), non hanno messo la museruola alle obiezioni su quel che avevano appena sentito. E si sono decisi a scrivere una lettera aperta a Elena Cattaneo, la docente protagonista dell'iniziativa accademica, un nome della ricerca in Italia, vicepresidente del Comitato di bioetica e dichiaratamente a favore della sperimentazione sugli embrioni umani. «Il potere e le potenzialità della scienza - hanno scritto - ci appaiono oggi come grandissime evidenze. Ma dentro questa grande avventura di conoscenza, siamo proprio sicuri che il fine giustifichi i mezzi?». E più avanti: «È possibile fare ricerca senza porsi la domanda principale: che cosa ho di fronte? Che cosa è l'embrione? È vita umana?».
Hanno scelto di non tirare a campare per un trenta in più sul libretto infilandosi in tasca queste domande e altre che invece sono lì, sottoposte a tutti - studenti e professori - lungo le due cartelle di una lettera che, debitamente volantinata co n la faccia tosta dei vent'anni, ha fatto il giro dell'università.
Evidentemente non dovevano farlo: quelle domande era inopportuno porle, comunque certo non in quel modo pubblico, non sta bene mettere in piazza i propri dubbi: potevano prendere la parola al convegno - gli hanno suggerito -, dire lì cosa pensavano, nel chiuso dell'aula: poi tutti a casa, e nessuna enfasi a questioni che riguardano chiunque fa ricerca o ambisce un giorno a lavorare per la scienza, e toccano da vicino anche l'opinione pubblica, verso la quale gli scienziati dovrebbero avere una qualche responsabilità.
Invece quegli otto ragazzi - e gli altri duecento che sino a ieri sera avevano sottoscritto la lettera, con non pochi professori - hanno scelto di spalancare la porta e far entrare aria nell'accademia. La destinataria delle domande non ha gradito: e anziché rispondere a chi, disarmato di ogni titolo e potere, le diceva semplicemente «vogliamo essere uomini che non rinunciano a scegliere, usando fino in fondo la propria capacità di giudizio», invece di mostrarsi orgogliosa d'avere forse contribuito a far sbocciare un simile piglio argomentativo, ha dichiarato con tono liquidatorio che «lo scritto degli studenti è così sommario, inaccurato e veicolato con metodi così impropri che non necessita commenti». Non meritano risposta, tornino a chinarsi sui libri che tra poco ci sono gli esami, e lascino perdere. Le domande sull'embrione, carne da laboratorio o vita umana? Le tengano per sé, ne parlino al bar tra di loro, ma ci lascino in pace. La scienza non deve render conto a nessuno, si sappia che lavora per il bene di tutti e dunque non è tenuta a dare spiegazioni pubbliche.
I ragazzi della lettera, è evidente, sono lontani dal considerare qualsiasi dietrofront, e anzi annunciano una più ampia diffusione del testo, a Milano e oltre. È il segnale che sulla frontiera della vita c'è chi ha preso molto sul serio la propria ragione, e la fa lavorare a pieni giri, senza omissioni e timidezze. Stavolta sono gli studenti a far lezione.

Avvenire, 1° marzo 2007

"Sconvolta", oggi, "La Repubblica" pubblica questo articolo pungente:


la polemica su "Avvenire"
"Gli embrioni sono esseri umani" e otto studenti attaccano la Prof

TERESA MONESTIROLI

MILANO - La polemica sul convegno organizzato all´università Statale di Milano sulla ricerca sulle cellule staminali embrionali umane finisce in prima pagina sull´Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana. In un duro editoriale, il giornalista Francesco Ognibene attacca l´ateneo e la professoressa Elena Cattaneo, direttrice del Centro per la ricerca delle cellule staminali che ha promosso l´incontro e vicepresidente del Comitato etico nazionale, per non aver ascoltato le critiche di otto studenti - del movimento Comunione e Liberazione, particolare omesso dal giornale - che all´indomani dell´incontro «non hanno messo la museruola alle obiezioni su quel che avevano appena sentito» scrive l´Avvenire ma «scelto di spalancare la porta e far entrare aria nell´accademia». Con una lettera aperta, inviata a studenti e professori, si dicono «sconcertati» e contestano la teoria proposta da uno dei relatori, Demetrio Neri dell´università di Messina, «secondo il quale - scrivono - dovremmo creare diversi livelli o "stadi" di valore nelle espressioni della vita umana, assegnando un livello più basso alla persona non ancora completamente sviluppata». La professoressa si difende ricordando che «la giornata includeva ospiti qualificati e che la parte bioetica era stata affidata a due oratori esponenti di riflessioni etiche diverse». Contro Neri, infatti, c´era monsignor Maurizio Calipari della Pontificia Accademia Pro Vita.
Ai giovani la ricercatrice risponde con una lettera: «Lo scritto degli studenti - scrive - è così sommario e inaccurato che non necessita commenti. (...) Potevano chiedere, esprimersi e magari studiare un po´ di più la posizione delle persone che hanno parlato e i loro testi». Una risposta che Avvenire così traduce: «che gli studenti lascino perdere e tengano le domande sull´embrione per sé, ne parlino al bar tra loro ma ci lascino in pace». Il rettore della Statale, Enrico Decleva, commenta: «Fino a prova contraria in una università pubblica esiste la libertà di riunione e di espressione. Naturalmente c´è anche la libertà di critica, ma senza falsare le opinioni che si vogliono attaccare». Ma gli studenti di Cl non demordono e ora chiedono un nuovo incontro per discutere della questione.

