22 giugno 2008

Don Marchetti: «Comunione ai divorziati risposati? Problema serio, da non banalizzare. "Strana" la battuta di Mons. Sanguinetti»


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Don Marchetti: problema serio, non va banalizzato

Giulio Brotti

Bergamo Don Gianluca Marchetti, esperto di Diritto canonico, cancelliere della Curia di Bergamo e già Segretario generale del 37° Sinodo diocesano, esprime qualche dubbio su quanto le agenzie di stampa hanno diffuso circa il colloquio tra il presidente del Consiglio Berlusconi e il vescovo di Tempio-Ampurias («Eccellenza, perché non cambiate le regole per noi separati e ci permettete di fare la Comunione?», avrebbe chiesto il premier. «Lei che ha potere, si rivolga a chi è più in alto di me», sarebbe stata la risposta di monsignor Sebastano Sanguinetti).
«Trovo la cosa un po' strana – spiega don Marchetti -.

In primo luogo perché un vescovo, se è intento a distribuire la Comunione, di solito non ha il tempo per replicare alle battute; e poi, perché la questione dell'impossibilità per i divorziati risposati, non per i separati, di accedere all'Eucarestia è una faccenda seria, che non può essere aggirata ricorrendo a “poteri superiori”.

Spesso, nei media, parlando della Chiesa, si adotta un approccio banalizzante, mettendo tutto in scherzo: ecco perché prenderei “con riserva” il resoconto del dialogo tra Berlusconi e monsignor Sanguinetti».
Don Marchetti coglie però l'occasione per chiarire il vero senso della disciplina della Chiesa sui divorziati risposati: «Si parte dall'assunto che, nel matrimonio, la scelta di unirsi a una persona abbia un carattere definitivo, incondizionato.

Allora, sorvolare sul fatto che la situazione matrimoniale di un divorziato risposato è obiettivamente “irregolare”, o far finta che nulla sia accaduto, significherebbe rendere un cattivo servizio alla verità e, paradossalmente, mancare di rispetto alle persone che si trovano in tale situazione. Il fatto poi che esse non possano ricevere l'Eucarestia, non ha il senso di un giudizio morale sulla qualità del loro nuovo rapporto, né, tanto meno, di un'esclusione dalla vita della comunità cristiana.

Su questo punto si è espresso in modo molto chiaro, recentemente, lo stesso Benedetto XVI, e merita anche di essere ricordata la bella lettera indirizzata dall'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, “agli sposi in situazione di separazione, divorzio o nuova unione”, intitolata "Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito": Tettamanzi ribadisce che per la comunità ecclesiale queste persone rimangono a tutti gli effetti “sorelle e fratelli amati e desiderati”, a cui si chiede “di non allontanarsi dalla vita di fede e dalla vita di Chiesa”».

© Copyright Eco di Bergamo, 22 giugno 2008

Il vescovo ha pero' confermato la battuta parlando (ma tu guarda!) ai giornalisti al termine della Santa Messa.
La foto del post precedente dimostra che al momento della Santa Comunione c'e' stato un allegro scambio di battute assolutamente fuori luogo
.
Tutta un'altra storia al Corpus Domini, a Santa Maria di Leuca ed a Brindisi...
R.

1 commento:

euge ha detto...

Ho visto la foto del post precedente che documenta il tutto. Effettivamente già il fatto che al momento della comunione ci si scambino allegre battute, mi sembra del tutto fuori luogo ed una grande presa in giro verso Nostro Signore. Abbiamo detto mille volte e condannato, il comportamento non raccolto che certe persone assumono andando a ricevere il Corpo di Cristo che molto spesso assomilgia ad una passerella oppure ad un defilè ma, che un vescovo si metta a fare questi teatrini nel bel mezzo della distribuzione della comunione rilasciando poi ai giornalisti le dichiarazioni che sappiamo, beh allora c'è qualcosa che non torna. Questi sono comportamenti che da un ministro di Dio, non si dovrebbero mai vedere. Che razza di fiducia potrà mai avere un fedele davanti a questi episodi? I sacerdoti, i vescovi ed i cardinali dovrebbero essere i primi a dare l'esempio e se questo è l'esempio allora c'è molto ma molto da meditare e da lavorare.
POVERA VIGNA DEL SIGNORE!