25 giugno 2008

Timothy Verdon: "Le chiese non sono musei" (Osservatore Romano)


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Le chiese non sono musei

di Timothy Verdon

Tra le domande suscitate dall'inaugurazione del nuovo Centro Arte e Cultura dell'Opera di Santa Maria del Fiore, a Firenze, vi è quella dell'identità specifica dei monumenti religiosi. "Come mai - molti chiedono - mentre in tutto il mondo i musei cercano di velocizzare la visita di un numero sempre maggiore di persone, il Duomo di Firenze invita a dedicare invece più tempo, e prepara la visione diretta del battistero, della cattedrale e del museo con un apposito strumento inteso a fornire le chiavi di una lettura approfondita?".
La risposta è semplice, anzi ovvio. Le chiese cristiane non sono musei ma case di preghiera. Per noi credenti, invitare a visitare un battistero e una chiesa cattedrale è come invitare a visitare la casa in cui siamo nati e cresciuti, e proprio l'amore che portiamo a questi luoghi nonché il rispetto per coloro che sono da essi attratti ci impongono di trattenere il visitatore il tempo necessario perché veda, perché capisca. Sappiamo che la bellezza di questi luoghi non è solo o principalmente estetica, e desideriamo mettere a disposizione dei fratelli visitatori tutta la ricchezza umana e divina che simili edifici racchiudono. Anche chi non ha ancora trovato la fede ha diritto di conoscere, fosse solo per sentito dire, l'ordine interiore da cui scaturiscono le forme e i colori dei monumenti e degli arredi.
Ma come presentare l'arte della Chiesa? Con quali strumenti suggerire il messaggio di opere antiche così che esse possano servire oggi nella catechesi e nuova evangelizzazione? Il metodo didattico sperimentato a Firenze da più di dieci anni, che chiamiamo "catechesi attraverso l'arte" e che caratterizza gli strumenti didattici del Centro Arte Cultura, ci sembra applicabile alle diverse e molteplici situazioni che oggi dobbiamo affrontare.
Questo metodo ha un forte carattere umanistico, come è anche giusto a Firenze. Nasce infatti dalla necessità specialmente sentita sulle rive dell'Arno, di spiegare l'arte generata dall'umanesimo rinascimentale, la grande stagione della cultura fiorentina che si estende da Dante e Giotto a Leonardo e Michelangelo. Questo periodo, in cui la riscoperta dell'arte antica privilegiò un'idea della dignità dell'uomo, in effetti si offre come credibile retroterra visivo per il cattolicesimo postconciliare del nostro tempo, così attenta all'uomo. Si offre anche, pertanto, come strumento ermeneutico utile nell'attuale catechesi segnata dalla "svolta antropologica".
Quattro i presupposti del metodo scelto.
Innanzitutto un orientamento all'uomo la cui dignità è stata celebrata con opere ineguagliabili dai maestri del Rinascimento. In pratica, un'arte che parla chiaramente dell'uomo. Poi va tenuto presente il carattere religioso del metodo: la catechesi attraverso l'arte insiste sul senso cristiano delle immagini, avvalendosi di chiavi di lettura fornite dalla vivente tradizione ecclesiale. Si passa poi all'aspetto storiografico. Le opere d'arte, cioè, vanno lette con attenzione al loro contesto storico e funzionale. Del resto non esiste nanche un'autentica fede cristiana a-storica. Infine va ricordato il carattere pastorale della catechesi attraverso l'arte. Si mostrano le opere d'arte non solo per illustrare la condizione umana, istruire nella Scrittura e ricostituire attorno a esse l'originario contesto storico, ma per attirare, per convertire, per introdurre nell'ovile del Pastore grande delle anime.

(©L'Osservatore Romano - 25 giugno 2008)

Il nuovo centro culturale di accoglienza dell'Opera Santa Maria del Fiore di Firenze

«Alzate gli occhi vostri» e guardate la vera casa

Pubblichiamo in anteprima il testo del filmato realizzato dal Centro Arte e Cultura di Santa Maria del Fiore.

