20 giugno 2008
La lezione pugliese di Papa Ratzinger (Leo Lestingi)
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Punti di vista
La lezione pugliese di Papa Ratzinger
Benedetto XVI ha riannodato i legami con la comunità orientale
di LEO LESTINGI
Da S. Maria di Leuca a Brindisi come messaggero d'amore per sostenere la fiducia e la speranza del futuro: sta, forse, in questa immagine, il significato della visita pastorale del Papa in Puglia.
Papa Ratzinger non ha smentito il suo stile sobrio e misurato, alieno da certo trionfalismo papolatrico, presentandosi da noi nella sua identità propria, con i suoi caratteri essenziali, teologici.
Soprattutto nelle omelie pronunciate nel corso delle celebrazioni, allorché, con la semplicità di un pastore al quale importa chiarire e approfondire i significati delle letture bibliche, ha parlato della fede di Maria e di Pietro, e del servizio delle comunità ecclesiali come luoghi dove le giovani generazioni possono imparare la speranza, intesa non come utopia evasiva svincolata dalla realtà e dalla storia, ma come ciò che «non ha ancora un luogo»: una speranza «teologale», insomma, animata dalla tensione a farsi progetto, un appello alla nostra libertà e fedeltà creativa, che è, perciò, il contrario di ogni passività e rassegnazione.
Nel discorso di Brindisi rivolto ai giovani, poi, si leggeva in controluce quanto la sua scelta, tre anni fa, di un nome europeo occidentale, dopo il ricongiungimento dell'Europa dell'Est e dell'Ovest, indicasse la priorità programmatica della rievangelizzazione di una civiltà che ha avuto nel cristianesimo le sue più robuste radici e dalle quali è sorta e poi, come il figliol prodigo, si è allontanata la modernità illuminista; a Est come a Ovest, al paolino «la verità vi renderà liberi», essa sembra aver sostituito l'assunto di un io che definisce la propria libertà come estranea a ogni fondamento, consegnandola sempre e soltanto al proprio esperimento.
Per Benedetto XVI, la questione decisiva per il futuro, e a partire proprio dall'Europa, sta tuttora nella rievangelizzazione, intesa come approfondimento della fede e rivitalizzazione delle molteplici tradizioni cristiane (specie quella ortodossa: non a caso era presente, a Leuca e a Brindisi, il metropolita Gennadios Zervos).
E ridire l'essenza del cristianesimo è anche il modo, secondo lui, per reggere le nuove sfide: il rischio di uno scontro di civiltà che mette nuovamente in questione la pace e ripropone forme di giustificazione religiosa della violenza; e la nuova definizione di persona (la svolta antropologica) conseguente all'avvento delle nuove tecniche della vita e della morte e della pervasività della comunicazione.
Insomma: a Leuca e a Brindisi, pur nella sottolineatura della particolare vocazione della cultura e del territorio salentini ad aprirsi all'«altro» e a riconoscere nella carità un fondamentale primato, Benedetto XVI si è confermato apostolo di un cristianesimo interiore, giocato sulle convinzioni della coscienza, ancorato ad un'idea della fede refrattaria a qualsiasi sua riduzione mondana e, insieme, capace di mettersi all'ascolto dei fermenti, delle angosce e delle aspirazioni del mondo.
© Copyright Corriere del Mezzogiorno, 19 giugno 2008
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