26 giugno 2008

Là dove Saulo divenne Paolo (Osservatore Romano)


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Là dove Saulo divenne Paolo

di Michele Piccirillo

"È da pellegrino che sono venuto oggi a Damasco per ravvivare la memoria dell'avvenimento che ebbe luogo qui, due mila anni fa: la conversione di san Paolo. Mentre si reca a Damasco per combattere e imprigionare coloro che professano il nome di Cristo, giunto alle porte della città, Saulo fa l'esperienza di una straordinaria illuminazione. Lungo la via, Cristo risorto si presenta a lui e, sotto l'influsso di questo incontro, si produce in lui una profonda trasformazione: da persecutore diventa apostolo, da oppositore del Vangelo, ne diviene grande missionario. La lettura degli Atti degli apostoli ricorda con abbondanza di particolari questo avvenimento che ha cambiato il corso della storia: quest'uomo "è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai fìgli di Israele"".
È l'inizio del discorso che Papa Giovanni Paolo ii, pellegrino a Damasco, tenne nella cattedrale greco cattolica melchita il 6 maggio 2001. Dopo essere stato in Terra Santa e sul monte Sinai sulle tracce di Mosè e di Gesù, il Papa sentì la necessità di completare il pellegrinaggio del giubileo alle radici della fede e della Chiesa, sulle tracce dell'apostolo Paolo.
I dettagli topografici del racconto degli Atti degli apostoli al capitolo nono: conversione alle porte della città; i tre giorni a Damasco nella casa di Giuda senza vedere e senza prendere cibo né bevanda; la visione di Anania invitato ad andare a battezzare Saulo nella casa di Giuda sulla strada chiamata Diritta; la fuga di notte dalla città calato in una cesta dalle mura; restarono nell'immaginario cristiano. Sant'Agostino, predicando in Africa sull'episodio della conversione diceva ai suoi fedeli: "Oggi in quelle regioni anche gli stessi luoghi testimoniano ciò che era avvenuto, e ora lo si legge e lo si crede".
I luoghi più ricordati dai pellegrini sono quelli della conversione fuori le mura e la casa di Anania in città. Il Pellegrino di Piacenza nel sesto secolo nel suo Itinerario ricorda: "Partimmo dalla Galilea e giungemmo a Damasco. Lì, al secondo miliario (fuori della città) c'è un monastero dove san Paolo si convertì". Nel 1217, Maestro Titmar, un pellegrino tedesco, tra le tante chiese di Damasco, ferma la sua attenzione su una chiesa bella e grande che i Greci costruirono nel passato dedicandola a san Paolo e che i saraceni convertirono in moschea. La chiesa, sarebbe stata costruita sulla casa di Anania confusa con quella di Giuda luogo del battesimo, come fu spiegato al francescano fra Nicolò da Poggibonsi nel 1345-1350: "Andando per la strada di Damasco, dove si lavora il metallo, e volgendosi alla prima strada a parte sinistra, che si chiama la strada che si dipigne ivi il vetro, e ivi si è una grande chiesa, come il duomo di Siena, la quale fu fatta per li cristiani; ma ora i Saracini n'anno fatto loro moscheda. Ivi sta lo cadi, cioè il loro vescovo. E in questo luogo proprio il santo discepolo di Cristo, che a nome Anania, battezzò Saulo, mutandogli il nome Paulo".
Nella toponomastica della città ai pellegrini viene anche mostrata sulla via Diritta una moschea costruita sulla casa di Giuda e sulle mura il luogo della fuga nella cesta all'altezza di Bab Keisan che nel 1923 venne cambiata in chiesa greco cattolica melchita su progetto del conte Eustache de Lorey.
Lo stesso archeologo che nel 1921 aveva ritrovato parte della chiesa bizantina scavando all'esterno di una cappella costruita dai frati minori della Custodia di Terra Santa sul luogo tradizionale della Casa di Anania nei pressi della moschea ex chiesa nota agli abitanti di Damasco con il nome di al-Musallabeh.
Appena potettero i frati minori, che nelle prigioni della cittadella di Damasco avevano pagato il loro prezzo di sofferenze e di sangue per la cristianità - gettati in prigione ogni volta che in Europa si festeggiava una vittoria militare contro i mamelucchi di Egitto o contro i turchi ottomani! - costruirono un convento dedicato a san Paolo nel quartiere cristiano di Bab Tuma non lontano dalla Musallabeh.
