17 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 17 maggio 2007 (3)


Vedi anche:

La sporcizia nella Chiesa...la decisione del cardinale di Los Angeles

Rassegna stampa del 17 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 17 maggio 2007 (1)

Aggiornamento della rassegna stampa del 17 maggio 2007 (2)


Testamento biologico, i “paletti” del Vaticano: rischio eutanasia

di FRANCA GIANSOLDATI

Dopo i Dico, la Chiesa apre un nuovo fronte: il testamento biologico per i malati terminali e il no all’eutanasia. La congregazione per la Dottrina della Fede ha elaborato un documento sullo stato vegetativo e i trattamenti di sostegno. L’imminente uscita della nota fornirà elementi per comprendere in cosa consiste, da un punto di vista morale, l’accanimento terapeutico. L’ammalato in stato vegetativo in attesa del recupero o della fine naturale ha diritto ad una assistenza sanitaria di base, ha diritto a nutrizione, idratazione, igiene, riscaldamento. Altrimenti, anticipa una fonte autorevole, si aprirebbero varchi per l’eutanasia passiva.
Il responsum vaticano è stato preparato dal dicastero più importante d’Oltretevere in base alle richieste avanzate due anni fa dai vescovi americani dopo il caso Terry Schiavo. Come si ricorderà la sentenza di un giudice della Florida respinse il ricorso dei genitori a continuare l’alimentazione artificiale della figlia, ponendo così fine alla vita vegetativa della donna.
Anche se il documento non riguarderà direttamente il tema del testamento biologico è chiaro che fornirà elementi di riflessione anche al mondo politico italiano impegnato a scrivere una legge in materia. La Cei per bocca del suo segretario, l’arcivescovo Giuseppe Betori, recentemente ha manifestato «forti preoccupazioni» sul disegno di legge di Ignazio Marino. Il timore è che si faccia strada una «deriva eutanasica». Marino, senatore diessino, cattolico doc, scienziato di fama internazionale prestato alla politica, ha avuto lunghi colloqui con personalità vaticane, tra cui il cardinale Camillo Ruini, al quale ha chiarito le finalità del ddl sul testamento biologico. Marino al cardinale Ruini ha assicurato che lo scopo è di garantire ad ognuno il diritto di decidere quali cure si ritengano accettabili nel caso si dovessero perdere le capacità di intendere e di volere per grave malattia o incidente.
Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica contempla l’accanimento terapeutico ma solo e qui risiede il punctum dolens, vale a dire il punto di contrasto con il ddl Marino per cure particolarmente onerose, sproporzionate e inutili. «Alimentazione e idratazione non rientrano nell’accanimento terapeutico», ha lamentato il cardinale Javier Lozano Barragan, ministro della Salute della Santa Sede.
Lo scontro tra laicisti e cattolici, dopo la tempesta sui Dico, si arricchisce così di un altro fronte infuocato. «I Dico sono ormai sepolti. Lo dicono anche i tempi al Senato, oltre che i numeri. Fino a giugno non se ne riparlerà, poi è probabile che il tema slitterà a settembre e a quell’epoca c’è la Finanziaria. Quanto al ddl Biondi, unica via percorribile, difficilmente troverà accoglienza presso i Ds. Più minaccioso, a nostro avviso, è invece la legge sul testamento biologico», fa filtrare con discrezione una fonte Cei. Timori che trovano concretezza nella decisione della Commissione sanità del Senato di portare in Aula, entro l’estate, il ddl Marino.
Intanto, proprio ieri, monsignor Betori ha parlato di «nuovi nemici che tentano di espugnare» e «sovvertire il sereno ordinamento» della società. Questo il passaggio centrale dell’omelia pronunciata nella cattedrale di Gubbio: «Nichilismo e relativismo» spalancano la porta a «pratiche eutanasiche, all’aborto, alle ricerche sugli embrioni» oltre che ad oscurare «la verità della dualità sessuale in nome di una improponibile libertà di autodeterminazione di sé» scardinando, di conseguenza, «la natura stessa della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna». I vescovi sono consapevoli che è in corso una vera e propria «battaglia». «Decisiva per il futuro» del Paese.
La riflessione dell’arcivescovo ha scatenato in Parlamento reazioni immediate. Se il deputato Ds Franco Grillini, ha denunciato una «deriva neotemporalista» da parte della Chiesa, chiedendo, in una lettera aperta a Betori, cautela nel parlare dato che la realtà cattolica «è molto più articolata di quanto non si voglia far credere», ed è una realtà che non sempre «discrimina i gay, né li insulta e non chiude loro le porte», il senatore verde, Gianpaolo Silvestri, ha paragonato l’atteggiamento dei vescovi a quello del Mullah Omar («Betori non concepisce la democrazia ed è il giapponese che difende Porta Pia»).