Benvenuti in piazza del Duomo a Firenze! Il clero della cattedrale insieme all'antico ente gestore, l'Opera di Santa Maria del Fiore, sono lieti di accogliervi, e v'invitano a prendere un quarto d'ora prima d'incominciare la visita, per approfondire il significato di questi grandi edifici con le loro celebri sculture e pitture. Il vetusto battistero di San Giovanni, l'immensa cattedrale o "duomo" dedicata a Maria la madre di Gesù, il campanile detto "di Giotto" e la colossale cupola di Filippo Brunelleschi sono infatti tra i più noti capolavori dell'architettura mondiale, come le vetrate, i dipinti e gli affreschi, le statue e i rilievi all'esterno e all'interno degli edifici o al museo sono opere dei maggiori artisti del medioevo e primo rinascimento: Andrea Pisano, Lorenzo Ghiberti, Donatello, Luca della Robbia, Paolo Uccello, Andrea del Castagno, Antonio Pollaiolo, Michelangelo Buonarroti ed altri ancora.
Questi edifici ed arredi non sono solo "belli", ma anche e soprattutto funzionali, intesi a soddisfare profonde esigenze spirituali e materiali e a comunicare importanti messaggi. Per capirli, bisogna inserire Piazza del Duomo nel quadro della storia di Firenze e della sua comunità cristiana.
Immaginate l'attuale piazza e il centro cittadino in epoca romana, più o meno cinquanta anni prima della nascita di Gesù, quando - sul sito di un piccolo nucleo abitativo in riva all'Arno lungo la via Cassia - dei coloni romani, legionari in pensione, eressero le prime mura di Florentia. La città si estendeva dal fiume, a sud, fino all'area dove ora sorgono il battistero e il duomo, a nord; il limite est corrispondeva all'attuale via del Proconsolo, quello ovest a via Tornabuoni. Al centro c'era il foro, corrispondente all'odierna piazza della Repubblica; ciò che oggi è piazza del Duomo era invece un quartiere residenziale nell'angolo nord-est del quadrato, dove, nei secoli seguenti, verrebbero costruite case di una certa eleganza, come fanno pensare i mosaici pavimentali ancora visibili sotto il battistero. In almeno una di queste case c'era poi l'acqua corrente, portata da tubature di cui ci sono ancora tracce, collegate all'acquedotto cittadino.
Fu in quest'area che tra la fine del quarto e l'inizio del quinto secolo la comunità cristiana fiorentina acquistò del terreno, attratta probabilmente dall'acqua corrente: volevano costruire un'aula per il rito d'iniziazione della (allora) nuova fede: il sacramento del battesimo che richiede l'acqua. All'epoca si battezzava per immersione, in ricordo del battesimo di Gesù nel fiume Giordano e nel segno di una purificazione così totale da essere come morire al passato - come se uno affogasse nell'acqua - per poi rinascere nel mistero della morte e risurrezione di Cristo. Questo simbolismo spiega anche l'allestimento, a Firenze come in altre città di quel tempo, di un cimitero davanti al battistero; spiega inoltre la forma data all'aula, quella dell'ottagono allusivo alla vita eterna, immaginata come un "ottavo giorno" dopo i sette del tempo terreno: l'inizio di una settimana senza fine, un giorno senza tramonto, il "tempo" del Cristo risorto, che libera dal limite dell'esistenza terrestre.
Di fronte al nuovo battistero, i cristiani del quinto secolo costruirono anche una chiesa, destinata a diventare cattedrale molti secoli dopo, col nome di Santa Reparata. Così la configurazione generale che vediamo ancor oggi, di un battistero ottagonale davanti a una chiesa "basilicale" - rettangolare cioè, e divisa in navate - risale, anche se in dimensioni più contenute, ai primi del quinto secolo - al tempo di sant'Ambrogio - che nel 393 aveva consacrato la prima cattedrale di Firenze, San Lorenzo - e del vescovo fiorentino di quell'epoca, san Zanobi.
