8 maggio 2007

Il teologo Weigel: perché al Papa piace ridere


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L'opinione pubblica e l'opinione pubblicata

Rassegna stampa dell'8 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa dell'8 maggio 2007 (1)

Le Guardie Svizzere preparano il pane per Papa Benedetto...


Primalinea

George Weigel

Da Ratisbona a Gesù di Nazaret, così Benedetto XVI, con la fede,
salverà la ragione dell'Occidente. Parla il grande teologo americano


di Meotti Giulio

È nato a Baltimora, la culla del cattolicesimo statunitense. Ma nel profondo, a giudicare soprattutto dalla fibra della sua scrittura e riflessione, George Weigel è un intellettuale dalla vocazione slava. La sua visione della storia è orientale, in marcia, profetica, assediata. I centri vitali sanguinano e la cultura deve farsi quasi pentecostale. Non a caso è un grande appassionato del genio russo Vladimir Solov'ev e un estimatore del provvidenzialismo anticomunista dei cristiani dell'Europa orientale. Massimo teologo conservatore cattolico degli Stati Uniti, Weigel in Italia ha appena pubblicato Benedetto XVI. La scelta di Dio, un viaggio dal papato di Karol Wojtyla a quello di Joseph Ratzinger (in precedenza era uscito La cattedrale e il cubo). A Giovanni Paolo II, Weigel ha dedicato quella biografia best seller conosciuta in Italia col titolo Testimone della speranza, da molti considerata l'opera definitiva sulla vita del pontefice polacco. Lo abbiamo intervistato sul libro di Joseph Ratzinger, Gesù di Nazaret, e su questi due anni di pontificato neobenedettino.
«Benedetto XVI è uno dei più grandi teologi del mondo» dice Weigel a Tempi, «ragion per cui ogni suo libro è come se tirasse le fila di sei decenni di precedenti ricerche e riflessioni». In questo caso, sulla figura di Gesù. «L'importanza di questa pubblicazione sarà certamente magnificata da molte persone per il fatto che è il suo primo libro scritto in qualità di Papa. Ma Ratzinger spiega proprio che sono soltanto sue riflessioni personali. Come per Giovanni Paolo II, la cosa interessante dunque è che il capo della Chiesa cattolica resta un intellettuale infaticabile, che continua questa sua ricerca anche dovendo portare il peso del suo ufficio».
Weigel torna ai giorni del Conclave: «Dopo il Concilio Vaticano II, molti cattolici e quasi tutti i media si aspettavano che anche la Chiesa cattolica seguisse il camminio delle altre comunità cristiane in Occidente. Ovvero, il camminio dell'indulgenza verso la modernità secolarista e la convinzione che la fede religiosa sia solo uno stile di vita, una scelta personale. Queste aspettative hanno avuto delle conseguenze dottrinali, come la questione se Gesù fosse o meno l'unica strada per raggiungere la salvezza. Scegliendo questo Papa, il collegio cardinalizio ha mandato un segnale preciso a tutta la Chiesa cattolica. La "teologia del corpo" di Giovanni Paolo II e le riflessioni di Benedetto XVI su eros e agape nell'enciclica Deus caritas est sono gli strumenti necessari per opporsi allo gnosticismo, il cui fine è un totalitarismo nichilistico». Nel libro su Gesù, secondo Weigel, il Papa rinnova tutta la sua metodologia: «Il testo ha qualcosa di rinfrescante e inedito. Benedetto nello stesso tempo afferma i risultati della scuola critica e ci dice di fidarci dei Vangeli, che ci hanno tramandato un ritratto storicamente credibile di Gesù di Nazaret. Questo approccio "sia/sia" è rimasto sempre caratteristico della cristologia di Ratzinger per decenni. I suoi sermoni sono delle piccole miniature della dottrina cristiana. Il libro combina un pensiero rigoroso e una profonda passione. Benedetto insegna che la relazione di Dio con il mondo è come una storia d'amore, non una relazione di potere che si esprime in un contesto di pura volontà. Dio entra nella storia in cerca dell'uomo e gli fa incontrare una donna nella comunione d'amore. Per questo Benedetto suggerisce che l'immagine di Dio ha un effetto profondo sull'immagine dell'uomo che ha una cultura».
Prima dell'elezione pontificia, Ratzinger e suo fratello avevano progettato di acquistare una proprietà in Baviera dove poter vivere. «Ma il Conclave aveva altri progetti per il cardinale. Così Benedetto XVI ha appena trascorso il suo ottantesimo compleanno a Roma. Quando varcò la loggia di San Pietro, il 19 aprile del 2005, per incontrare e benedire "la città e il mondo", non potevo provare alcuna malinconia per i nuovi piani del pontefice, per il quale sento gratitudine, affezione e rispetto. Il giorno dell'elezione, Ratzinger non aveva la felicità dell'uomo che ha raggiunto ciò che voleva, ma era come se fosse stato come "liberato" da se stesso: non sarebbe più rimasto all'ombra gigantesca di Giovanni Paolo il Grande, né sarebbe più stato confinato a un ruolo di disciplina».

