19 giugno 2008

Il Papa ai vescovi del Pakistan: "L’amore di Cristo non è astratto" (Radio Vaticana)


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L’amore di Cristo non è astratto: così, il Papa ai vescovi del Pakistan sottolinea l’importanza dell’azione caritativa in favore dei bisognosi. Appello a proseguire sulla strada del dialogo interreligioso

La centralità dell’Eucaristia nella vita dei cristiani, l’impegno in favore dei bisognosi, la necessità di un dialogo interreligioso aperto e pacifico: sono i tre grandi temi al centro del discorso che Benedetto XVI ha rivolto stamani ai vescovi del Pakistan, ricevuti in udienza in occasione della visita ad Limina. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dall’arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence J. Saldanha. Il servizio di Alessandro Gisotti:

I cristiani del Pakistan “siano promotori efficaci del dialogo interreligioso”: è l’invito rivolto da Benedetto XVI ai vescovi del Paese asiatico a larghissima maggioranza islamica. Nel suo intervento, il Papa ha ribadito che i fedeli pachistani sono chiamati a rafforzare “la comprensione e la fiducia con i membri delle altre religioni” in modo da costruire occasioni di confronto aperto e pacifico. D’altro canto, non ha mancato di menzionare le gravi difficoltà che la comunità cattolica pachistana si trova ad affrontare quotidianamente. “I semi del Vangelo – ha ricordato – seminati nella vostra regione da zelanti missionari nel 16.mo secolo, continuano a crescere nonostante condizioni che a volte ostacolano la loro capacità di mettere radici”. Benedetto XVI ha, quindi, elogiato l’impegno delle istituzioni cattoliche che operano per il bene comune del Pakistan. “E’ la dimostrazione – ha sottolineato – che l’amore di Cristo non è mera astrazione, ma raggiunge ogni uomo e ogni donna attraverso persone reali che lavorano nelle istituzioni caritative della Chiesa”:

“The Gospel teaches us that Jesus cannot be loved in the abstract…”

“Il Vangelo - ha proseguito - ci insegna che Gesù non può essere amato in astratto”. Quanti operano negli ospedali, nelle scuole e nelle associazioni sociali cattoliche, ha detto ancora, “rispondono ai bisogni concreti degli altri, sapendo bene che stanno servendo il Signore stesso attraverso i loro atti di amore”. Ed ha ribadito che i sacerdoti, i religiosi e i laici, che nelle diocesi pachistane aiutano chi è nel bisogno, “rivelano il volto umano dell’amore di Dio ad ogni persona”. Una parte importante del discorso il Papa l’ha dedicata alla centralità dell’Eucaristia, che, ha detto, deve essere evidente nella vita dei sacerdoti e dei vescovi:

“The source and summit of the Church’s life…”

“La fonte e apice della vita della Chiesa – ha costatato – riorienta il modo in cui i cristiani pensano, parlano e agiscono nel mondo e rende presente il significato salvifico della morte e Risurrezione di Cristo”. Lo spezzare il pane, è stata la riflessione del Papa, “ci ricorda costantemente che l’assurdità della violenza non ha mai l’ultima parola, poiché Cristo ha vinto il peccato e la morte attraverso la sua gloriosa Risurrezione”. La spiritualità eucaristica, ha aggiunto riprendendo la Sacramentum Caritatis, “abbraccia ogni aspetto della vita cristiana”. Ciò, ha notato, risulta chiaro nell’emergere dei movimenti ecclesiali nelle diocesi pachistane. A loro, il Papa ha chiesto di creare una rete di sollecitudine caritatevole in favore del prossimo nel bisogno. Né ha mancato di mettere l’accento sull’importanza della formazione dei seminaristi, esortando i vescovi ad investirvi risorse umane e materiali.

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