15 giugno 2007
Magister: una straordinaria coerenza lega il Ratzinger teologo, Vescovo, Cardinale e Papa
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Rassegna stampa del 15 giugno 2007
Intervista con Sandro Magister - “Coerenza eucaristica” sui valori non negoziabili
Sorpresa dell’anno: il boom di Radici Cristiane». Questo il titolo dell’articolo comparso all’inizio del 2007 sul Blog Settimo cielo di Sandro Magister, consultabile all’indirizzo web, “vaticanista” de L’espresso, è nato a Busto Arsizio nel 1943, è sposato, ha due figlie e vive a Roma. Ha studiato teologia, filosofia e storia alla Facoltà Teologica di Milano e all’Università Cattolica del Sacro Cuore e nel 1967 haconseguito la licenza in teologia. Scrive su L’espresso dal 1974 ed ha al suo attivo due libri di storia politica della Chiesa italiana: La politica vaticana e l’Italia 1943-1978 (1979) e Chiesa extraparlamentare. Il trionfo del pulpito nell’età postdemocristiana (2001).
Il blog Settimo Cielo, nato nel 2003, è diretto ai lettori italiani, a corredo del sito – creato dallo stesso Magister – che, invece, è in quattro lingue e si rivolge anche ad un pubblico internazionale: dagli Stati Uniti al Giappone, dall’Argentina al Sudafrica, alla Svezia, all’India, alla Cina. A Sandro Magister passiamo la parola per ascoltare “in presa diretta” la sua opinione su alcuni temi di attualità legati alla religione e alla realtà ecclesiale.
Nell’esortazione apostolica Sacramentum Caritatis, il Santo Padre ha ribadito il valore assoluto della famiglia fondata sul matrimonio ed esortato i politici a non votare leggi contro natura; quali ripercussioni potrà avere sulla politica italiana questa decisa presa di posizione?
Il grande impatto politico del pontificato di Benedetto XVI fa tutt’uno con la sua predicazione,incentrata sulle verità forti dell’annuncio cristiano e su una proposta di vita contraddistinta dalla costante presenza di Dio. Quella del Papa è un’alta predicazione rivolta a tutti gli uomini, grazie a quel nesso tra fede e ragione da lui splendidamente compendiato nella lezione di Ratisbona del 12 settembre 2006. Nella esortazione apostolica Sacramentum Caritatis Benedetto XVI richiama tutti i credenti alla cosiddetta «coerenza eucaristica», sottolineando che la religione «non è mai atto meramente privato» bensì «richiede la pubblica testimonianza della propria fede».
Ciò, ovviamente, si impone con maggior urgenza a quanti, per la propria posizione sociale o politica, devono legiferare sui valori definiti dal Papa «non negoziabili», come il rispetto e la difesa della vita dal suo concepimento al suo spegnersi, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune. A maggior ragione i politici e i legislatori cattolici sono quindi richiamati al dovere di sostenere leggi ispirate a questi valori fondati sulla natura umana. Un così forte richiamo dovrebbe quanto meno far riflettere molti di loro sulla propria coerenza.
All’interno della Curia c’è unanimità di consensi intorno alle posizioni del Papa?
Non parlerei di unanimità ma neppure di esplicite e deliberate opposizioni. Vedo piuttosto una Curia romana che stenta a mettersi al passo con il Papa. Aparte alcune eccezioni anche rilevanti, i vari strati delle gerarchie curiali non afferrano pienamente il senso dell’insegnamento del Pontefice e finiscono per non sostenerlo come converrebbe. Benedetto XVI è consapevole di questo isolamento e delle difficoltà in vari ambiti della Chiesa a comprendere il suo pensiero e la sua azione.
Perché sussiste nella società e nella politica la tendenza ad un esasperato laicismo?
È un fenomeno spiccatamente europeo, che riflette lo spirito del tempo, figlio dell’Illuminismo o, per meglio dire, di un’interpretazione esageratamente laicista dell’Illuminismo. Contrariamente a quanto si possa credere e a quanto i media vorrebbero far credere, Benedetto XVI è un Papa illuminista: lui stesso ha dichiarato di voler difendere il lume della ragione in un’epoca in cui a difenderlo sono rimasti in pochi. Chi si aspettava di trovare nell’ex capo dell’ex Sant’Uffizio un paladino fideista del dogma è rimasto deluso: per il Papa, accanto a Gerusalemme, all’origine della fede cristiana c’è l’Atene dei filosofi greci.
