8 aprile 2008

Giovanni XXIII e la rigenerazione della Chiesa (Osservatore Romano)


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Giovanni XXIII e la rigenerazione della Chiesa

"La Chiesa - amava ripetere Giovanni XXIII - non è paragonabile ad un museo da conservare, ma ad un giardino da coltivare perché sia in grado di assicurare in ogni epoca un efficace annuncio di Cristo". Seguendo il suo "decalogo della quotidianità" Papa Roncalli seppe efficacemente interpretare "quell'esigente sintesi tra fedeltà e dinamica di cui è intessuta la vita stessa della Chiesa" e che è stata ed è perfettamente "incarnata da Giovanni Paolo II prima e da Benedetto XVI oggi".
A Bergamo in occasione dell'anno giovanneo - indetto per ricordare il cinquantesimo dell'elezione di Papa Giovanni XXIII -, il cardinale Tarcisio Bertone ha voluto così tratteggiare la figura l'opera di Papa Roncalli, estendendo l'eco della sua grande eredità spirituale nell'opera dei successori, Papa Wojtyla e Papa Ratzinger.
Sabato pomeriggio nel seminario di Bergamo, il cardinale segretario di Stato, ha tenuto una conferenza sul tema "Papa Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II". Nella sua lunga esposizione ha riproposto il magistero di Papa Roncalli liberandolo dall'immagine disegnata da un'agiografia zuccherosa, per inserirlo in un'ottica certamente caratterizzata dalla bonarietà e dall'umanità del "Papa buono" per eccellenza - così come è stato consegnato alla storia dalla tradizione popolare - ma sicuramente vigoroso e all'occorrenza battagliero. Dietro la sua bonomia, ha ricordato il cardinale Bertone, si rivelava infatti sempre una volontà di ferro ed una determinazione indomita nel fare e nel suscitare il bene senza tregua e senza timori.
Sotto il peso della consapevolezza di essere stato etichettato come "un Papa di transizione" ebbe il coraggio di accettare la sfida posta dai tempi e dall'emergere di esigenze che richiedevano dalla Chiesa risposte nuove; andò per questo oltre la ritrosia dei suoi predecessori e convocò l'assise conciliare. Il suo fu un "annuncio improvviso e inatteso" ma fu proprio questo che rese il Vaticano II "un Concilio in qualche modo unico - ha detto il cardinale - in tutta la storia della Chiesa". Le precedenti convocazioni conciliari, infatti, si erano solitamente concretate dopo lunghe trattative, oppure "si erano rese necessarie per il sopraggiungere di gravi errori dottrinali. Nulla di tutto questo all'origine del Vaticano II: non c'erano pressioni di sorta, né errori che non fossero già stati condannati, ma solo la decisione solitaria di un vegliardo". Ci si è a lungo interrogati per chiarire i motivi ispiratori di questa scelta. "Sembra insostenibile - ha detto in proposito il segretario di Stato - la tesi che valuta superficiale la decisione del Papa, ritenendolo non del tutto consapevole della portata del gesto". Anzi egli era ben convinto di quanto ci fosse bisogno nella Chiesa di un momento di rigenerazione che "non poteva limitarsi alla comunità ecclesiastica, ma che doveva estendersi all'intera umanità". L'assise conciliare nell'idea di Giovanni XXIII "doveva effettivamente rappresentare un momento intenso del rapporto col Cristo rigenerante la Chiesa in vista della salvezza del mondo".
E, ha spiegato ancora il segretario di Stato, nell'idea di Papa Roncalli "non si trattava naturalmente di limitarsi a ribadire i contenuti della dottrina ecclesiastica o qualche suo punto particolare; per questo non occorreva un Concilio. Era invece urgente che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi. Nel raggiungimento di questo obiettivo stava indicato il compito peculiare del Concilio: il suo magistero, pertanto, non sarebbe stato precisamente dottrinale, ma di tipo nuovo, un Magistero di carattere prevalentemente pastorale".