Il Messaggero, 17 maggio 2007

Ed ecco gossip e retroscena de "La Stampa", da prendere con i guanti e le molle..

Il dilemma del Pd: come ricucire con Oltretevere

AMEDEO LA MATTINA

Io ci metto la faccia sui Dico, rischio la «scomunica», un milione di cattolici marciano a San Giovanni contro di me e il signor Ferrero si permette di fare l’anima bella e non viene alla giornata della Famiglia perché non ho invitato i gay!». Rosy Bindi, seduta su un divanetto di Montecitorio, ha un diavolo per capello, è il simbolo di un disagio profondo. Sono tempi duri per i cattolici democratici, come Franceschini, Letta e Castagnetti, per il ministro della Famiglia che dialoga con più facilità con i prelati «progressisti» Tettamanzi, Silvestrini, Piovanelli. Gli ex Popolari cercano di piantare la loro bandiera nel Pd. E si trovano Fassino e D’Alema che spesso citano come uno degli atti fondativi del nuovo partito quel documento dei 60 parlamentari ex Margherita che hanno difeso i Dico contro il «non possumus» del Vaticano. «Per noi - spiega Francesco Garofani, autore del documento - non si può fare a meno della mediazione della politica, mentre per la Cei e i teodem è saltato ogni diaframma».
«Il punto è - annota Peppino Caldarola - che Fassino e Bindi hanno lo stesso problema: buttano la rete nel mondo cattolico e non tirano su pesci. La Chiesa che si è chiusa a riccio, non delega più a nessuno, non dialoga con gli ex dossettiani e gli ex comunisti. Il Pci aveva l’ambasciatore Bufalini che andava Oltretevere, ma ora queste figure non ci sono più. L’unico che coltiva bene questi rapporti è Veltroni». Ecco, su questo versante Rutelli, e per aver fatto anche lui il sindaco di Roma, ha una marcia in più. Con Wojtyla riesce a creare un rapporto personale e per quei sacri sentieri conosce l’attuale Pontefice Ratzinger, si lega a Ruini che anche oggi, da ex presidente della Cei, guida la «campagna di evangelizzazione» dei partiti, di destra e di sinistra, puntando sull’«egemonia culturale» nel Pd. Sempre su quei sentieri, Rutelli incrocia Donato Mosella a capo di un’armata di 70 mila volontari per il Giubileo. E quando viene eletto presidente della Margherita, Mosella ne diventa capo della segreteria. E’ anche deputato. Dice: «Certi rapporti di Rutelli con la gerarchia ecclesiastica sono montati ad arte. E’ più che normale che un leader politico parli con tutti. E ci mancherebbe che non lo faccia con la Chiesa. Del resto è giusto che una parte di quel mondo variegato che ha manifestato a San Giovanni, abbia cittadinanza dentro il Pd. Non capisco questo rigurgito laico che c’è tra esponenti che faranno parte del Pd. Fassino forse certe cose le ha capite...».
Già, Fassino. «E’ l’ala più comprensiva dei Ds, ma deve concedere qualcosa in più sul terreno dei Dico e del testamento biologico», segnala il teodem Enzo Carra. Fassino ha capito la lezione del referendum sulla fecondazione se, come sembra, intrattiene cordiali rapporti con il segretario della Cei, Giuseppe Betori, se non si nega mai al professor Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio, se non ci sta a «impiccarsi» ai Dico. Si è guadagnato ieri un titolo riconoscente sulla prima pagina di «Avvenire» («Sui diritti dei conviventi Fassino prova a mediare»). «Del resto - spiega Mimmo Lucà, presidente della commissione Affari sociali della Camera e cristiano sociale della Quercia - dovrà significare qualcosa se un sondaggio commissionato da noi dice che il 25% degli elettori diessini sono cattolici che vanno ogni domenica a messa, e il 40% ci va una volta al mese».
Il Pd ha un problema in Vaticano. Anzi, qualcosa è migliorato se Prodi è riuscito a istaurare un rapporto più che cordiale con il segretario di Stato Tarcisio Bertone. A coltivare al meglio il dialogo è il ministro Fioroni, presentissimo a San Giovanni, che con Ruini si sente spesso e con il capo della Cei Angelo Bagnasco ha un passato comune negli scout. Ma ora tutti loro dovranno trovare una soluzione post-Dico e dimostrare che sulla famiglia fanno sul serio. Per esempio, chi metteranno al posto di Salvi che si è dimesso dalla commissione Giustizia del Senato, dove i Dico sono incardinati? Gira voce che il Vaticano voglia fare un «amico». I «papabili» per quella poltrona sono tre diessini (Brutti, Calvi e Casson). Chi di questi sarà il più malleabile?