Un catechista dal linguaggio chiaro

Ciò non toglie, ovviamente, puntualizza Weigel, che Joseph Ratzinger sia davvero un Papa teologo: «Ha un'enciclopedica conoscenza di due millenni di teologia e storia culturale dell'Occidente. È più uno studioso timido e monastico che la gigantesca personalità pubblica del suo predecessore. Tuttavia ha mostrato una capacità impressionante in un diverso tipo di "presenza" pubblica: ricordiamo i funerali di Wojtyla e la sua prima apparizione come Papa. Ha conosciuto le tentazioni del totalitarismo durante il Terzo Reich; è stato tradito da ex studenti, come il teologo della liberazione Leonardo Boff, e da ex colleghi, come Hans Küng. Se Wojtyla era un intellettuale con un profondo rispetto per la pietà popolare, un mistico che era anche un grande sportivo, un celibe che scrisse di sessualità umana, un orfano che incarnava la paternità in un mondo privo di padri, insomma l'uomo più visibile della storia umana, Ratzinger è un gentiluomo cristiano, un quieto di un'intelligenza senza eguali, di modestia genuina e profondità spirituale. E soprattutto ironia, tanta ironia. Ratzinger è un grande catechista, sa distillare i passaggi più difficili della dottrina cristiana in un linguaggio che chiunque può afferrare. Il nuovo Benedetto è un uomo convinto che le idee abbiano conseguenze sul mondo e che le società non possano costruire le proprie fondamenta su falsi dèi. L'Europa aveva iniziato il XX secolo con una confidenza senza precedenti nel progresso scientifico e culturale. In cinquant'anni ebbe invece montagne di corpi e oceani di sangue, Auschwitz e il Gulag. Cosa successe? L'autocannibalismo della libertà. Idee disperate sulla persona umana, sposate alla tecnologia, hanno fatto del XX secolo una camera della morte. L'irrazionalità del XXI secolo non è solo l'irrazionalità della morte in nome di Dio; è anche l'irrazionalità dello scetticismo radicale, dello scetticismo corrosivo che si mangia la vitalità dell'Europa. Ecco perché Benedetto, invece, invita a "creare una stanza per la razionalità"».
Il discorso più polemico del Papa, quello del settembre scorso a Ratisbona, conferma Weigel, ha posto due problemi decisivi nell'agenda mondiale: «Il pericolo della fede irrazionale e il pericolo di una perdita della fede nella ragione. Tutti i pontefici sono "conservatori", al Soglio petrino si accede per conservare la verità della fede cattolica. La Chiesa non si reinventa a ogni nuovo Papa. Il no di Benedetto alla concezione del matrimonio come accordo fra "adulti consenzienti", per esempio, è basato su un sì vecchio cinquemila anni: la stabile unione di un uomo e di una donna per il loro bene e per il bene dei loro figli. Il no alle tecnologie riproduttive, invece, è fondato sul sì alla dignità della persona umana. Uomo e donna, padre e madre sono icone. Il cattolicesimo ci dice non solo che siamo capaci di grandezza, ma che la grandezza è a noi richiesta. Ratzinger ha usato tutti gli strumenti della moderna ricerca per adempiere a questo sforzo di conservazione. Ma "conservatore", "tradizionalista" e "dottrinario" sono etichette che illuminano poco e oscurano molto la sua figura».
Benedetto osserva preoccupato l'umanità che minaccia se stessa su molti fronti. «C'è un potenziale "medioevo" di un mondo conquistato dal jihadismo, un mondo in cui la luce della libertà religiosa e altri basilari diritti civili si sono estinti. Può l'islam essere autocritico? Può l'Occidente riscoprire la sua devozione alla ragione e aiutare i riformatori islamici? Queste sono le domande che Benedetto ha posto. Se l'Occidente limita il concetto di "ragione" alla razionalità puramente strumentale, o in una posa autoindulgente e postmoderna, nega la capacità umana di cogliere la verità, e non sarà in grado di difendere se stesso. Poi c'è il pericolo di un altro "medioevo", quello dell'umanità prodotta come in manifattura, attraverso le nuove biotecnologie. Ho letto Il mondo nuovo di Aldous Huxley al liceo. Poi l'ho riletto due estati fa. È incredibile nel suo essere così attuale. Quando la manifattura sostituisce la generazione, è irresistibile la tentazione di produrre esseri umani, esseri umani inferiori. Siamo in grado di creare il "bambino su misura", ma questo non sarà mai un essere umano indipendente, quanto la copia di un io. Benedetto insegna che uomo e donna sono radicalmente uguali di fronte a Dio, ma non sono icone intercambiabili alla Sua presenza nella creazione. Nella grammatica di Benedetto XVI, l'eros è un esodo. Deus caritas est è il tentativo di introdurre nel mondo il "Dio con la faccia umana"».
Il Papa si appresta a partire per il Brasile, dove la Chiesa cattolica sta perdendo terreno rispetto alle comunità evangeliche. «Mi auguro tre cose da questo viaggio: una sfida all'America Latina perché essa diventi protagonista della propria storia anziché essere oggetto della storia del Nord America; un riconoscimento che il terreno conquistato dal protestantesimo è frutto in parte dal fallimento della Chiesa cattolica; il riconoscimento che di fronte alle sfide della secolarizzazione gli evangelici sono alleati dei cattolici latinoamericani».