La Repubblica, 2 marzo 2007

Vorrei chiedere alla giornalista Monestiroli: cambia qualcosa se questi studenti sono di CL? Francamente non capisco: se fossero stati di Azione cattolica, la protesta sarebbe cambiata? Non mi pare visto che questi ragazzi non fanno altro che ribadire gli insegnamenti della Chiesa!
Io non appartengo ad alcun movimento ma, in tutta onesta', mi da' molto fastidio questo atteggiamento verso CL. Di che cosa e' colpevole? Forse di essere ben visto dal Papa? Ribadisco: non ho alcuna intenzione di aderire ad alcun movimento, tuttavia sono molto grata a Comunione e Liberazione che, all'indomani delle polemiche sulla lectio di Ratisbona, fu l'unica associazione a difendere immediatamente e senza riserve Benedetto XVI.
C'e' pero' da fare una riflessione su cio' che e' accaduto a Milano: solo pochi anni fa questi studenti non avrebbero mai e poi mai contestato apertamente la professoressa Cattaneo (ve lo dice chi, a Milano, ha studiato), ma ora assistiamo ad una rinascita di quello che possiamo chiamare "orgoglio cattolico".
Ben venga!

4 commenti:

Luisa ha detto...

Dunque se ho ben capito , secondo D. Neri, tu Raffaella, io e ogni essere umano, quando eravamo nel gembo di nostra madre ( ma oggi si dovrebbe anche dire in una "éprouvette), all` inizio di quel processo continuo di sviluppo che non conosce sosta e che ci ha portato a divenire qull`essere unico che siamo , secondo Neri dunque,non eravamo niente altro che a un livello, uno stadio più basso nell`espressione della vita, perchè non ancora completamente sviluppati, il nostro stadio di sviluppo nei suoi inizi sarebbe dunque a un livello di valore che non merita protezione !
Ho letto parecchie tesi , ma l`idea di creare livelli o stadi di valore nell`espressione della vita umana mi fa drizzare i capelli sulla testa !
Tutte le mie felicitazione a quei studenti coraggiosi, perchè oggi ci vuole coraggio per osare opporsi all` omnipotere della scienza o piuttosto alle idee che la scienza vorrebbe imporre. Ben vengano ,e spero sempre più numerosi, i dibattiti sull`obiezione di coscienza di fronte alle derive previsibili di una certa ricerca"scientifica" .

Anonimo ha detto...

Ciao Luisa, hai capito benissimo, purtroppo!!! :-))
Resto convinta che anche questa teoria degli "stadi o livelli di evoluzione" sia un modo come un altro per giustificare la ricerca sugli embrioni.
Sono cattolica, è vero, e quindi ho un approccio completamente diverso rispetto alla vita nascente, tuttavia, mi piacerebbe che si prendesse atto di una semplice verita': l'agglomerato di cellule e', in fieri, un essere umano completo: se nascera', egli avra' una sensibilita', un'intelligenza, una capacita' di amare. Potrebbe essere un genio o un criminale...chi puo' saperlo?

euge ha detto...

Anch'io voglio manifestare tutta la mia solidarieta' ed il mio sostegno a questi otto studenti che si sono posti il problema e che problema morale su il livello di sviluppo degli embrioni, sul fatto che siano oppure no vita umana o se vogliamo essere piu' precisi essere umano e sulla sperimentazione che sta superando qualsiasi limite e che fa dell'uomo un manipolatore senza remora alcuna. Condivido i vostri pareri Raffaella e Luisa l'unico rammarico e che gli studenti a svegliarsi dal lavaggio del cervello operato da certi sperimentatori e professori universitari, siano solo in otto!!!!! Auspico che molti altri cervelli ed animi si sveglino in nome del diritto alla vita anche se non perfetta!!!!!!!!!!
- Sempre con Benedetto XVI -
Eugenia

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti :-))
Trovo che sia bellissimo che finalmente qualcuno si dia una bella svegliata sui temi etici.
Il Papa puo' essere osteggiato e criticato ma la verita' e' che le sue provocazioni ed i suoi discorsi lungimiranti ottengono sempre la nostra attenzione :-))