Con la ragione Benedetto XVI ha aperto una partita coraggiosa, e sul rapporto tra fede e ragioneha impostato la già ricordata lectio magistralis all’università di Ratisbona, il discorso più famoso econtestato del suo primo anno e mezzo di pontificato. Il Papa non teme di criticare le religioni, a cominciare da quella cristiana, proprio in nome della ragione, e tra ragione e religione vuole che sistabilisca un mutuo rapporto di controllo e purificazione: i due terzi del discorso di Ratisbona sono dedicati a stigmatizzare le fasi in cui il Cristianesimo s’è distaccato dai suoi fondamenti razionali.
In un altro discorso di importanza nodale, quello rivolto alla Curia romana il 22 dicembre 2005, dedicato in gran parte all’interpretazione del Concilio Vaticano II e al rapporto tra la Chiesa e ilmondo moderno, il Papa ha ribadito la centralità dell’uomo, il primato della persona, che è alla base della libertà religiosa su cui insiste il Concilio, riconosciuta anche quando essa fosse lontana dalla verità: e ha sostenuto che anche grazie all’apporto dell’Illuminismo la Chiesa ha saputo restituire piena luce a questo primato della persona, che peraltro appartiene da sempre al patrimonio del cristianesimo.
Perché il Santo Padre ha voluto dedicare la sua prima enciclica (Deus caritas est) all’amore e alla carità?
Penso che il Santo Padre intenda ricondurre l’attenzione della Chiesa e di tutti al cuore del Cristianesimo, perciò non stupisce che nella sua prima e finora unica enciclica abbia voluto trattare l’essenza della religione cristiana: la carità e, quindi, l’amore, identificato con Dio stesso.Questo progetto del Pontefice si concretizza anche nel suo libro Gesù di Nazareth. Dal Battesimo alla Trasfigurazione, che uscirà in primavera, ma di cui Benedetto XVI ha già autorizzato la diffusione della prefazione.
È un libro scritto con la volontà di recuperare il Gesù vero, non quelloaddomesticato o travisato finanche dalla letteratura esegetica. Il Papa rileva che fino alla metà del secolo scorso si leggevano libri “entusiasmanti” su Gesù diautori come Karl Adam o Romano Guardini. Poi c’è stato «lo strappo tra il “Gesù storico” e il “Cristo della fede”». L’uomo Gesù descritto dagli studiosi è divenuto sempre più diverso e lontanodall’uomo-Dio dei Vangeli e della Chiesa. Per di più le descrizioni erano tra loro contraddittorie:qualcuno lo presentava come un rivoluzionario, altri come un mite pacifista…
Il risultato è che «è penetrata profondamente nella coscienza comune della cristianità» l’ideache di Gesù «noi sappiamo ben poco di certo». Per colmare questa lacuna Papa Ratzinger ha concepito, già prima di salire al soglio pontificio, un libro sul «Gesù dei Vangeli come il vero Gesù, come il “Gesù storico” nel vero senso della espressione».
Altro momento in cui il Papa attua il suo disegno di recupero dell’essenza del Cristianesimo è quello delle udienze generali del mercoledì durante le quali egli ha analizzato la nascita della Chiesa, soffermandosi sulle figure degli Apostoli, per poi proseguire la catechesi tracciando i profili dei Padri della Chiesa dei primi secoli.
Fra le notizie pubblicate sul blog Settimo Cielo si legge che «nel 2006 sono accorsi agli incontri con Benedetto XVI oltre 3 milioni e 222 mila fedeli e pellegrini (…) cifre più che doppie rispetto a quelle registrate con Giovanni Paolo II al culmine del suo pontificato». Come spiega questo fenomeno?
Le riserve, quando non addirittura l’avversione, verso Benedetto XVI sono una prerogativa di alcuni strati intellettuali, ma non sussistono al livello delle masse. L’uomo normale, che non ripete gli schemi insufflati dai media, è disponile all’ascolto. Oltre alle statistiche che parlano chiaro, vorrei sottolineare la particolare attenzione verso l’insegnamento del Papa che le masse dimostrano mdurante le occasioni di incontro. Il Papa parla a tutti con un linguaggio comprensibile.
Da teologo, Joseph Ratzinger diceva di volerdifendere «la fede dei semplici», e infatti il “suo” popolo è costituito dai cattolici comuni, dagliascoltatori di Radio Maria, dai sostenitori del Movimento per la Vita, dai milioni di fedeli chevanno a messa la domenica e al Papa non chiedono di tacere ma di parlare come sa.