Perché al Papa piace ridere

Quando il custode dell'ortodossia cattolica fu eletto Papa, Weigel scrisse un editoriale sul Wall Street Journal per spiegare che una luce era stata accesa ai bordi di questo oscuro cratere della ragione. «Non è ingratitudine verso l'Illuminismo affermare che un secolarismo che desertifica l'animo umano, un umanesimo esclusivistico, minaccia l'Occidente, perché non ci consente di dare un senso ai nostri figli e ai nostri nipoti. Ratisbona è stata un tentativo coraggioso di creare una nuova grammatica pubblica in grado di disciplinare e indirizzare la discussione su quelli che sono i nostri problemi più gravi. La vittoria della ragione è un antidoto allo smog secolarista. L'emozione oggi ha sostituito la ragione come arbitro del giudizio. Chesterton scrive che se il cerchio suggerisce infinità e perfezione, la croce ha al proprio cuore "una collisione e una contraddizione". Per questo Benedetto sottolinea lo scandalo dell'incarnazione. Da quando san Paolo ha parlato ai corinzi, questo scandalo non è contro ragione, ma al di là della ragione. I misteri della fede non sono puzzle da risolvere, ma verità oltre ragione, come la presenza di Cristo nell'eucaristia. Sappiamo che la terra è tonda, ma viviamo spesso come se il mondo fosse piatto. "Collera di automutilazione", la chiama Solzˇenicyn. Nei miei diciassette anni di conversazioni con lui, mi ha sempre colpito il fatto che Ratzinger è un uomo a cui piace ridere. Benedetto XVI è convinto che la tragedia umana non sia altro, in ultima istanza, che una commedia divina».

Tempi num.18 del 03/05/2007

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