14 giugno 2007

"Gesu' di Nazaret": la presentazione a Lodi


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Maria Cristina Fugante

La pioggia torrenziale di martedì sera non ha scoraggiato i numerosi lodigiani che hanno voluto assistere alla presentazione del nuovo libro di Benedetto XVI, Gesù di Nazaret (Rizzoli editore), molti dei quali non hanno trovato posto nella sala Paolo VI della Casa della Gioventù a Lodi martedì sera.
All’incontro, organizzato allo scopo di fornire delle linee interpretative per una lettura consapevole del volume, come spiegato in apertura dal portavoce del vescovo, don Marco Sozzi, sono intervenuti, oltre allo stesso vescovo monsignor Giuseppe Merisi, don Cesare Pagazzi, docente di teologia dogmatica, e il biblista don Roberto Vignolo. Don Pagazzi si è soffermato sull’introduzione, piuttosto complessa e densa di significati, nella quale papa Ratzinger ha esposto le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere questo testo: delineare la figura storica di Gesù, evitando così la venerazione di un personaggio costruito in relazione ai propri bisogni emotivi.
La validità e la necessità di un metodo storico-critico non escludono però uno sguardo alla vita di Gesù, illuminato dalla fede e dall’amore, che permetta di cogliere tutto il portato di sentimenti e significati legati ai fatti di cui si ha testimonianza. Il pontefice critica quindi un’applicazione sconsiderata del metodo storico-critico, figlia del positivismo, che impoverisce il significato dei vangeli, ma anche la cosiddetta “seconda ricerca”, che, pur con il merito di aver ridato ai credenti la fiducia nella possibilità di un’indagine di questo tipo sulle Scritture, ha però proposto un Gesù assolutamente “anti”, accentuando troppo la discontinuità rispetto al Suo tempo.
Benedetto XVI coglie soprattutto i frutti della “terza ricerca”, attiva da una ventina d’anni, che si avvantaggia del ricorso a diverse scienze, dalla teologia all’archeologia alla letteratura, pur non integrandole appieno e perdendo troppo di vista, questa volta, la discontinuità di Gesù. Il papa sostiene quindi la necessità di leggere i Vangeli alla luce del metodo storico-critico, che ci permetta di conoscere i fatti, e della fede, che ci permetta di credere a ciò che la ragione non sa spiegare. «La sfida implicitamente lanciata da questo libro - conclude don Pagazzi - è che i cristiani si riapproprino della pretesa di rileggere ciò che è possibile alla luce del fatto che Cristo è resuscitato dai morti».
Don Vignolo, pur partendo dall’introduzione per sottolineare come il papa, testimone di una fede cogitata, voglia stimolare i lettori alla discussione, presentando non delle imposizioni magistrali, ma delle riflessioni di credente, si è soffermato sulla struttura e i contenuti del primo dei due volumi previsti. Il libro narra la vita di Cristo non dalla nascita alla morte, bensì dal battesimo nel Giordano alla trasfigurazione, ossia inizia e finisce con gli unici due momenti nella vita di Gesù in cui Dio parla. Quest’architettura sottolinea la testimonianza principale che ci portano i vangeli riguardo a Cristo, e cioè che Egli, attraverso il suo vissuto, «ci dà Dio». I vangeli, ha concluso don Vignolo, sono stati scritti per mostrarci che Gesù è il Figlio di Dio, ma rappresentano documenti di valore storico affidabile. Dopo gli interventi di alcuni ascoltatori che avevano già letto il libro e hanno testimoniato le loro impressioni positive, monsignor Merisi ha concluso l’incontro esprimendo piena soddisfazione sia per la serata sia per il contenuto del libro, che, a suo parere, ha il grande merito di stimolare e spingere alla riflessione ciascun lettore.

Il Cittadino, 14 giugno 2007

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