9 aprile 2008

Benedetto XVI nella basilica romana affidata alla Comunità di Sant’Egidio (Sir)


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Benedetto XVI nella basilica romana affidata alla Comunità di Sant’Egidio

“Un pellegrinaggio alla memoria dei martiri del XX secolo, innumerevoli uomini e donne, noti e ignoti che, nell’arco del Novecento, hanno versato il loro sangue per il Signore”.
Con queste parole Benedetto XVI ha spiegato l’animo con cui lunedì 7 aprile ha visitato la Basilica di San Bartolomeo all’Isola tiberina a Roma, memoriale dei martiri recenti affidato alla Comunità di Sant’Egidio che celebra i 40 anni di vita. Benedetto XVI ha sostato e pregato dinanzi ad ognuna delle sei cappelle laterali della Basilica informandosi delle persone lì ricordate: le vittime dei totalitarismi, del nazismo, del comunismo, del Messico e della Spagna, e i martiri dell’Africa, dell’Asia e dell’Oceania. Alla fine della cerimonia è stata donata al Papa un’icona del Beato Franz Jägerstätter, giovane contadino e padre di famiglia, ucciso nel 1943 per essersi opposto al nazismo ed essersi rifiutato, come cristiano, di obbedire a Hitler.

La forza dell’amore.

“Nella sconfitta, nell’umiliazione di quanti soffrono a causa del Vangelo – ha detto il Papa -, agisce una forza che il mondo non conosce: è la forza dell’amore, inerme e vittorioso anche nell’apparente sconfitta”. Facendo memoria dei cristiani caduti sotto la violenza di tutti i totalitarismo, “ripercorriamo idealmente molte dolorose vicende del secolo passato”: “tanti sono caduti mentre compivano la missione evangelizzatrice della Chiesa”, altri “sono stati uccisi in odio alla fede”, e “non pochi si sono immolati per non abbandonare i bisognosi, i poveri, i fedeli”. “Sono tanti!”, ha esclamato il Pontefice, ricordando che Giovanni Paolo II li aveva definiti “un grande affresco dell’umanità cristiana del ventesimo secolo”. “Anche questo XXI secolo si è aperto nel segno del martirio”, perché “quando i cristiani sono veramente lievito, luce e sale della terra, diventano anche loro, come avvenne per Gesù, oggetto di persecuzioni; come Lui sono segno di contraddizione”. Poi l’invito agli “amici della Comunità di Sant’Egidio”: “Guardando a questi eroi della fede – ha esortato il Santo Padre - sforzatevi anche voi di imitarne il coraggio e la perseveranza nel servire il Vangelo, specialmente tra i poveri. Siate costruttori di pace e di riconciliazione fra quanti sono nemici o si combattono. Nutrite la vostra fede con l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, con la preghiera quotidiana, con l’attiva partecipazione alla Santa Messa”.

Un memoriale ecumenico.

È un dato di fatto che il memoriale dei nuovi martiri abbia richiamato e richiami cristiani di altre Chiese. Davanti all’icona della gloria dei Santi sull’altare maggiore, dove sono rappresentati anche un vescovo cattolico e uno ortodosso che insieme subiscono la prigionia nelle isole Solovschi, sede di un antico monastero trasformato in campo di lavori forzati, dal 2000 sono venuti a pregare Bartolomeo I, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Teoctist, patriarca Ortodosso di Romania, Rowan William, Arcivescovo di Canterbury. Molte le memorie dell’Europa dell’Est, delle vittime del comunismo, come lo scapolare del monaco Sofiàn Boghiu, ucciso dalla dittatura di Ceucesco; come anche la croce preservata dai sacerdoti albanesi nelle terribili carceri di Scutari, quando l’Albania aveva decretato l’ateismo di Stato nel 1967. Presenti anche le testimonianze dei confratelli anglicani uccisi nelle isole Salomone, mentre cercavano di tessere un accordo tra parti in lotta, nel 2003. Non ultimi i segni in memoria di don Andrea Santoro: il calice, la patena e la stola con cui officiava la Messa a Trebisonda. In un’altra cappella i segni dei nuovi martiri in America Latina: con il pastorale del cardinale Posadas Ocampo, ucciso dal narcotraffico in Messico, il Messale di mons. Oscar Romero, ucciso in Salvador mentre celebrava la Messa, la stola di padre André Jarlan, ucciso in Cile per la sua simpatia per gli ultimi. Solo alcune delle tredicimila memorie raccolte dalla Commissione Nuovi Martiri.

La gioia di essere cristiani.

“Purtroppo tanti cristiani sono ancora uccisi in varie parti del mondo”. Sono “uomini e donne che non hanno vissuto per sé”, “scandalo per il mondo del Novecento”, che come quello di oggi ha fatto “sua suprema legge” il “salva te stesso”. Così Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha definito i martiri del XX secolo, salutando il Papa all’ingresso della Basilica. Ricordando, poi, il '68, anno di origine della Comunità di Sant’Egidio, Riccardi ha detto: “Siamo stati guidati sulla via dell’amore. Abbiamo scoperto il dono gioioso e responsabile di un carisma. E’ quel che siamo felici di dire alla Santità Vostra: siamo contenti di essere cristiani figli della Chiesa! Lo diciamo con un grido di gioia che è più forte delle grida di dolore che pur sentiamo nel mondo. Sì, contenti di essere cristiani!”.

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