10 luglio 2008

Vergogne italiote a Piazza Navona: "La dignità della Chiesa e una rozza tribuna fatta di menzogne" (Andrea Ferrari)


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La dignità della Chiesa e una rozza tribuna fatta di menzogne

Andrea Ferrari

La Chiesa ha reagito con un atteggiamento gelido all'incredibile serie di attacchi, insulti, volgarità grevi che sono state lanciate dal palco di piazza Navona verso Papa Benedetto XVI.
Pochissime parole del Vicariato di Roma (che ha espresso «dispiacere per le parole offensive rivolte al Santo Padre») e pochissime dal portavoce della sala stampa vaticana, padre Lombardi («La volgarità si commenta da sola»).
Più diffuso solo il commento dell'agenzia Sir, secondo cui è la «coscienza laica» del Paese a «ribellarsi» alla «menzogna e all'ignoranza che formano la palude in cui nascono e crescono parole ed espressioni che ci rifiutiamo di credere che possano appartenere a un cittadino responsabile, a una persona che pensa e critica, credente o non credente che sia». Ma non molto di più, in realtà.
Si tratta di una reazione di dignità rispetto a chi evidentemente fa dello sberleffo la caricatura dell'atto politico.

Salvo poi che non si capisce per quale ragione tale sberleffo debba essere rivolto proprio al Papa, il quale di recente non ha fatto altro che incoraggiare le forze politiche italiane ad un atteggiamento di confronto costruttivo, parlando di un «clima nuovo» nei rapporti tra partiti che faceva ben sperare per le sorti dell'Italia che ha sicuramente tanti problemi da affrontare e può farlo solo se la sua classe dirigente nazionale riesce a trovare un'intesa quantomeno nella difesa dell'interesse nazionale.

Tutto qua, un intervento di estrema delicatezza politica, ben attento a non «entrare», a non «ingerirsi» e, anche, a non dare l'alibi a forze laiciste per nuovi attacchi alla Santa Sede e al mondo cattolico. Che però sono venuti ugualmente, anche senza motivo.
È chiaro che qui stiamo parlando di comici, anche abbastanza sfiatati ormai, i quali per far sensazione non si peritano certo di prendere a bersaglio addirittura il Papa o il Capo dello Stato. Sia Grillo che S. G. hanno il problema di «far cassetta» con i loro numeri: evidentemente, non essendo certissimi di riuscirci, puntano a far rumore, ad invadere le prime pagine dei giornali con le insolenze. Resta il fatto che a questa gente è stato offerta una tribuna, è stato dato un palco, un luogo pubblico da cui parlare, di fronte a migliaia di persone e a decine di giornalisti e di telecamere. Questa è la responsabilità politica cui in un primo momento Antonio Di Pietro ha cercato di sottrarsi («Ognuno era libero di dire ciò che voleva, poi naturalmente se ne è assunto la responsabilità»), salvo poi decidere di cavalcare fino in fondo la tigre della protesta populista, rozza, che attacca il premier e il governo per la loro politica in materia giudiziaria ma non fa distinzioni nell'attacco e taglia di grosso, aggiungendo Napolitano a Papa Ratzinger.
Quando Veltroni ha posto l'aut aut a Di Pietro: «Scegli, o Grillo o noi», a Di Pietro non è parso vero di poter creare un altro incidente politico e dunque un'altra notizia ad alta tensione. Ha risposto: «Non mi dissocio, scelgo la piazza», frase naturalmente che pone definitivamente termine all'incerta alleanza siglata prima delle elezioni tra Partito democratico e Italia dei Valori (che era comunque morta da tempo).

Resta il fatto che si è voluto includere il Papa in questa bagarre, un po' come era accaduto quando si riuscì a non far parlare il Pontefice all'Università La Sapienza di Roma. Andò come andò e il laicismo italiano si coprì di vergogna oltre che di ridicolo.

Adesso ci risiamo. Bisogna concludere che l'atteggiamento di «dignitosa indifferenza» scelto dagli organismi cattolici è decisamente una grande risposta di stile.

© Copyright Eco di Bergamo, 10 luglio 2008

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