Dopo l'anno mille questo primitivo complesso di edifici cominciò a mutarsi. Un vescovo di Firenze fu eletto Papa, Niccolò ii, e fu lui a lanciare la ricostruzione di tutte le antiche chiese fiorentine, tra cui il battistero nel 1059. Così la struttura primitiva venne ingrandita alle dimensioni attuali e ricoperta di un'ardita cupola, terminata entro l'anno 1170; questa, sorretta da dodici enormi archi ogivali, rappresenta una precoce ed originale applicazione dei principi della nuova architettura francese, chiamata "gotica", ma su una scala inaudita: il diametro interno della cupola è infatti di ventisei metri - la più grande realizzata in Europa dopo il romano Pantheon (del secondo secolo) e la basilica di Santa Sofia a Costantinopoli (del sesto secolo).
I magnifici arredi fuori e dentro il battistero suggeriscono l'intenzione di sottolineare tale nobile lignaggio: rivestimenti marmorei evocano la decorazione degli edifici pubblici romani, riutilizzando molti elementi antichi: le colonne monolitiche in marmo e granito all'interno, ad esempio, che probabilmente vengono da un antico tempio romano. L'enorme mosaico ricoprente l'intero intradosso della cupola, realizzato nel tredicesimo secolo, ricorda invece l'influsso della cultura bizantina nel mondo mediterraneo di quel tempo, come i coevi programmi di mosaici a Venezia, Palermo e Monreale.
I mosaici del battistero offrono una preziosa chiave di lettura degli altri monumenti della piazza: la figura centrale di Cristo morto e risorto, con i segni dei chiodi nelle sue mani e nei piedi, ma con uno sguardo penetrante e vivo. Sotto i suoi piedi poi ci sono tombe - sarcofagi - da cui i morti risorgono! Ecco, la chiave di lettura è la risurrezione: nell'edificio sorto in mezzo a un cimitero - che era ancora operativo all'epoca dei mosaici - nell'edificio la cui forma ottagonale annunciava la speranza di passare dalla morte alla vita eterna; nel luogo del battesimo, che è partecipazione alla morte di Cristo allo scopo di condividere anche la sua risurrezione; tra antichi marmi pagani "risuscitati" al servizio della Chiesa, i cristiani potevano vedere con i loro occhi il senso della loro fede: entrando dal cimitero esterno, vedevano sopra il fonte battesimale - allora al centro - uomini morti tornati in vita sotto Cristo morto e risorto. In questo primo grande edificio eretto a Firenze dopo i secoli bui, viene visualizzata cioè la convinzione che l'uomo e il suo mondo sono destinati a vita nuova, a un "rinascimento" spirituale esprimibile in forme materiali.
Alla luce di tale convinzione si capisce poi l'esplosione di energia creativa che, senza soluzione di tempo, segue l'ultimazione del battistero nel tardo Duecento: l'avvio del cantiere del nuovo duomo, del campanile, della cupola, e la decorazione dell'esterno come dell'interno degli edifici - segni concreti della fede dei fiorentini nella "rinascita" anche culturale dell'uomo all'interno del mistero pasquale di Gesù Cristo.
Appena finiti i mosaici del battistero, nel 1296 il Comune di Firenze decise infatti di costruire una nuova cattedrale a sostituzione di Santa Reparata, aggiudicata "piccola e di molta grossa forma in comparazione a siffatta cittade". Era il periodo della massima espansione demografica ed economica di Firenze, con una popolazione di forse centoventimila persone al servizio della crescente industria tessile governata dall'Arte della Lana, alla cui cura venne affidata l'amministrazione del cantiere della cattedrale; sarà l'Arte della Lana a dare il suo "logo", l'Agnus Dei o Agnello di Dio, all'Opera da lei riorganizzata per soprintendere ai lavori. Dodici anni prima, nel 1284, s'era avviato il definitivo allargamento del circuito delle mura cittadine, e nei nuovi quartieri