14 maggio 2007
Aggiornamento della rassegna stampa del 14 maggio 2005 (3) [family day]
Vedi anche:
IL DISCORSO STORICO DEL PAPA
Il Manifesto di Papa Ratzinger
VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE: SPECIALE
VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE (9-14 MAGGIO 2007)
Rassegna stampa del 14 maggio 2007
Dedicato a coloro che pensano che il Papa esageri sui temi etici
Aggiornamento della rassegna stampa del 14 maggio 2007 (1) [family day]
Aggiornamento della rassegna stampa del 14 maggio 2007 (2)
Il paese «invisibile» s'è fatto folla immensa
Marina Corradi
Erano una folla traboccante. Un milione di italiani, forse di più, con uno straordinario numero di bambini. A Roma, con treni partiti a notte fonda, s'erano portati di tutto, come nelle gite della domenica: striscioni e biberon, ombrelli, panini, passeggini, nonni. Dalle magliette da centro commerciale era evidente un'estrazione sociale non elitaria. Era la gente che incontri sui tram e in coda alla posta. Erano facce di un popolo. Eppure, le abbiamo riconosciute con una sorta di tacito stupore; quella folla mite ma determinata ha portato in piazza un'Italia tanto numericamente massiccia, quanto poco rappresentata nei tg e sui giornali.
Gente che non ama sfilare, né gridare. Questa volta sono usciti allo scoperto, e pur lasciando a casa ciascuno - esitanti a quel viaggio, o non in grado di partire - tanti altri come loro, hanno formato insieme una tale muraglia, che non si potrà più ignorarli. Le telecamere hanno documentato ieri un'Italia invisibile. A leggere gli editoriali dei grandi quotidiani, a sentire certo dibattito politico, l'Italia parrebbe il luogo dove le istanze della modernità su famiglia e matrimonio, pure da tutti condivise, si arenano per l'oscuro potere delle gerarchie della Chiesa. Anche quando il referendum di due anni fa finì rovinosamente per i suoi promotori, l'interpretazione dei grandi media, massicciamente in mano ai devoti del pensiero politicamente corretto, fu che aveva vinto l'astensione - come a dire, la pigrizia di un popolo ignorante. Inammissibile, il dubbio che un'ampia fetta del Paese non avesse ancora aderito al verbo liberal-radicale. La novità di ieri a San Giovanni, è che quell'Italia invisibile si è vista. E anche se hanno cercato di allestire un'improvvisata piazza alternativa, così da far sembrare dimezzata la prima ( e consentire al Tg di Riotta di fare il suo finto ping-pong ), ciascuno ha constatato dove stava l'Italia.
Non parevano, a guardarli, aggressivi gli italiani riemersi dal cono d'ombra dei media. Né arroganti, come qualche maître à pénser ha accusato. A meno che arroganza non sia semplicemente mostrarsi, e dire pacificamente ciò in cui si crede. Ai giornalisti che febbrili li inseguivano, armati di microfoni e domande culturalmente complesse - «Quante famiglie ci sono? E l'amore, non è una cosa naturale?» - quelli di piazza San Giovanni rispondevano con aria stupita, come chi non capisca come si possa arruffare tanto una faccenda semplice: la famiglia? È fatta da un uomo e una donna che vivono insieme per educare dei figli. Risposta che sembrava irritare i giornalisti. «Ma, e "le" famiglie?», insistevano smarriti, privati del loro timone culturale. E quelli, già andati a scaldare il biberon al bambino.
L'Italia invisibile è scesa in piazza per dare voce a un'idea spontanea, forse elementare: c'è un dato naturale, che dal giardino dell'Eden in poi porta l'uomo a trovarsi una donna, e lei a trovare lui, e a vivere insieme, e a crescere insieme figli. Questa funzione della famiglia va garantita e protetta , perché è ciò che continua un popolo, e la sua storia. Poi, ognuno vive come crede. Famiglia, tuttavia, è questo: senza plurali, se non nell'accoglienza del cuore.
C'è una stragrande parte d'Italia che di questa semplice verità è pacificamente convinta. E, da sempre lasciata sola con i suoi problemi e oneri e fatiche, nell'avvertire che le si vorrebbero avvicinare altre "famiglie", che della prima condividerebbero solo i già pochi diritti, si è stancata: ed è andata a Roma per mostrare di esistere. Di esistere ancora, anche se nelle fiction tv si vedono solo "famiglie", e quasi mai quella di tanti italiani che ogni sera si sentono un po' più dei sopravvissuti, ridicoli, e forse anche tonti - dopo trent'anni, ancora con la stessa moglie. Di volere esistere ancora, e sposarsi, e avere figli, quanti ne vogliono, e di voler essere in questo aiutati e tutelati. A volte, le date sono profetiche. Trentatré anni dopo il referendum sul divorzio, da molti visto come l'avvento liberatorio della modernità in Italia, in un milione sono andati in piazza, per dire che la modernità quantomeno non coincide con la fine della famiglia. Che qui invece si gioca, e si sceglie, l'Italia ventura.
Avvenire, 13 maggio 2007
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