10 luglio 2008

"Il caso Eluana Englaro": la sospensione delle cure è eutanasia? I commenti di Mons. Fisichella e di Umberto Veronesi (Corriere)


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Novena per il nostro amico Germano

Cari amici, ci accostiamo al caso di Eluana Englaro con delicatezza perche' va rispettata la sofferenza di questa ragazza e della sua famiglia che per anni ha attraversato momenti che definire drammatici e' un eufemismo.
Daremo voce a piu' opinioni riportando i commenti nel blog ovvero segnalando i link, ove possibile.
A mio avviso cio' che il tribunale di Milano ha deciso e' sbagliato non solo perche' la vita va rispettata sempre, ma anche perche' la sentenza si basa su testimonianze di persone vicinissime ad Eluana, ma si tratta pur sempre di prove indirette della volonta' della ragazza.
Chi puo' dire con certezza che cosa vorrebbe OGGI questa giovane donna?
Per me non ha senso fare troppi giri di parole o nascondersi dietro ad un dito: e' eutanasia.
Detto questo, mi asterro' da altri commenti, anche se chiederei a tutti di astenersi dall'usare parole come "vittoria" o "felicità". Un po' di rispetto oltre che di buon gusto
.
R.

Il caso Eluana

Veronesi

«Ha vinto la libertà di decidere sull'esistenza»

La sentenza della Corte di appello su Eluana costituisce una svolta storica. Non solo per il suo contenuto, ma soprattutto per la sua motivazione: la ricostruzione delle volontà precedentemente manifestate. Vince l'autodeterminazione della persona, espressa nel pieno della consapevolezza e lucidità, vince il principio della libertà di decidere della propria vita, vince la possibilità di scegliere dove porre il limite fra accanimento terapeutico e cure, vince il consenso informato ai trattamenti, vince il principio del Testamento Biologico, che di questo Consenso è l'estensione, da applicare nel caso in cui non ci si si potesse esprimere di persona. L'intera vicenda Englaro è in sé una prova che il movimento a favore del Testamento Biologico in Italia, che in prima persona ho fortemente voluto e promosso, non è nato come disquisizione etica, ma come azione concreta per impedire che si consumino inutilmente drammi come quello di Eluana e di suo padre Beppe, casi che molto spesso rimangono silenti, senza comprensione e tantomeno conforto. Quindici anni fa in Italia infatti non c'era alcun modello di riferimento per formalizzare le volontà di Eluana rispetto alla vita artificiale. Chi conosceva il suo pensiero ha vissuto un vero e proprio calvario perché il desiderio di Eluana fosse esaudito. Oggi non sarebbe così: non c'è una legge sul Testamento Biologico come negli Usa e nella maggior parte dei Paesi europei, ma se ne può fare a meno. Esiste la possibilità di compilare una semplice dichiarazione che permette di esprimere la propria volontà circa le cure che si vogliono o non si vogliono ricevere in caso di perdita della capacità di intendere e di volere, e di nominare uno o più fiduciari incaricati di far eseguire le proprie volontà. Se Beppe avesse avuto questo documento tutto sarebbe stato più semplice. Per questo il mio appello è che le persone, anche i più giovani, facciano il loro testamento biologico, esprimendo la loro volontà di accettare o non accettare la vita artificiale e ogni forma di trattamento. Il Testamento Biologico è una conquista di civiltà e uno strumento di responsabilità e libertà individuale a cui nessuno dovrebbe rinunciare.

© Copyright Corriere della sera, 10 luglio 2008 consultabile online anche qui.

Monsignor Rino Fisichella

«Il coma è una forma di vita nessuno può interromperla»

