1 settembre 2008

Edmondo Berselli (Repubblica) "si arrende" al Papa, uomo dalla "rigorosa ratio", "teologo della fede e della ragione"...


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LO STRAPPO DEL PAPA

EDMONDO BERSELLI

Le parole sugli immigrati pronunciate ieri da Benedetto XVI nell`Angelus da Castelgandolfo sono uno strappo al silenzio e alla docile convenzionalità politica di questi ultimi mesi.
I Paesi europei, dice il papa, devono accogliere gli immigrati irregolari. Preparare strutture, stringere accordi, produrre azioni per estirpare le ragioni che spingono un`umanità disperata adaffidarsi al mare, sottrarre tante vite alla cupidigia della criminalità. Ma alla fine il teologo, l`uomo della fede e della ragione, il depositario dell`ortodossia e della tradizione cattolica non nasconde il principio di verità che il Vangelo affida ai fedeli così come ai governi. Che in una parola si identifica con una sola, scandalosa, parola: accoglienza.

Naturalmente il discorso di Joseph Ratzinger è un prodigio di sintesi e di equilibrio. Ma nella razionalità ponderata delle sue espressioni, nell`attribuzione delle responsabilità e dei compiti, si staglia precisamente lo scandalo che il capo della chiesa cattolica scorge nelle tragedie delle ultime settimane, evocato dalle immagini dei corpi galleggianti nel braccio di mare sotto la Sicilia e Malta.

Ieri, in pochi minuti, il papa ha lacerato una cortina di mutismo e di sordità. Certo sarebbe una pratica provinciale mettere a confronto la rigorosa ratio del pontefice con le iniziative politiche del governo italiano e dei partiti che lo sostengono, e giudicare le parole del papa come una smentita. Sarebbe una dismisura, o almeno stratagemma inopportuno, portare sullo stesso terreno le ragioni storiche, politiche e filosofiche avanzate dal papa e il programma esposto formalmente e informalmente del cen- trodestra sulla sicurezza e l`immigrazione (più precisamente sul cortocircuito provocato fra sicurezza e immigrazione).

Tuttavia non si va lontano dal vero a valutare i provvedimenti del governo, e più ancora il clima suscitato nel Paese come un programma complessivo di "imprenditoria" politica tesa a creare e sfruttare un clima di diffidenza e di allarme sociale verso gli immigrati. Una politica in cui, più delle leggi approvate, conta l`atmosfera che si determina, con il tentativo di identificare l`altro, ossia l`irregolare, lo zingaro, e alla fine l`immigrato in sé, come un fattore di pericolo e di insicurezza.

In modo poi da far giudicare convenienti e razionali le misure più drammatizzanti, approvate o annunciate, dalle impronte digitali ai bambini rom alla dislocazione dell`esercito nelle città.

Il quadro delineato da Benedetto XVI è tutt`altro: le migrazioni sono un fenomeno, o meglio un processo, storico, che va affrontato con politiche efficaci, ma la cui efficacia non può prescindere dallo spirito della ragionevolezza cristiana. E con questo si dimostra per l`ennesima volta che la chiesa non è assimilabile a una parte politica, e certamente non alla destra, non alla durezza neoconservatrice. Per chi lo avesse dimenticato, fu il più aperto nemico del socialismo reale, Karol Wojtyla, dopo il crollo del muro di Berlino e dei regimi aEst, aparlare dei «granidiverità» contenuti nel marxismo, e a criticare con inattesa asprezza i dogmi del capitalismo.

Con questo, si svela anche la fragilità di tutti quei progetti e di quel complesso di atti ossequienti che la destra italiana ha messo in campo per "catturare" i vertici della chiesa. La perfetta acquiescenza dimostrata negli anni verso le posizioni ecclesiastiche da parte dei seguaci e degli alleati di Silvio Berlusconi può essere senz`altro utile per guadagnare il consenso delle istituzioni secolari del Vaticano, come segreteria di stato, e i suoi ruoli ecclesiali (ma anche politici) preminenti, come la presidenza della Cei.

E fuor di dubbio infatti che su temi come la fecondazione assistita, e relativo referendum, si sia assistito a un formidabile gioco di sponda fra il centrodestra e il cardinale Ruini; così come l`opposizione ecclesiastica alla legislazione sulle unioni civili ha sempre visto uno strenuo quanto poco comprensibile sostegno "laico" da parte dei parlamentari dell`attuale Pdl. Considerazioni analoghe potrebbero essere aggiunte su qualsiasi tema di bioetica, dalla legislazione sull`aborto al testamento biologico.

Tuttavia una politica fatta per compiacere le stanze vaticane si scontra in ultimo con i grani di verità messi allo scoperto dalla fede e dalla ragione di Joseph Ratzinger. Vale a dire da un altro nucleo di verità non negoziabile del cristianesimo (altro anche rispetto al bene non negoziabile, per la chiesa, della vita biologica), che almeno sul piano filosofico fa a pezzi le semplificazioni, le forzature, le manipolazioni con cui la politica tratta una questione umanamente tragica. Certo, il lessico di Ratzinger non possiede la carica suggestiva di Wojtyla; ma se si ascolta la ratio del pontefice tedesco, lentamente si rivela anche la debolezza di chiunque voglia approfittare, per i propri disegni politici, della fede, e infine anche dell`altrui umanità.

© Copyright Repubblica, 1° settembre 2008 consultabile online anche qui.

Le considerazioni di Berselli ci fanno un enorme piacere, ma forse avrebbero dovuto arrivare prima visto che il Papa e' sempre lo stesso...sono i governi che cambiano! :-)
E' comunque molto positivo constatare che finalmente una parte dei media inizia a mettere da parte qualche pregiudizio per analizzare serenamente i discorsi e le omelie del Papa.
Questa e' la dimostrazione di quanto sia sbagliato tentare di "ingabbiare" il pensiero di Benedetto XVI come "conservatore" o come "progressista".
E' tempo di lasciare da parte queste categorie obsolete per mettersi seriamente in ascolto della razionalita' delle parole del Pontefice.
Faccio i complimenti a Berselli per l'articolo che comunque non disdegna critiche alla Chiesa.
Non posso fare a meno di notare una piccola "frecciata" finale che non fa onore, purtroppo, al resto dell'intervento.
Leggo infatti
:

Certo, il lessico di Ratzinger non possiede la carica suggestiva di Wojtyla.

Berselli...Berselli...anche questa e' una categoria superata.
Lei ieri e' rimasto colpito dalle parole di Benedetto XVI. Ha fatto come gli ex studenti del Papa: ad un certo punto ha smesso di prendere appunti e l'ha guardato metaforicamente negli occhi.
Non esiste carica piu' suggestiva di questa, caro Berselli.
Chi vuole arrivare al cuore deve passare prima dalla mente, almeno per me e' cosi'
:-)
Basta, quindi, con i confronti che non hanno, a questo punto, alcun senso.
Raffaella

2 commenti:

euge ha detto...

Un confronto scadente che si rivela una caduta di stile in un articolo che bisogna riconoscerlo è buono.
Però cara Raffaella non ci illudiamo....... chi è ingabbiato in certi luoghi comuni ed ideologici, finisce sempre per commettere un errore e qui a mio avviso l'errore sta nel confronto scadente operato a chiusura dell'articolo dal suo autore. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

euge ha detto...

Certo, il lessico di Ratzinger non possiede la carica suggestiva di Wojtyla.

Caro signore, la parola di un Papa non deve suggestionare almeno per quanto mi riguarda. La parola del Papa deve aprire il cuore e la mente e condurla al ragionamento e spiacente per lei Benedetto XVI è amato proprio per questo.