31 marzo 2008

Ma la religione non è un fatto privato. Giuliano Ferrara replica ai "Cattolici invisibilisti" (Panorama)


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Su segnalazione della nostra Luisa leggiamo questa "strigliatona" di Giuliano Ferrara:

Ma la religione non è un fatto privato

Giuliano Ferrara

Per un po’ uno li sta a sentire, poi si ride. Ma insomma, ci vuole una bella opacità della mente e del senso storico per rifilare al pubblico, in questo anno di grazia 2008, l’idea che la religione sia un fatto privato e che la conversione di un musulmano il Papa non la deve celebrare nella notte di Pasqua, in San Pietro e a telecamere aperte.

Lasciamo da parte la questione canonica e teologica, il significato stesso di libertà religiosa di una conversione, il proselitismo e tutto il resto. Parliamo di storia e di politica.

Volete rendervi conto, cattolici invisibilisti che pretendete di calpestare le strade del mondo laico lasciando a casa la vostra cultura, di quanto il mondo sia cambiato dai tempi del Vaticano II? Rendersi conto di quel che muta non è oscurantismo reazionario, non è l’Inquisizione spagnola che ritorna, non è esclusivismo fondamentalista, fine dell’ecumenismo, distruzione della laicità: è realismo.

Il realismo di Nicolas Sarkozy, che parla dell’orizzonte religioso come della nuova frontiera su cui si dispone la storia europea. Di Tony Blair, che insegnerà «religione e globalizzazione» a Harvard. Di una pletora di intellettuali capaci di interrogarsi in tutto il mondo sul ritorno del sacro, sulla nuova sensibilità religiosa di massa.

Tra questi metterei perfino quel bravo scrittore e cronista dell’Unità il quale si è accorto, imbattutosi nella recente Via Crucis immersa nella pioggia battente, e così folta di partecipazione internazionale di fedeli, che tanti anni fa la Via Crucis era un piccola e laterale cerimonia per un pugno di fedelissimi del Papa Paolo VI, senza rilevanza nemmeno per il traffico intorno al Colosseo.

Roma a parte, come si fa a nascondere la verità della politica americana, intesa non come somma di banali notizie politiche ma come sviluppo strutturale di nuovi fenomeni sociali e civili ad alto impatto emozionale, culturale, civile? Fenomeni che coinvolgono i candidati alla presidenza ormai da decenni, i giudici della Corte suprema, le università e le case editrici, le cinture suburbane dove si fabbricano i voti dei «churchgoers», elettori evangelici praticanti che possono determinare vita o morte di un qualunque pretendente alla presidenza dell’impero?
Per anni giornali come Il Foglio o l’Economist hanno cercato di spiegare come stanno le cose in materia di relazioni tra religione e spazio pubblico. Invano, a quanto pare.

Hillary Clinton parla di Dio «con maggiore frequenza di quanto mediamente faccia un vescovo europeo» ha scritto da Washington Adrian Wooldridge.

E il suo guaio è che sulla strada ha trovato uno che non solo parla di Dio, come il predicatore laico Barack Obama, ma addirittura agisce scenicamente in tenuta profetica permanente, e costruisce sogni nazionali di unità, di riscatto, di salvezza con le stesse formule di oratoria religiosa con cui da sempre, nella storia americana, sono state giustificate e fondate le grandi battaglie contro la schiavitù, la segregazione dei neri, i diritti civili e l’unità patriottica del melting pot, del popolo dei diversi che si raduna intorno alla città costruita evangelicamente su una collina, la città della libertà di credere.

E con tutto questo gran circo religioso, mentre gli islamici è nell’esercizio legale della loro fede (la sharia) che attingono la forza della loro rivolta contro l’Occidente, mentre gli ebrei difendono la loro città sulla collina, il loro stato-guarnigione sorto dopo la Shoah, dall’atomica dei mullah iraniani, voi vorreste che la conversione a Cristo di un musulmano scivolasse nell’ombra della storia, al riparo dalle critiche e dalle «reazioni»? Ma siete matti? Ma in che mondo storico vivete?

© Copyright Panorama n. 14/2008

2 commenti:

euge ha detto...

Evidentemente il mondo storico a cui si riferisce Ferrara, è riservato soltanto a quegli eventi che interessano certi giornali o certi punti di vista! Se pensate in quanti modi può essere letto e proposto un fatto storico ve ne renderete conto.

Anonimo ha detto...

Sì, Ferrara ha subito avvertito il problema di un'avvenuta "mutazione" dei cattolici europei, in senso "invisibilista". E questo attribuire alla religione un significato solo privato, disconoscendone la dimensione pubblica, altro non è che un riconoscimento, sia pure implicito o non del tutto consapevole, della "dittatura del relativismo".