16 giugno 2008

«Sicurezza e riparo, la Chiesa come un porto» (Bobbio)


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«Sicurezza e riparo, la Chiesa come un porto»

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nostro servizio

Alberto Bobbio

Brindisi S'affaccia sul porto di prima mattina, sotto un cielo celeste, dove l'aspetta l'intera città. Brindisi è il suo porto, da secoli. Brindisi è questo mare e questo approdo sicuro, riparo dalle tempeste dell'Adriatico del Sud. Non ve ne è altro così protetto a questa latitudine, due seni, di ponente e di levante, che s'infilano in città. È porto militare e commerciale, anche se negli ultimi anni il porto di Brindisi vive una crisi commerciale, che preoccupa la città.
Il Papa arriva al porto e celebra su un grande spiazzo che fino a poco tempo fa era deposito di materiali, recuperato alla città con sapiente ristrutturazione dall'amministrazione comunale e dall'autorità portuale. I brindisini lo ringraziano anche per questo. Senza il suo viaggio qui, non sarebbe accaduto. Si chiama banchina di Sant'Apollinare. Benedetto XVI celebra la Messa insieme ai vescovi di tutta la Puglia e ad assistere c'è anche il metropolita ortodosso d'Italia Gennadios, perché la Chiesa di Brindisi ha una grande vocazione ecumenica. Ratzinger lo fa subito notare: «Ci invita a impegnarci per la piena unità dei cristiani».
Ma anche sul porto, come luogo simbolico, si sofferma il Papa: «Evoca i viaggi missionari di Pietro e Paolo».
Torna il tema di questo decimo viaggio in Italia: la missione della Chiesa, il dialogo con le culture e i popoli in tutte le lingue del mondo.
Lo aveva spiegato sabato scorso a Santa Maria di Leuca.
Lo ha ripetuto ieri a Brindisi, rafforzando il concetto. Joseph Ratzinger spiega che la «vocazione» e lo «slancio missionario» è la «costituzione» della Chiesa, insomma la sua carta fondamentale. Svolge una lezione sul ruolo della Chiesa e lo stile di Gesù. Osserva che esso è «inconfondibile», perché il «disegno è quello di salvare tutti gli uomini», di «compiere le cose più grandi in modo più povero».
La Chiesa è come un porto, dirà alla fine della Messa durante la recita dell'Angelus, perché parla di «accoglienza, di riparo, di sicurezza». Non sono accenni politici, non entra il Papa nel dibattito italiano, stretto tra accoglienza e sicurezza. Lui si occupa della Chiesa, che accoglie tutti come un porto fa per i navigli quando c'è tempesta. Ma la Chiesa è anche missionaria, perché da ogni porto i cristiani partono per il mondo. Sta qui il centro della lezione brindisina del Papa teologo. Osserva che è «la logica del Regno di Dio, piccolo seme diventato albero», è la logica che si trova nel patto del Sinai tra Dio e il suo popolo, la logica dell'Alleanza che poi nel Nuovo Testamento e nei Vangeli si compie in «gesti umili e concreti, che contengono un'enorme potenzialità di rinnovamento», perché nel mondo «trionfi la vita di Dio» e «trionfi Dio che è amore».

«Amore» è la parola che Ratzinger continua a ripetere in ogni discorso. È ormai la parola che connota il pontificato.

A Brindisi spiega che è il progetto di Dio, che tuttavia non è imposto a nessuno: «L'amore di sua natura non si può imporre». L'amore si può accogliere. E la Chiesa è la misura dell'accoglienza, «spazio» e «mediazione» dell'amore di Dio. E qui Ratzinger ragiona su santità e missionarietà, «due facce», dice, «della stessa medaglia», perché solo una Chiesa «colma dell'amore di Dio può compiere la sua missione». Può sorprendere il ragionamento, perché di solito si crede la Chiesa essere già santa. Invece il Papa ricorda che è utile riflettere attorno a quello che è tutt'altro che un paradosso.
Nemmeno gli apostoli, ricorda, erano «uomini perfetti» e non sono stati scelti per «la loro irreprensibilità morale e religiosa»: «Erano sicuramente credenti, pieni di entusiasmo e di zelo, ma segnati dai loro limiti umani, talora anche gravi». Perché Gesù li ha scelti? Ratzinger risponde e prosegue nella sua lezione. «Li chiamò perché diventassero santi, come noi, come tutti i cristiani». La Chiesa infatti è «comunità di peccatori, che credono nell'amore di Dio». Altro non c'è, tutto il resto, invita il Papa a credere, non è importante. Ciò che conta è vivere nell'amore, cosa che «nulla ha a che vedere con il pietismo, con l'assistenzialismo». La solidarietà proposta dalla Chiesa è infatti «animata dalla speranza», che non è una consolazione, ma una «persona»: «Cristo è la speranza del mondo».
All'Angelus aggiunge un capitolo. Dice che il «messaggio cristiano» porta diritto alla «cooperazione e alla pace». Cita un brano del suo discorso alle Nazioni Unite sulla prevenzione e il controllo dei conflitti, scongiura popoli e potenti di esplorare «ogni possibile via diplomatica» e prestare «attenzione e incoraggiamento anche i flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione».
Il riferimento va al Medio Oriente e forse alla partita in corso tra Iran e resto del mondo. È un po' preoccupato di come vanno le cose e allora affida l'Italia, l'Europa e il mondo alla «materna protezione» della Madonna, anch'essa porto sicuro che difende «dalle tempeste che minacciano la fede e i veri valori».

© Copyright Eco di Bergamo, 16 giugno 2008

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