28 giugno 2008

Un Anno per riscoprire Paolo, «operaio del Vangelo e servo di tutti» (Accornero)


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Un Anno per riscoprire Paolo, «operaio del Vangelo e servo di tutti»

Pier Giuseppe Accornero

Ci sarà il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, l'esponente più alto dell'Ortodossia, e ci saranno i rappresentanti delle altre Chiese cristiane d'Oriente e d'Occidente oggi, sabato 28 giugno 2008, alle 18, nella basilica di San Paolo fuori le mura dove Papa Benedetto presiederà i primi vespri nella solennità dei Santi apostoli Pietro e Paolo, aprirà l'«Anno Paolino» e accenderà il braciere che brillerà fino alla chiusura il 29 giugno 2009.
Domani in San Pietro alle 9,30 Benedetto XVI presiederà la Concelebrazione con i nuovi arcivescovi metropoliti ai quali imporrà il palio, e ci sarà Bartolomeo I: non concelebrerà la Messa perché tra cattolici e ortodossi non c'è ancora la piena «comunione sacramentale», ma il Papa e il Patriarca terranno entrambi l'omelia, reciteranno insieme la «professione di fede» (il «Credo») e il «Padre nostro» e impartiranno la benedizione. Un altro piccolo passo verso l'unità.
Un Anno giubilare dedicato a San Paolo, «servo di Gesù Cristo; servo di tutti per amore di Cristo; scelto per il Vangelo di Dio; operaio del Vangelo», come si definisce in alcune delle 13 lettere che ha dettato o che gli sono attribuite; «apostolo delle genti» come lo onora la Chiesa perché in 12 anni ha percorso quasi 15 mila chilometri – a piedi nei deserti e sui sentieri, sulle vie consolari e nelle foreste, su cavalcature, nelle carovane dei mercanti, nei rischiosissimi viaggi via mare – per annunciare «il Vangelo potenza di Dio per la salvezza» di tutti, giudei, greci, romani. Tra fatiche strapazzanti e sofferenze inenarrabili. Fino al martirio.
Si celebra il bimillenario della nascita di Paolo, avvenuta a Tarso in Siria tra il 7 e il 10 dell'era cristiana.
Ratzinger annunciò l'iniziativa il 28 giugno 2007 nella basilica ostiense che da venti secoli, per concorde parere degli esperti e per incontrastata tradizione, contiene i resti dell'apostolo nel sarcofago sotto l'altare papale.
È «la basilica degli annunci». Papa Giovanni, il 25 gennaio 1959, festa della conversione di Paolo e conclusione dell'«Ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani», annunciò agli sbalorditi cardinali di Curia il Concilio Vaticano II, la riforma del Codice di Diritto Canonico, il Sinodo per la diocesi di Roma: Angelo Giuseppe Roncalli era stato eletto appena tre mesi prima, il 28 ottobre 1958. Sono passati cinquant'anni. Giovanni Paolo II vi annunciò importanti iniziative di forte impatto per la Chiesa.
Nell'antico battistero, a croce greca, della «basilica degli incontri ecumenici» è stata realizzata una «cappella ecumenica» che consente alle comunità cristiane non cattoliche di pregare e di celebrare le loro liturgie.
Due i principali obiettivi. Il primo è riscoprirne la figura, la personalità, la storia, gli scritti, l'opera evangelizzatrice e la totale dedizione.
Spiega Ratzinger: «Pietro e Paolo sono inseparabili l'uno dall'altro anche se ebbero una missione diversa: Pietro per primo confessò la fede in Cristo; Paolo ottenne in dono di poterne approfondire la ricchezza. Era un apostolo per vocazione»: non conobbe personalmente Gesù ma riuscì a penetrarne la Parola. «Era apostolo non per autocandidatura, né per incarico umano, ma per chiamata ed elezione divina». Sentenzia Sant'Agostino: «Benché siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una sola cosa. Pietro precedette, Paolo seguì».
Secondo la tradizione i due si abbracciarono, «benedicendosi a vicenda», prima del martirio. Ecco perché – insiste il Papa – «sono considerati i fondatori della Chiesa di Roma». Tra di loro «c'erano tensioni perché erano umanamente diversi, ma furono fratelli» nell'annuncio del Vangelo. Paolo era «tutt'altro che un abile oratore. Gli straordinari risultati apostolici che conseguì non sono da attribuire a una brillante retorica o a raffinate strategie apologetiche o missionarie: il successo del suo apostolato dipende da un coinvolgimento personale nell'annunciare il Vangelo in totale dedizione a Cristo, senza temere rischi, difficoltà, persecuzioni». Quindi «l'azione della Chiesa è credibile ed efficace solo nella misura in cui coloro che ne fanno parte sono disposti a pagare di persona. E se manca tale disponibilità viene meno l'argomento decisivo della verità da cui la Chiesa dipende».
Le iniziative per farlo scoprire al mondo cattolico puntano a diffonderne e ad approfondirne la personalissima fede, la profonda spiritualità, l'inesauribile carità, la granitica speranza. Dice il Papa: «Come agli inizi, anche oggi Cristo ha bisogno di apostoli pronti a sacrificare se stessi. Ha bisogno di testimoni e martiri come San Paolo: un tempo persecutore violento dei cristiani, quando sulla via di Damasco cadde a terra abbagliato dalla luce divina, passò senza esitazione dalla parte del Crocifisso e lo seguì senza ripensamenti. Visse e lavorò per Cristo; per lui soffrì e morì. Quanto è attuale è il suo esempio».
In secondo luogo «un particolare aspetto che dovrà essere curato con singolare attenzione è la dimensione ecumenica. L'apostolo delle genti, particolarmente impegnato a portare la Buona Novella a tutti i popoli, si è totalmente prodigato per l'unità e la concordia dei cristiani. Voglia guidarci e proteggerci in questa celebrazione bimillenaria, aiutandoci a progredire nella ricerca umile e sincera della piena unità di tutte le membra del Corpo mistico di Cristo».
Un'altra interessante prospettiva è il XII Sinodo dei vescovi che si terrà in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008 su un tema per il quale Paolo ha spremuto sudori, ha corso pericoli, ha dato la vita e che sta a cuore al Papa teologo e all'episcopato mondiale: «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa».
Pellegrinaggi sono organizzati a Gerusalemme, in Israele e Palestina, Siria, Turchia, Grecia, Cipro, Malta e nelle località che raggiunse nei suoi 4 perigliosi viaggi che toccarono Gerusalemme e Palestina, Antiochia e Siria, Libano, Asia minore (Turchia), Cipro, Creta, Grecia (Atene e Corinto), Macedonia, Malta, Sicilia, Calabria, Campania, Roma. In programma ci sono iniziative pastorali e sociali; incontri liturgici, culturali, ecumenici; convegni di studio e pubblicazioni; celebrazioni in diocesi, santuari, luoghi di culto da parte di istituzioni religiose, di studio e assistenza che portano il suo nome o che si ispirano alla sua figura.

© Copyright Eco di Bergamo, 28 giugno 2008

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