1 settembre 2008
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«Basta stragi, la politica dia risposte efficaci»
Quegli ultimi settanta immigrati clandestini persi nel canale di Sicilia quattro giorni fa senza soccorsi né testimoni a parte i superstiti, donne incinte e bambini presi dalle onde del mare in tempesta senza lasciare traccia né storia, riaccendono in Benedetto XVI il «dovere di Padre comune» di pretendere soluzioni ed «efficaci risposte politiche».
E ai cristiani perseguitati dell'India e di altri lidi ricorda che al male devono resistere «con la forza disarmata dell'amore che vince l'odio».
Due temi di stretta attualità si sono rincorsi nelle parole di papa Ratzinger, uno prima e uno dopo la preghiera dell'Angelus, ma è stato comunque l'appello per i clandestini a rivolgersi con maggior forza su governi, istituzioni, Paesi di origine e di destinazione, e sugli stessi immigrati, chiamati ad avere più rispetto «per il valore della propria vita», evitando di esporla a «gravissimi rischi».
Migranti, ha detto il Papa, dopo aver ricordato la tragedia di mercoledì scorso, ce ne sono sempre stati, ma «l'emergenza in cui si è trasformata in questi nostri tempi» «ci interpella e, mentre sollecita la nostra solidarietà, impone, nello stesso tempo, efficaci risposte politiche».
Bravi i governi che se ne stanno già occupando, dice Ratzinger, ma evidentemente non basta, e intanto occorre che i Paesi di destinazione, e nella fattispecie quelli europei, sviluppino «di comune accordo iniziative e strutture sempre più adeguate alla necessità dei migranti irregolari». Non si possono dunque costringere i clandestini - fa capire il pontefice, pur senza nominarli espressamente - all'umiliazione dei Cpt strapieni o dell'abbandono.
Tuttavia, dopo gli equivoci e le polemiche dello scorso ferragosto sulla necessità di "'accoglienza" e i timori di un nuovo "razzismo", Benedetto XVI evita accuratamente entrambi i termini, limitandosi ad osservare che «il dovere della legalità si impone a tutti», senza ovviamente dimenticare il «senso di responsabilità e lo spirito umanitario».
«So che molte istanze regionali, nazionali e internazionali si stanno occupando della questione della migrazione irregolare: ad esse - ha detto il Papa - va il mio plauso e il mio incoraggiamento, affinchè continuino la loro meritevole azione con senso di responsabilità e spirito umanitario. Senso di responsabilità devono mostrare anche i Paesi di origine - ha aggiunto - non solo perchè si tratta di loro concittadini, ma anche per rimuovere le cause di migrazione irregolare, come pure per stroncare, alle radici, tutte le forme di criminalità ad essa collegate».
Poi, l'appello ai paesi di destinazione, e, infine, quello agli stessi clandestini, che «vanno sensibilizzati sul valore della propria vita, che rappresenta un bene unico, sempre prezioso, da tutelare di fronte ai gravissimi rischi a cui si espongono nella ricerca di un miglioramento delle loro condizioni, e sul dovere della legalità che si impone a tutti».
Una legalità che va però modulata, secondo il Vaticano, a misura d'uomo, se è vero, come ha denunciato sabato il segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, arcivescovo Agostino Marchetto parlando degli zingari, che in Europa ci sono leggi discriminanti e che in molti Paesi persistono «disuguaglianza, razzismo e xenofobia». Leggi troppo rigide, poi, favoriscono la clandestinità e creano una «situazione immorale», come affermato dai vescovi americani in un appello ai candidati alla Casa Bianca in riferimento agli Stati Uniti.
© Copyright Il Tempo, 1° settembre 2008 consultabile online anche qui.
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