C’è differenza, a suo parere di esperto, fra il Ratzinger cardinale e il Ratzinger Papa?
C’è la differenza macroscopica che è quella dell’essere Papa, cosa che attribuisce prerogative uniche. Al di là di ciò, desidererei porre l’accento sulla straordinaria coerenza che lega il Ratzinger giovane teologo, poi vescovo, cardinale e infine Papa: una coerenza che si evince anche dai suoi scritti. Un suo libro come Introduzione al Cristianesimo, che è degli Anni ‘70, continua a essere comprato e letto in tutto il mondo, persino in lingua cinese, come un libro straordinariamente attuale.
Benedetto XVI non compie gesti ad effetto, non usa frasi roboanti, non incoraggia applausi ed osanna. Si sottrae alle feste di massa che continuano a essere organizzate nello stile di Papa Wojtyla. Lui arriva solo per celebrare e predicare, il suo magistero è basato sulla liturgia e sulla nuda parola… e la gente lo ascolta.
C’è voglia di tradizione, a suo avviso, anche fra i cattolici che votano, o quantomeno hanno votato, per il Centrosinistra?
Da quanto si riscontra soprattutto negli ultimi mesi, in effetti i numerosi cattolici che appartengonoall’area di centrosinistra si trovano in una situazione di disagio perché la coalizione sta portando avanti iniziative legislative che stridono con le loro convinzioni religiose e razionali. Naturalmente ci sono differenti gradi di disagio ma, come sottolinea anche il quotidiano Avvenire, il fenomeno è sempre più diffuso nell’ambito del centrosinistra.
Dopo 16 anni il cardinale Camillo Ruini ha lasciato la presidenza della Conferenza Episcopale Italiana. Come giudica il suo operato?
Il cardinal Ruini ha iniziato e guidato la grande rivoluzione concepita da Giovanni Paolo II: restituire alla Chiesa Cattolica il suo ruolo guida sulla scena pubblica. Un compito audace, iniziato intorno al 1985, in un momento in cui la tendenza prevalente nella Chiesa era quella di un cristianesimo interiorizzato, seminascosto, unilateralmente mite e amichevole con la modernità, in nome di una “scelta religiosa” accompagnata, a livello politico, da una diaspora dei cattolici più impegnati verso i partiti di sinistra. Ruini è riuscito a risalire la corrente, ha restituito alla Chiesa una funzione di guida e una cittadinanza nella società.
L’operazione è riuscita, per quanto non sia ancora compiuta, e la Chiesa italiana è cambiata. La prova più spettacolare è stato il risultato del referendum del giugno 2005 sulla fecondazione assistita che ha mostrato un enorme consenso popolare a favore della vita, grazie a una alfabetizzazione al rispetto della vita nascente costruita in vent’anni e finalmente venuta alla luce.
Alla presidenza della CEI è ora l’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco. Cosa cambierà?
Ritengo che sarà garantita un’assoluta continuità. Monsignor Bagnasco, che quasi certamente avrà la porpora cardinalizia al prossimo Concistoro, è cresciuto nell’episcopato italiano nel solco del cardinale Ruini e già dalle prime interviste da lui rilasciate si può evincere la sua volontà di portare avanti con determinazione la linea del suo predecessore e degli ultimi due Papi, Giovanni Paolo II e l’attuale. Sono convinto che monsignor Bagnasco svolgerà questo compito con la fermezza e la chiarezza che lo distinguono.
Perché secondo Lei le riviste cattoliche “storiche” non tirano più?
Perché sono state e continuano ad essere riflesso di quell’idea di Chiesa timida e interiorizzata a cui accennavo prima, che è stata rovesciata dalla rivoluzione inaugurata da Giovanni Paolo II.
È cresciuta una vasta platea di lettori cattolici che si aspetta la risoluta difesa del “distintivo cristiano” (Romano Guardini) e non la trova nelle prestigiose riviste che declinano parallelamente al modello datato di Chiesa da esse proposto.
Cosa Le piace di Radici Cristiane?
Apprezzo la sua “attualità”. È una rivista che accompagna proprio quel processo rivoluzionariovolto a ridare cittadinanza pubblica al Cristianesimo e al recupero dei valori originali della società che, nel caso dell’Europa, sono anzitutto le comuni radici cristiane. La vostra rivista ha saputo cogliere il mutare della realtà e le istanze di una buona parte dei cattolici e, perciò, si è guadagnata una grande attenzione.
Radici cristiane, maggio
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