Fuori le mura, nel quartiere Tabbaleh nei pressi della Porta Orientale (Bab esh-Sharqi) entrarono in possesso di un'area cimiteriale con al centro una grotticella venerata dai cristiani scavata nel conglomerato del terreno dell'oasi di Damasco. La notizia la conserva padre Francesco Quaresmi (1583-1656), nell'Elucidatio Terrae Sanctae pubblicato ad Anversa nel 1639: "Nella zona meridionale di Damasco, da principio si vede nelle mura la porta della città che adesso è chiusa; per essa Paolo fu introdotto in città e per essa fu fatto scappare (...) Procedendo ulteriormente nella medesima strada vi sta un luogo dove tutti i Cristiani, Greci, Armeni, Siriani, Maroniti ecc. vengono spesso sepolti (...) E là furono sepolti tre Frati Minori uccisi dai Saraceni(...) Questo luogo dista circa un quarto di miglio e più dalla città.
Oltre alle tombe dei cristiani, sulla via c'è un agglomerato di piccoli sassi e di terra compattata: dentro c'è una piccola grotta nella quale si dice che san Paolo si nascondesse e si riposasse per un po', quando calato dalla finestra dai fratelli fuggì dalla città verso Gerusalemme".
Padre Quaresmi, che resta il più illustre dei palestinologi francescani a giusto titolo considerato il caposcuola della palestinologia francescana, dopo aver passato in rassegna le quattro ipotesi di localizzazione del luogo della conversione di Paolo, giunse alla conclusione che quel tratto di strada conservato al centro del cimitero a circa un quarto di miglio dalle mura, fosse il luogo più conveniente per commemorarvi l'episodio: "Prima di entrare in questa illustrissima città viene mostrato un luogo (...) in cui il Signore nostro Gesù Cristo fece che Paolo, persecutore della Chiesa, diventasse il predicatore della medesima (...) Del luogo preciso di cui si tratta(...) trovo quattro opinioni tra loro discordanti. Credo però che l'ultima opinione sia più conforme al luogo e alla regione (...) si vuole intendere che è più adatto e più comodo quello che è più vicino, che dista da Damasco mezzo miglio, a preferenza di quello più lontano che è di dodici o di sei o di due miglia".
Nel 1925 la Custodia di Terra Santa, accettando la conclusione di padre Quaresmi, costruì una cappella a est della grotticella venerata che fu protetta da una tettoia e circondata da una balaustra. Una icona all'interno e una lapide in marmo con testo in latino e in arabo posta su un semplice cippo di cemento ricordava ai passanti il santuario: Traditionalis locus conversionis S. Pauli Apostoli.
Dopo la visita in Terra Santa di Papa Paolo vi nel 1964, su iniziativa vaticana, la cappella fu sostituita da un edificio sacro più imponente con vetrate istoriate e sculture di artisti italiani, che fu inaugurato nel 1971 con annesso ospizio per i pellegrini e ambulatorio per i poveri del quartiere divenendo il Memorial Saint Paul di Damasco. Nell'occasione, la tettoia sulla grotticella fu distrutta e sostituita con una struttura molto più semplice.
Prima di lasciare Damasco e ripartire per Roma, Papa Giovanni Paolo ii volle terminare il suo pellegrinaggio con una visita di preghiera proprio al Memoriale di San Paolo, dove fu ricevuto dal Custode di Terra Santa e dai confratelli della comunità francescana di Siria. Nelle parole di saluto rivolte ai presenti il Papa disse: "Saluto i religiosi francescani della Custodia di Terra Santa, incaricati di gestire questa casa, e le religiose e i laici oggi presenti. Sono lieto di ricordare con voi l'Apostolo Paolo in questa casa voluta dal mio predecessore Papa Paolo vi per raccogliere il tesoro di fede, di spiritualità e di ardore missionario dell'Apostolo delle Genti che, sulla via di Damasco, ha accettato di accogliere la luce di Cristo (...) Possano le persone che beneficiano di questo spazio spirituale offerto da questa casa camminare ogni giorno sulle orme dell'Apostolo delle genti!".
Le condizioni di salute del Papa e il tempo non permisero una visita alla grotticella all'origine del santuario restata isolata nel giardino, mortificata e nascosta dalla imponenza della nuova chiesa.
Fu una occasione di ripensamento per i responsabili del santuario e in particolare per padre Romualdo Fernandez. Ne nacque l'idea di inserire la grotticella in uno spazio liturgico eliminando la pensilina coperta di tegole che negli anni aveva coperto ma non protetto sufficientemente l'interno dalle intemperie.
Con la cooperazione dei giovani architetti della missione archeologica del Monte Nebo iniziammo a preparare la documentazione e a discutere le possibili soluzioni. Finché nel 2005 il progetto fu affidato agli architetti Luigi Leoni e Chiara Rovati dello "Studio di Arte Sacra padre Costantino Ruggeri" di Pavia.