La Stampa, 17 maggio 2007

Non credo proprio che la Bindi tema di essere scomunicata. Se poi l'indiscrezione e' vera e il Ministro fa la vittima...beh...e' un problema suo e della politica, non certo del Papa e del Vaticano e, francamente, nemmeno degli Italiani.


Monsignore si dia una calmata

CHIARA SARACENO

La gerarchia cattolica, come ogni autorità religiosa, ha sicuramente il diritto e persino il dovere di esprimersi sui temi che toccano la morale e il senso della vita. Ciò che dice va ascoltato con rispetto e con attenzione, anche quando non lo si condivide. Ma ci sono occasioni in cui è davvero difficile mantenere un atteggiamento di rispetto e ascolto. Le dichiarazioni di ieri di monsignor Betori, segretario della Conferenza episcopale italiana, a Gubbio sono una di queste - ormai sempre più frequenti - occasioni. Di fatto ha individuato come i peggiori nemici della umanità - «fomentatori di guerre e terrorismo», negatori «del riconoscimento dell’altro» a vantaggio del mantenimento di «situazioni e strutture di ingiustizia sociale» - le donne che abortiscono, le persone che riflettono sul testamento biologico e sul diritto a porre fine ad una vita che ha perso tutte le caratteristiche di vita umana, le coppie eterosessuali che convivono senza sposarsi e gli omosessuali in quanto attenterebbero alla dualità sessuale. Sono loro responsabili dei mali del mondo, non i dittatori politici ed economici, non coloro che fomentano guerre etniche e religiose, non gli sfruttatori di donne e bambini, non i mercanti di uomini e neppure coloro che in nome della morale sessuale si oppongono all’utilizzo di semplici precauzioni per evitare il diffondersi dell’Aids che da solo in alcune parti del mondo fa ancora più stragi delle guerre civili.

È difficile provare rispetto ed avere attenzione per chi confonde terroristi e violenti veri e persone che, assumendosene tutta la responsabilità e talvolta la sofferenza, compiono scelte eticamente motivate, ancorché in modo difforme dalla morale cattolica. Per chi, tra l’altro, non distingue neppure, dal punto di vista della gravità rispetto al suo stesso concetto di morale, tra aborto e convivenza senza matrimonio, tra eutanasia e approvazione dei Dico e ritiene (contro le stesse più recenti acquisizioni della Chiesa) che l’omosessualità sia uno stile di vita, e non una condizione umana in cui ci si trova a nascere e vivere. Perciò teme, un po’ grottescamente, che se si riconoscessero le coppie omosessuali nessuno più farebbe coppie (e matrimoni) eterosessuali. È una visione senza sfumature e senza distinzioni, oltre che senza rispetto. Per questo è intimamente violenta oltre che intellettualmente rozza.

Non credo che così si difenda veramente il cristianesimo. Certamente non è così che si può aspirare a ottenere rispetto e attenzione per le proprie posizioni. Si incoraggia soltanto l’escalation dell’insulto reciproco, dell’abuso del linguaggio, dell’incapacità a distinguere e ad ascoltare, della caccia al diverso. Non è né pedagogia civile né, tantomeno, pedagogia religiosa. È una chiamata alle armi. È questo che la gerarchia cattolica vuole per il suo popolo e per il nostro Paese? Chi sta davvero, per riprendere le parole di Betori, coltivando «sentimenti di arroganza e di violenza»? Un po’ di autocontrollo, per favore.

La Stampa, 17 maggio 2007

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