così creati prendevano forma le grandi chiese degli ordini di frati chiamati a provvedere alle esigenze spirituali della popolazione in crescita: Santa Maria Novella e Santa Croce, Santissima Annunziata, Santo Spirito, Santa Maria del Carmine. Accanto a queste chiese nacquero poi orfanotrofi, ospizi ed ospedali in segno del fattivo amore fraterno che era l'ideale della Firenze d'allora, sotto la protezione materna di Maria, madre di Cristo e dei cristiani: un affresco del periodo ce la fa vedere che avanza in processione, venerata dai membri di una confraternita assistenziale, la Misericordia - le cui ambulanze si vedono oggi accanto alla cattedrale. E sotto i piedi di questa "Madre della Misericordia" l'artista fa vedere la città, con - al suo centro - il battistero allora nuovo e il duomo in costruzione.
Ecco, la nuova cattedrale dedicata a "Santa Maria del Fiore" voleva essere il segno visibile di queste energie, di questa "rinascita" spirituale di "Fiorenza" - come si chiamava allora Firenze. Aveva anche un senso politico: il duomo fu iniziato nel 1296, appena sette anni dopo la vittoria dei guelfi fiorentini sui ghibellini a Campaldino, nel Casentino a est di Firenze; due anni dopo, nel 1298, verrebbe iniziata una nuova sede per il governo cittadino, Palazzo della Signoria, su disegno dello stesso architetto della cattedrale, Arnolfo di Cambio. C'era addirittura una sorta di competizione con le città stato vicine: Firenze chiedeva a Arnolfo di fare del duomo la chiesa più grande di tutta la Toscana e riccamente adorna di sculture, per ritorsione artistica sulla rivale Siena, che qualche anno prima aveva ingrandito la sua cattedrale a avviato la decorazione scultorea della facciata. Le splendide statue realizzate da Arnolfo per il nuovo duomo fiorentino sono oggi al Museo dell'Opera; la facciata visibile all'esterno è del diciannovesimo secolo.
Morto Arnolfo, l'Opera del Duomo chiamò il pittore Giotto a dirigere i lavori; nel 1334 egli gettò le fondamenta e cominciò a levare la torre campanaria; un rilievo eseguito da un suo collaboratore, Andrea Pisano - e oggi al Museo - permette d'immaginare il processo, facendo vedere il capomastro con i suoi assistenti; sappiamo che il legno per le impalcature veniva dalle foreste d'alta quota del Casentino, dalla metà del Trecento gestite direttamente dall'Opera del Duomo. Dopo la morte di Giotto nel 1337, Il campanile fu continuato dallo stesso Andrea Pisano e terminato nel 1359 da Francesco Talenti, a cui venne poi affidato il completamento delle navate del duomo. Tutta la parte occidentale della nuova cattedrale fu eretta intorno alla vecchia Santa Reparata, un po' accorciata ma rimasta in piedi fino al 1379, quando - finite le navate - venne finalmente demolita. Dal 1380 l'enorme area costituita dalle navate - già più grande del duomo di Siena - verrà usata per le funzioni, separata dalle parti ancora in costruzione ad est - il transetto, l'abside, la cupola - da un muro divisorio.
I lavori ad est erano arrivati al tamburo della cupola quando, nel periodo tra il 1418 e il 1420, la direzione del cantiere passò a Filippo Brunelleschi, che, nell'arco di poco più di quattordici anni, eresse la colossale "tribuna maggiore". A doppia calotta su un'intelaiatura scheletrica simile a quella inventata due secoli e mezzo prima per il battistero, la cupola brunelleschiana - alta trenta metri dal tamburo senza la lanterna, e con un diametro di quarantatrè metri (esattamente il diametro dell'antico Pantheon) - è tra le meraviglie dell'ingegneria edilizia di tutti i tempi. I visitatori che desiderano salire le quattrocentosessantatrè scale fino alla lanterna potranno cogliere qualcosa della sua struttura interna; ciò che non vedranno ma che viene descritto dai contemporanei dell'architetto è la piattaforma galleggiante da lui inventata, sorretta da grosse travi inserite nel tamburo e nelle pareti della cupola man mano che saliva, con un'apertura al centro per permettere a una gigantesca gru di sollevare i materiali costruttivi fino alla piattaforma sessanta metri dal suolo.