Annunciare il Vangelo in maniera nuova costituiva la grande sfida per la Chiesa nel mondo moderno. Ciò significava soprattutto il "desiderio di avviare un dialogo con il proprio tempo si traduceva nel rispetto per la dignità di ogni uomo e in uno sforzo di comprensione delle idee altrui, non disgiunto dall'ammissione degli errori e delle colpe della propria parte. Nella formazione del pastore d'anime, incise non poco il suo temperamento aperto, comprensivo e affabile, affinato dalla spiritualità di Francesco di Sales, il santo dell'amabilità. Non si possono poi dimenticare le molteplici esperienze, in gran parte vissute in contesti di frontiera o di marginalità rispetto al cattolicesimo del tempo: esse plasmarono la personalità di Roncalli e gli permisero di governare la Chiesa con l'ausilio di un bagaglio di conoscenze ricco ed invidiabile".
Il cardinale ha poi ripercorso, passo dopo passo, i momenti salienti del pontificato di Giovanni XXIII, soprattutto naturalmente la sua stagione Conciliare. Poi ne ha tratto la grande eredità. ""Prego Iddio - ha ricordato il cardinale le parole del beato - che il Concilio duri fino a che ognuno di questi vescovi sia entrato in amicizia con almeno cento vescovi di altri paesi....". Entrare in amicizia. Quell'entrare ci fa addirittura pensare a Pietro e Giovanni che entrano nell'esperienza del mattino di Pasqua per rimanere sempre in amicizia col Redentore".
Domenica mattina il cardinale Bertone ha celebrato la messa nella chiesa di sant'Alessandro in Colonna a Bergamo, dove è parroco monsignor Gianni Garzaniga, direttore della fondazione Giovanni XXIII. È stato qui che, durante l'omelia, il cardinale ha presentato Papa Giovanni come il compagno di viaggio dell'uomo del suo e del nostro tempo. Un compagno i cui tratti sono "la dolcezza e l'interiorità profonda, l'affabilità e il tratto sereno, nobile e semplice, la preghiera intensa, la mitezza, la determinazione, la capacità e la pazienza dell'ascolto".
Ma anche un compagno di viaggio che ha lasciato indicazioni precise sulla strada da seguire, soprattutto sulla fede che ci deve animare: una fede nutrita dalla frequentazione dei misteri di Cristo, operosa nella vita delle parrocchie e delle associazioni, eroica di quell'"eroismo cristiano, ha spiegato il cardinale, che è dono dell'amore di Dio e non risultato di sforzi o frutto di aspirazioni personali".
Il segretario di Stato si è poi recato, in serata, a Sotto il Monte dove ha presieduto i Vespri nella chiesa parrocchiale dedicata a san Giovanni Battista. Celebrate le radici cristiane della famiglia di Papa Roncalli il cardinale ha voluto lasciare ai concittadini dell' indimenticato pontefice un auspicio: "Il carisma di Giovanni XXIII costituisce un dono che attende di essere adeguatamente conosciuto ed auspico possa fiorire ulteriormente, pur nelle condizioni storiche ben diverse in cui ci troviamo, grazie all'apporto singolare dei suoi figli e fratelli di Bergamo". Infine il cardinale Bertone ha voluto rinnovare i sentimenti di affetto che per i bergamaschi nutre Benedetto XVI, la sua "vicinanza spirituale - ha aggiunto -, avvalorata dal suo ricordo orante per tutte le vostre intenzioni. E sono lieto di concludere questa mia visita trasmettendovi nuovamente la Benedizione Apostolica, che Egli imparte ai fedeli e alle comunità parrocchiali di Sotto il Monte e dell'intera diocesi bergamasca. Tornando a Roma mi farò interprete dei vostri grati sentimenti accompagnati dall'assicurazione della vostra preghiera perché il Signore lo custodisca, lo confermi nel generoso ministero petrino e gli dia forza sempre nuova a bene della Chiesa e del mondo".
Prima di ripartire per Roma il cardinale Bertone ha incontrato l'arcivescovo Loris Capovilla, segretario particolare di Papa Roncalli.

(©L'Osservatore Romano - 7-8 aprile 2008)

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