Il caso Eluana, parla il presidente della Pontificia Accademia per la Vita

Maria Antonietta Calabrò

Preoccupazione, stupore e tristezza sono i sentimenti di monsignor Fisichella. A pochi giorni dalla nomina a presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l'arcivescovo commenta a caldo la sentenza sul caso di Eluana, «una persona» — ricorda a tutti — che «è ancora in vita: il coma è una forma di vita e nessuno può permettersi di porre fine a una vita personale».
E non ha paura di usare una parola e un giudizio netti: eutanasia. Uniti alla pietà per la fine che, se verrà sospesa l'alimentazione, attende Eluana, la nuova Terry Schiavo italiana. Allo stesso tempo Fisichella reagisce con «profondo stupore» e con «tristezza» alla notizia e si chiede «come sia possibile che il giudice si sostituisca in una decisione come questa alla persona coinvolta». Di più, «al legislatore, in quanto non risulta che in Italia ancora ci sia una legislazione in proposito, e anche soprattutto ai medici che hanno competenza specifica del caso». E invoca un giudizio più sereno e meno emotivo di un altro giudice, di grado superiore: spera insomma in una immediata impugnazione della sentenza. Tutto il mondo cattolico è sulla medesima lunghezza d'onda. Di sentenza «grave» e notizia «estremamente triste», parla il professor Gianluigi Gigli di «Scienza e vita» dai microfoni di Radio Vaticana. «Interrompere una vita non è mai in potere dell'uomo», dice monsignor Elio Sgreccia. Una sentenza «negativa» che è arrivata come un fulmine a ciel sereno in una giornata d'estate, ma al tempo stesso era attesa e temuta dopo l'intervento della Cassazione. Magari però non così, non con queste motivazioni. Per questo l'arcivescovo ha voluto reagire immediatamente, dopo poche ore dalla decisione. Soprattutto, per Fisichella non ci si può appellare a una presunta volontà di morire espressa dalla ragazza quando era ancora in salute.
«È questo — spiega con forza — un argomento strumentale, perché nessuno può presentare testimonianze in proposito». In ogni caso anche «qualora ciò fosse stato detto, questo non giustifica la decisione di togliere il nutrimento: tante volte in un momento di crisi ci si lascia andare a frasi di sconforto, ma non per questo un giudice può autorizzare un'azione di morte». «Le intenzioni — conclude — si modificano nel corso del tempo e della vita, e c'è sempre la possibilità di un ripensamento».

© Copyright Corriere della sera, 10 luglio 2008 consultabile online anche qui.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Un conto è parlare di un problema dall'esterno e tutt'altra cosa è l'esperienza di chi lo sta vivendo in prima persona. E tuttavia non posso fare a meno di esprimere la mia tristezza nel constatare la perseveranza di un padre nel voler far staccare la spina ad una figlia che lui considera già morta o comunque un vegetale. Ma se è già morta, perché non lasciarla in pace? Tante cose che pensavamo a 16 anni oggi non le desideriamo più. Diverse volte ho desiderato di morire e tuttavia, adesso che devo sottopormi ad un'operazione chirurgica ()abbastanza semplice) ho paura di non risvegliarmi più. Questo non fa riflettere?

Raffaella ha detto...

Il problema e' proprio quello che hai descritto, Franco.
Anche se Eluana avesse espresso convintamente la volonta' di non vivere come VIVE oggi, chi ci dice che tuttora manifesterebbe la stessa intenzione?
Eluana ha 37 anni, non piu' 20 e una ragazza cambia modo di pensare in tutti questi anni.

Anonimo ha detto...

Apello a Beppe Englaro, padre di Eluana,

Spettabile sig., il caso di sua figlia e e una questione morale ma anche questione della forza della vita.Le leggi della natura sono dentro di noi e ci proteggono.
L essere nasce per vivere e fino che e in vita ,anche in una minuscola forma,ce sempre speranza di miglioramento e guarigione. Questo e il messagio di Dio, perche la speranza non ce se non ce vita.Ma se l energia e ancora nel corpo della sua figlia, anche in forma ridotta, lo e perche in lei e il suo spirito . Lui non la ha abbandonato, come invece accade nella morte totale.Perche il cervello della sua figlia non e morto.Ha la corteccia cerebrale dannegiata e il tronco celebrale parzialmente daneggiato. Quindi vi sia attivita ellettrica. E proprio lo spirito che e in grado di guarire!E riparare i danni.Prima di prendere una decisione che non spetta a lei anche se e padre di sua figlia, ma a Dio-cioe di riprendersi la sua creatura, provi l intervento della medicina vibrazionale, cercando specialisti nel campo e tenti anche questa strada .Radiestesia e radionica
Cordiali saluti