Ultimata la cupola, l'intera cattedrale fu finalmente consacrata il 25 marzo, 1436, da Papa Eugenio iv, qui raffigurato al momento dell'arrivo alla porta mediana; la musica per l'occasione fu composta nel nuovo stile polifonico dal fiammingo Guillaume Dufay, il mottetto Nuper rosarum ad onore di Maria Vergine. Negli stessi anni e subito dopo vengono chiamati i maggiori maestri per decorare l'interno: Luca della Robbia e Donatello per le cantorie contenenti gli organi posti sotto la cupola (oggi al Museo); Paolo Uccello per dipingere la faccia dell'orologio posto nella controfacciata - uno dei primi grandi orologi pubblici d'Europa - lo stesso Uccello e Andrea del Castagno per i colossali monumenti a eroi militari della Repubblica fiorentina, l'inglese John Hawkwood e l'italiano Niccolò da Tolentino. In questi anni vengono portati a termine anche la splendida serie di statue donatelliane per il campanile, le terze ed ultime porte del Battistero, dette "del Paradiso", di mano di Lorenzo Ghiberti, e la commovente figura lignea di santa Maria Maddalena penitente, un capolavoro maturo del Donatello oggi al museo.
L'intero complesso progetto iniziato nel 1059 con l'avvio del nuovo battistero venne infine coronato, mezzo millennio dopo, tra il 1549 e 1579, con il grande coro marmoreo di Baccio Bandinelli e collaboratori e gli affreschi dell'intradosso della cupola: una superficie di tremilaseicento metri quadri dipinta da Giorgio Vasari e Federico Zuccari nello spirito della Controriforma cattolica, restaurata nei quindici anni tra 1980-1995. Del sedicesimo, diciassettesimo e diciottesimo secolo sono i sontuosi pavimenti dell'interno della cattedrale, ed altri splendidi arredi quali il tabernacolo eucaristico e la croce della granduchessa Maria Cristina di Lorena, oggi al museo. Alla fine del Ottocento risale il primo nucleo del Museo dell'Opera, oggi in espansione, e nel Novecento, negli anni 1960-1970 furono fatti gli scavi nella zona archeologica dell'antica cattedrale di Santa Reparata, oggi visitabili come spazio museale. L'inizio del ventunesimo secolo ha visto l'apertura del Centro d'Accoglienza in un'antica casa canonicale appartenente all'Opera, nonché l'avvio degli ingenti lavori sull'ala nuova del Museo. Con più di novanta dipendenti, tra cui marmorari, falegnami e restauratori, l'Opera di Santa Maria del Fiore continua, cioè, non solo a custodire ma anche a espandere questo straordinario complesso di strutture, mettendone la bellezza e il significato a disposizione delle generazioni future.
Se dovessimo scegliere un'immagine rappresentativa, quasi emblematica, per piazza del Duomo, potrebbe essere quella già individuata all'ultimazione della cupola, nel 1436, per l'occhio centrale del tamburo, sopra l'altare maggiore: Maria assunta al cielo incoronata da Cristo suo figlio, realizzata nella grande vetrata disegnata da Donatello. Ecco: l'esperienza che farete ora dei monumenti e dei loro magnifici arredi vuole suggerire quest'alta dignità a cui l'uomo è chiamato, secondo la fede cristiana - l'onore riservato alla nostra natura umana da Chi l'ha voluta assumere, Cristo Figlio di Dio. Gli edifici, i mosaici e dipinti, le sculture vi invitano al alzare lo sguardo e cercare in cielo la vostra vera casa. La parola "duomo", dal latino domus, infatti significa "casa".

(©L'Osservatore Romano - 25 giugno 2008)

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