Il primo intervento ha riguardato il risanamento dell'area da infiltrazioni d'acqua causa principale del deterioramento della grotticella che, come aveva notato padre Quaresmi nel diciassettesimo secolo, era stata ricavata nel conglomerato naturale dell'oasi di Damasco. Da questo intervento si è imposta l'idea di inglobare la grotticella al centro della devozione dei fedeli in un nuovo spazio inserito nel verde del giardino circostante che potesse rispondere adeguatamente alla doppia finalità di protezione e di accoglienza anche di gruppi di fedeli desiderosi di celebrare liturgicamente il ricordo della conversione di Saulo.
Nelle parole entusiastiche degli architetti "si trattava in realtà di mettere in luce e valorizzare un luogo da sempre chiamato a celebrare un evento tanto caro al cuore di ogni cristiano di tutti i tempi e di tutte le latitudini, che vede nell'Apostolo delle genti un grande testimone delle meraviglie che Dio in Gesù Cristo compie nell'animo di ogni uomo rinato alla grazia dello Spirito Santo.
Si trattava di aprire la grotta, un tempo raggiungibile attraverso spazi inadeguati e disadorni, ad un canto di luce e di gioia perché ogni pellegrino che vi giunge senta quanto è grande l'amore del Dio".
Immediatamente davanti alla grotta è stato ricavato, dalla quota inferiore fino al piano del giardino, un anfiteatro a gradoni per permettere di vivere momenti celebrativi.
L'involucro esterno è stato pensato con semplicità e purezza di linee, con murature in pietra a vista all'esterno legate con malta di calce, la cui composizione è stata studiata con attenzione affinché potesse armonizzarsi nel colore e nella fattura con le pietre naturali.
La copertura è stata progettata con uno stacco visivo dalla muratura grazie alla creazione di una fascia continua di vetrate che danno luminosità allo spazio interno.
Per quanto riguarda il restauro della grotta originaria in conglomerato roccioso, è stato rimosso lo zoccolo in calcestruzzo e si è proceduto al consolidamento delle pareti laterali con pietre a spacco, mentre la volta è stata ripulita mediante idropulitura dalle incrostazioni dovute all'inquinamento e rinforzata con un arco di contenimento.
La parte superiore della roccia, corrispondente al tratto superstite della strada antica, mai coperta dalla pensilina, risulta ora protetta dalle intemperie e non più soggetta alle infiltrazioni d'acqua.
La grotticella con un nuovo pavimento lastricato in pietra è così diventata il presbiterio della nuova cappella. L'altare, l'ambone e il seggio del presidente e dei concelebranti sono stati realizzati in masselli di pietra calcarea di colore chiaro proveniente dalle cave vicine alla città.
Sulla parete di fondo della grotta è stata collocata la scultura in marmo bianco di Carrara raffigurante la conversione di san Paolo che precedentemente decorava un altare nella chiesa francescana di Bab Touma all'interno delle mura.
L'ultimo problema ha riguardato la visibilità della nuova cappella e il raccordo con la chiesa esistente senza stravolgere quanto fatto negli anni Sessanta.
L'abbiamo risolto con un percorso, una strada, in ricordo di quella percorsa da Saulo per giungere a Damasco, con partenza sul lato settentrionale della facciata della chiesa, accompagnata da monoliti in pietra calcarea che delimitano e indicano il percorso da seguire per giungere alla grotticella. La strada selciata con blocchi di basalto del Hauran nell'Arabia dove Saulo diventato Paolo passerà i primi tre anni dalla conversione prima di iniziare la sua missione, guiderà il pellegrino allo slargo nel giardino sul retro tra i due spazi sacri. Al centro dello slargo il raccordo tra i due edifici sarà affidato ad un masso con la raffigurazione della caduta di Saulo sulla via di Damasco. Della realizzazione di quest'opera e dei motivi che decorano gli altri quattro monoliti che affiancano la strada, si è incaricato lo scultore Vincenzo Bianchi di Isola di Liri. L'opera appena abbozzata vorrà essere una resa dell'avvenimento e insieme un omaggio agli artisti ciociari che, come Umberto Mastroianni, hanno espresso e cantato la forza dirompente delle energie che cambiano il mondo, non ultima quella che sulla via di Damasco fece di Saulo l'apostolo del messaggio rivoluzionario di Cristo.
L'episodio fondante della conversione sarà ricordato anche dalle parole del testo del capitolo nono degli Atti degli apostoli scolpito in arabo, in latino e in greco, sulla parete in travertino della chiesa che potrà essere letto dai pellegrini una volta imboccata la strada del santuario.

(©L'Osservatore Romano - 27 giugno 2008)

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