25 marzo 2008
Una riflessione di Mons. Eugenio Romero Pose sulle radici cristiane dell'Europa (Osservatore)
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Una sua riflessione sulle radici cristiane del continente
Affinché l'Europa non smarrisca il proprio orizzonte
di Marta Lago
L'Europa ha bisogno di accettare se stessa per sopravvivere. Quale modo migliore, se non quello di richiamare l'attenzione per celebrare l'anniversario della firma - il 25 marzo 1957 - del Trattato di Roma? A quattro mesi dal cinquantenario del testo fondante dell'Unione Europea, monsignor Eugenio Romero Pose - allora vescovo ausiliare di Madrid - accettò di parlare sul tema "Europa: eclissi o futuro?" nel momento in cui era stato rifiutato il progetto di costituzione del vecchio continente, documento che inoltre prescindeva dalle sue radici cristiane.
A questa identità si riferì don Eugenio - profondamente formato nell'antichità cristiana, maestro di patristica, teologo e pastore - nell'inaugurare il corso accademico 2006/2007 all'università Francisco de Vitoria (Madrid). L'Instituto de Investigaciones Económicas y Sociales dell'università e Unión Editorial recuperarono e pubblicarono uno scritto relativo a quella conferenza, privo di alcune note per la morte del prelato.
Il titolo dell'opuscolo, Europa: de la controversia sobre sus raíces a la crisis sobre su futuro, apre un itinerario a partire dall'epoca di sant'Agostino, quando "si raggiunse una sintesi sulla teologia propriamente detta (Dio), l'antropologia - la creatura come persona a immagine e somiglianza di Dio, secondo la cristologia - e la teologia della storia (vedi l'agostiniano De civitate Dei)", spiega monsignor Romero Pose. Egli esorta a comprendere la realtà europea, "ferita" a partire dalla rottura della tradizione agostiniana quanto alla relazione fra fede e ragione, fondamento dell'antropologia e dell'organizzazione sociale.
La conseguenza è "l'abbandono da parte della ragione della verità che apporta la dimensione credente (la fede)", fenomeno che cristallizza come elemento di secolarizzazione. Questa e il laicismo, difendono l'autonomia della ragione e del mondo in contrapposizione all'espressione della fede e della ragione. Sembra si dimentichi così, che "l'Europa, accanto all'autonomia - la quale non è separazione né contrapposizione - apprezzò fra le proprie tradizioni migliori l'armonia fra fede e ragione"; sfugge, inoltre, che parimenti "si deve al cristianesimo la differenza fra fides et ratio, l'indipendenza fra organizzazione della società (stato), politica e religione".
Tuttavia, parallelamente al laicismo radicale - il quale agisce con la mera forza della ragione e "ritraduce l'espressione "come se Dio non esistesse" con quella, non meno radicale, "come se la Chiesa non esistesse"" - il vescovo Romero Pose sottolinea la presenza di un'altra intellighenzia laica europea che focalizza il futuro del Continente considerando la preoccupazione per la dignità dell'uomo.
"Sono quindi i diritti umani a dover essere il punto di attenzione irrinunciabile affinché l'Europa non perda il proprio orizzonte; diritti umani che non sono creati dal legislatore, ma sono iscritti nella natura stessa della persona umana e ci rimandano al Creatore": con queste parole il prelato si calava già nelle riflessioni di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI per la sua estrema attenzione e per il dialogo costruttivo con il mondo laico europeo del quale porta notevoli esempi nella conferenza. Ebbene, l'essenza stessa dell'uomo è la dimensione religiosa, l'apertura alla trascendenza.
Di qui la difesa di Benedetto XVI di uno stato sanamente laico - di una laicità positiva - che offra garanzie di vivere la religiosità con autentica libertà anche in ambito pubblico. Da qui anche l'utile chiarificazione: "lo stato laico, a differenza di quello laicista - ideologico e segnato dalla secolarizzazione - non solo non è ostile al sentimento religioso, ma collabora anche con esso".
L'intesa, l'armonia, la sintonia fra ragione e fede - nella disponibilità reciproca - sono "il cuore della cultura e il lascito cristiano europeo"; una delle dimensioni proprie dell'Europa: il suo fondamento. Scindere fede e ragione pone invece in discussione la sopravvivenza stessa dell'Europa.
Dinanzi ai problemi del continente - ad esempio, un concetto errato di scienza che esclude Dio - la proposta di Joseph Ratzinger che monsignor Romero Pose cita, è di ampliare il concetto di ragione e il suo uso. È necessario che la fede confidi nella ragione e che la ragione si apra al riconoscimento della religione. Di fatto "l'eclissi e l'esclusione di Dio comportano l'eclissi e l'esclusione dell'uomo in quanto considerato come un mero prodotto", "e l'etica resta confinata nei limiti del relativismo e dell'utilitarismo, escludendo qualsiasi principio vincolante per tutti", sottolinea il prelato spagnolo.
Tutto ciò fa tremare le fondamenta di un dialogo tra culture e religioni, poiché "le culture profondamente religiose ritengono che l'esclusione del divino dall'universalità della ragione sia un attacco alla sfera più intima dell'uomo". Inoltre, "relegare la religione nello spazio di una sottocultura significa rendere impossibile il dialogo fra culture", ammoniva il vescovo.
Le espressioni di rottura con il cristianesimo - con le radici europee - richiedono che si assecondi il grido di Giovanni Paolo II a Santiago de Compostela: "Europa... sii te stessa ... scopri le tue origini". Detto con le parole di Joseph Ratzinger, che Romero Pose sottolinea, "per sopravvivere, l'Europa ha bisogno di una nuova accettazione - senza dubbio critica e umile - di se stessa".
(©L'Osservatore Romano - 25-26 marzo 2008)
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