28 giugno 2008

Zizola cambia idea: la Chiesa di Ratzinger non è interessata alla politica...noi lo sapevamo da tre anni!


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A Vallini il giurista l'eredità di Ruini

di Giancarlo Zizola

L'uscita di scena di Ruini dall'olimpo vaticano conferma che Benedetto XVI non è veramente interessato a conservare una figura politica di riferimento forte nell'episcopato italiano, capace di mediare tra Chiesa e Stato, come ha fatto nell'ultimo ventennio il potente cardinale, sia come vicario per la diocesi romana sia come presidente della Cei. Le scuse che Ruini ha manifestato nel congedo al Laterano, di aver fatto molto e pregato poco, segnalano questa discontinuità come primo segnale della sua successione, giunta dopo una proroga generosa rispetto al limite canonico di età dei 75 anni. Il "fare" di Ruini in realtà non era un pragmatismo banale, data la sua premura di fondare culturalmente le sue mosse, secondo il disegno del "Progetto culturale", di cui continuerà a occuparsi...
Ciò che parrebbe invitato a ritirarsi è piuttosto il "fare politico" della gerarchia ecclesiastica, la sua supplenza ad una rappresentanza politica del cattolicesimo ormai quasi esaurita. Se anche l'ausiliare di Ruini, Fisichella, da molti dato come suo successore, è stato invece parcheggiato all'Accademia per la Vita, sembra confermarsi l'indirizzo complessivo della Chiesa di Ratzinger, una linea già esplicita nella sua prima enciclica, secondo cui essa «non può e non deve mettersi al posto dello Stato, non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica». Nello stesso solco si collocava la decisione di avocare alla Segreteria di Stato i rapporti intrattenuti dalla Cei con lo Stato e con i partiti, e di invitarla ad impegnarsi esclusivamente delle questioni pertinenti all'ordine spirituale e pastorale. Le direttive erano chiare. Tuttavia l'attivismo politico di alcuni settori gerarchici, anche alla vigilia delle elezioni politiche in Italia lo scorso aprile, dava l'impressione che il Papa non riuscisse a controllare l'applicazione dei propri orientamenti.
La personalità del successore, Agostino Vallini, connotato da esperienza pastorale e incarichi giuridici nel governo centrale, ma estraneo a escursioni politiche, rafforza il senso generale di questa misura che investe la terza carica per ordine di importanza nella cupola ecclesiastica e assume quindi rilievo negli equilibri vaticani. Ma l'uscita di scena di Ruini lascia interrogativi e problemi, abbastanza inediti, sui rischi di restrizione spiritualista, di arroccamento intransigente della Chiesa, per la messa in liquidazione non tanto delle abitudini all'ingerenza politica dei vescovi, quanto del dialogo tra Chiesa e mondo varato dal Concilio Vaticano II. Superato il vecchio schema separatista, per cui la Chiesa dovrebbe contenersi nel privato, la formula Ruini aveva risposto alla "svolta antropologica" cercando una mediazione sul terreno dei valori con le culture differenti dalla cattolica, ma anche con opzioni intese a forgiare i modelli di una identità cristiana forte anche coi supporti legislativi e concordatari, per fare argine alla società secolarizzata e alla pressione laicista. Il suo scopo era di fare della religione un elemento sociale diffuso con il quale tutti i soggetti politici sono chiamati a fare i conti e che, proprio per questo, non produce scelte politiche unitarie. Una simile prospettiva includeva margini di tensione con la scelta religiosa della Chiesa italiana postconciliare. Ma anche dopo Ruini resta alla Chiesa il problema del limite, cioè di assumersi come una grande fonte, certo non l'unica né l'esclusiva, di ispirazione etica, di partecipare all'elaborazione collettiva della bioetica, restando però sul terreno spirituale suo proprio, senza pretendere di dettare le leggi conformi e rispettando l'autonomia dell'ordine politico.

© Copyright Il Sole 24 Ore, 28 giugno 2008 consultabile online anche qui.

Beh, facciamo passi avanti considerate le accuse di ingerenza (inesistente peraltro) che Zizola ha lanciato al Papa in questi anni.
E' assolutamente vero: Benedetto XVI non e' affatto interessato alla politica e, meno che meno, a quella italiana.
Attenzione, pero': il fatto che il Pontefice regnante sia assolutamente al di fuori ed al di la' degli schemi della politica nazionale ed internazionale ed ai giochi e giochini di potere non significa che non insista e non insistera' sul riconoscimento pubblico della fede.
Quest'ultima non si impone, come ha detto piu' volte Benedetto XVI, che mira a convincere, a stupire, a colpire, ad aiutare il fedele a razionalizzare ed a capire il senso della vita e dei valori.
Per questo e' un uomo "pericoloso" per molti. Se si trattasse di un Papa "politico" farebbe sicuramente meno paura proprio perche' avrebbe meno presa sulle menti.
Sapienza docet
.
Raffaella

5 commenti:

mariateresa ha detto...

avrei tanti commenti da fare, ma mi sono appena confessata e per non rendere nullo il sacramento con parole troppo forti, tacerò. Ma che fatica.....
Mi complimento per il tuo self control, mia reverenda amica.

mariateresa ha detto...

se qualcuno poi può spiegarmi cos'è la "restrizione spiritualista" gli offro i biglietti del cinema.

gemma ha detto...

teniamolo da conto questo articolo, giusto perchè tra non molto scriverà il contrario, si accettano scommesse :DD
La restrizione spiritualista la intendo come la paura che la Chiesa si allontani troppo dal mondo (e dai famosi "segni dei tempi"). Insomma, per la serie: "stia nel mondo, non si isoli e ingerisca ma solo per ciò che piace a Zizola".

mariateresa ha detto...

ti pago il cinema, gemma

Anonimo ha detto...

Ci sono voluti tre anni ma ha finalmente afferrato il concetto si spera, lui come molti altri...