30 giugno 2008

Il Papa ed il Patriarca: «Superare le difficoltà per giungere all'abbraccio tra le Chiese» (Bobbio)


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«Superare le difficoltà per giungere all'abbraccio tra le Chiese»

Alberto Bobbio

CITTÀ DEL VATICANO

Scendono insieme al sepolcro di Pietro, cuore della basilica vaticana, alla fine della Messa così come sabato, insieme, avevano pregato sulla tomba di San Paolo nella basilica fuori le Mura, dedicata al Santo «Apostolo delle genti». La giornata di ieri di Benedetto XVI e Bartolomeo I è stata un contrappunto di gesti e di attenzione reciproca, che sono andati al di là della semplice e formale cortesia ecumenica. Papa Ratzinger ha celebrato la Messa, nel corso della quale ha imposto il pallio, simbolo della successione apostolica, a 40 tra vescovi a arcivescovi, ma l'omelia è stata tenuta sia dal Papa sia dal Patriarca di Costantinopoli, così come il Credo pronunciato insieme e la benedizione finale impartita da entrambi.
Si tratta di segni che avvicinano Chiesa cattolica e ortodossa, anche se molte difficoltà teologiche e dottrinali sono ben presenti ai due. Ma si tratta anche di segni possibili tra Roma e Costantinopoli, a causa dell'amicizia tra il Papa e il Patriarca. E non significano certo che l'unità è dietro l'angolo, poiché non tutte le Chiese ortodosse sono d'accordo con la strada di cammino spedito verso la piena unità scelta dal Bartolomeo I. La grande Chiesa ortodossa russa, la più diffusa nell'«ortodossia», non è mistero per nessuno che freni le iniziative ecumeniche del Patriarca di Costantinopoli con la Chiesa di Roma. In realtà tra il Papa e il Patriarca di Costantinopoli, almeno dei tempi di Atenagora e di Paolo VI, vi sono stati sempre rapporti migliori che tra la Santa Sede e le altre Chiese ortodosse. Il Papa ha accolto Bartolomeo sul sagrato della basilica di San Pietro e poi insieme, preceduti rispettivamente dal diacono latino e dal diacono ortodosso, che portavano il libro dei Vangeli si sono diretti all'altare. Benedetto XVI ha fatto una premessa all'omelia di Bartolomeo I, ricordando che Pietro e Paolo, patroni della Chiesa di Roma, sono «posti a fondamento, insieme agli altri Apostoli, della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica». Bartolomeo ha affrontato subito il tema del dialogo teologico, che va avanti «al di là delle notevoli difficoltà che sussistono e alle note problematiche». Ma ha ribadito il desiderio che «queste difficoltà siano superate e che i problemi vengano meno il più velocemente possibile». Quindi il Patriarca ha confermato la sua certezza che questo è anche il desiderio del Papa, il quale «non tralascerà nulla», è la convinzione di Bartolomeo, «lavorando di persona», per arrivare a un «perfetto appianamento della via» del dialogo.
Poi tocca a Benedetto XVI, che con un lungo ragionamento, ripercorre la vita di Pietro e Paolo e i fondamenti teologici della loro predicazione circa la Chiesa. Essi, spiega il Papa, sono i fondatori di «un nuovo genere di città», perché mediante il martirio «indicano dove sta la vera speranza». Ma quella «nuova città» resta sempre minacciata «dalle forze contrarie del peccato e dell'egoismo umano». Questa analisi del Papa è sicuramente condivisa anche dal Patriarca ecumenico. Il Papa va avanti e aggiunge che questa Chiesa, di Pietro e di Paolo, è cattolica, cioè universale, cioè «di tutti i popoli». Papa Ratzinger sottolinea che la «missione permanente» di Pietro è di «far sì che la Chiesa non si identifichi mai con una nazione, con una sola cultura o con un solo Stato».
«Che sia sempre Chiesa di tutti», esclama il Papa nella basilica gremita, «che riunisca l'umanità al di là di ogni frontiera e, in mezzo alle divisioni del mondo, renda presente la pace di Dio e la forza riconciliatrice del suo amore». A questo punto Benedetto XVI rileva che oggi, anche grazie alla diffusione delle informazioni, a internet, vi sono «nuovi modi» per costruire «l'unità». Eppure quelle stesse tecnologie possono anche provocare «nuovi contrasti» e diffondere ancor di più «quelli vecchi». Il Papa non fa riferimenti a situazioni particolari, ma, probabilmente, si riferisce allo scisma lefebvriano, che si è diffuso negli ultimi anni, più con internet che con la predicazione dei seguaci del vescovo ribelle. Per il Credo si sceglie la formula del simbolo «Niceno Costantinopolitano» prunciato in greco, secondo l'uso liturgico delle Chiese bizantine, sia di rito cattolico, che ortodosso, perché esso non contiene il riferimento al «filioque», riguardo allo Spirito Santo (procede dal Padre e dal Figlio), condannato come eretico dalle Chiese ortodosse, una delle ragioni dello Scisma e sul quale continuano a discutere le commissioni teologiche miste cattoliche-ortodosse. Anche all'Angelus il Papa torna sul valore ecumenico della giornata: «I cristiani non possono dare valida testimonianza a Cristo, se non sono uniti tra di loro».

© Copyright Eco di Bergamo, 30 giugno 2008

Certamente lo scisma lefebvriano si e' diffuso in modo esponenziale grazie ad internet, ma non possiamo condannare il mezzo, anzi!
La rete e' una grande risorsa potenzialmente accessibile a tutti.
In questo i Lefebvriani (ma non solo: anche i fedeli cattolici legati alla tradizione!) sono molto attivi anche perche' i responsabili dei vari siti sono per lo piu' giovani.
E anche questo dovrebbe fare riflettere, ma evidentemente e' piu' comodo fingere che il problema non esista...
La Chiesa Cattolica, in campo mediatico, e' ancora molto indietro.
Sacerdoti, cardinali e vescovi utilizzano i mezzi tradizionali (stampa e tv), che pero' sono piu' interessati a creare la polemica che a fornire informazioni ai fedeli.
I giornali, in particolare, spesso e volentieri ospitano interviste a vescovi e cardinali quando possono metterle in contrasto con il Magistero del Papa.
Il risultato? Dall'esterno la Chiesa da' l'impressione di non essere unita e di essere preda di correnti interne.
In qualche caso cio' puo' essere vero, ma e' necessario andare oltre e utilizzare i nuovi mezzi di comunicazione per evangelizzare.
Forza, dunque!
Gia' che ci siamo, inviterei chi di dovere a riflettere sul fatto che in rete proliferano blog, siti e forum dedicati a Papa Benedetto XVI, spesso pesantemente osteggiato sui media tradizionali.
Ci si e' mai chiesti il motivo di una simile discrepanza?

R.

1 commento:

Luisa ha detto...

"Eppure quelle stesse tecnologie possono anche provocare «nuovi contrasti» e diffondere ancor di più «quelli vecchi». Il Papa non fa riferimenti a situazioni particolari, ma, probabilmente, si riferisce allo scisma lefebvriano, che si è diffuso negli ultimi anni, più con internet che con la predicazione dei seguaci del vescovo ribelle. "

Trovo molto strana questa allusione ai lefevbriani...ancor più in questo momento...comunque osservo che da più parti si pretende sapere ciò che pensa il Papa...a che cosa fa allusione...tutti nella testa del Papa!

Dubito molto che il Papa si esprimerebbe con le parole del giornalista nei confronti della FSSPX e dei suoi sacerdoti.