15 settembre 2008

Dodici ulivi resteranno piantati nell'Esplanade des Invalides di Parigi dove il Papa ha celebrato la Messa (Osservatore)


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Dieci ulivi simbolo di pace e di fraternità

dal nostro inviato Mario Ponzi

Dodici ulivi resteranno piantati nell'Esplanade des Invalides, a Parigi, a simboleggiare quel desiderio di pace universale e di fraternità che il Papa ha deposto sull'altare eretto in questo luogo, simbolico quanto significativo.
Qui il Papa ha celebrato, sabato mattina 13 settembre, la messa per i fedeli dell'Ile de France, in modo particolare per i giovani del Paese. È l'ultimo atto del breve soggiorno nella capitale francese. Poco più di ventiquattro ore, durante le quali Benedetto XVI ha esaltato i valori della cultura, della civiltà e del progresso, sui quali è stata costruita una società paladina della libertà, della fraternità, dell'uguaglianza, e ha invitato la comunità ecclesiale a riscoprire la sua naturale vivacità.
Intenzioni raccolte nella corale preghiera che si è levata dalle circa duecentomila persone assiepate sull'immensa spianata dinanzi al monumentale complesso degli Invalidi.
Prima il Papa aveva sostato brevemente nella sede dell'Institut de France, ricevuto, oltreché dagli accademici, dal presidente della Repubblica Sarkozy. Benedetto XVI ha scoperto una targa ricordo - fatto eccezionale dicono all'Accademia - sulla quale si legge:
"Sua Santità Benedetto XVI è venuto in questo luogo il 13 settembre 2008. Ha ricevuto i sensi del rispetto e dell'affetto dei suoi colleghi dell'Institut. Sotto questa cupola fu insediato il 6 novembre del 1992 quale membro dell'Accademia delle Scienze Morali e Politiche". Dopo un breve saluto il Papa ha scritto e firmato una frase, tratta dal vangelo di Giovanni, sul libro d'oro dell'Istituto: "In principio erat Verbum et Verbum erat apud Deum et Deus erat Verbum" (1, 1).
Sull'esplanade è stato accolto da una folla festante. Al centro della piazza è stato allestito un palco lungo ottanta metri, disegnato da due esperti architetti francesi, autori tra l'altro del grande altare parigino dal quale Giovanni Paolo ii celebrò la messa per la Giornata mondiale della gioventù (Gmg) nel 1997.
Il Papa ha concelebrato con i cardinali e gli arcivescovi del seguito, con tutti i vescovi dell'Ile di Francia e con centinaia di sacerdoti. Imponente il coro formato da 2.200 voci selezionate nelle principali chiese di Parigi.
Più di settecento i volontari che hanno assistito i partecipanti alla celebrazione. Anche questi sono stati messi a disposizione dalle organizzazioni parrocchiali cittadine. Chiara dunque l'intenzione di far sentire tutta la comunità parigina protagonista di un evento che "per essere realmente storico - come ha detto François Polgar, uno dei due maestri del coro - deve collocarsi nella storia di ogni singola componente della comunità stessa".
E l'evento resterà anche nella memoria delle migliaia di giovani che hanno partecipato alla messa dopo aver trascorso la notte sulla piazza per animare la veglia di preghiera. Quattromila di loro avevano da poco vissuto anche l'esperienza della Gmg di Sydney.
La veglia parigina era stata inaugurata dal Papa stesso venerdì sera dinanzi alla cattedrale di Notre-Dame dove centinaia di giovani lo hanno atteso per accendere con lui le fiaccole dello "chemin de Lumière", organizzato per scortare la statua della Vergine dalla cattedrale all'esplanade.
Almeno in diecimila si sono raccolti sulla piazza della cattedrale. Hanno ascoltato in silenzio il discorso che il Papa rivolgeva ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi e ai diaconi riuniti all'interno di Notre-Dame per la recita dei vespri. Poi lo hanno accolto con tanto di quell'entusiasmo da riscaldare anche quanti all'evento hanno assistito attraverso gli schermi televisivi. Tutte le reti televisive nazionali e locali hanno mandato in onda ore e ore di trasmissione.
I giovani hanno ascoltato il Papa in silenzio, mentre li invitava a rispettare la Croce, quale "simbolo prezioso della nostra fede". Lo hanno circondato del loro affetto. Benedetto XVI si è lasciato trasportare da tanto entusiasmo. È sceso tra loro e ha stretto tantissime mani. Con lui hanno iniziato a pregare. E hanno proseguito anche quando li ha lasciati per rientrare in nunziatura.
Fratelli della comunità di Taizé hanno proposto alcune riflessioni sul tema della Gmg di Sydney. Jean Vanier ha offerto la sua testimonianza. Poi sono stati riletti alcuni brani dei discorsi di Benedetto XVI in Australia, mentre prendeva corpo la processione all'interno della cattedrale. Alle mezzanotte c'è stata l'invasione della luce in tutta la città. Al corteo si sono via via aggiunti, lungo il percorso, decine di gruppi partiti dalle altre chiese dell'Ile de France. Giunti all'esplanade si sono divisi in piccoli gruppi, vere oasi di preghiera, e hanno atteso l'alba del nuovo giorno. Con loro alcune suore.
Anche per il Papa - che nella cattedrale di Notre-Dame aveva incontrato i rappresentanti delle chiese cristiane - un supplemento di programma: dopo la cena in nunziatura, si è affacciato al balcone per salutare una folla di fedeli che continuava a invocarlo.
Una preghiera proseguita sino a sabato mattina quando si è fusa con quella delle altre decine di migliaia di fedeli intorno all'altare della messa. Benedetto XVI si è ritrovato immerso nella realtà del mondo giovanile. E ancora una volta si è rivolto a loro - "ho tanto a cuore i giovani" aveva detto all'inizio del viaggio - e ha voluto lasciare un'altra consegna: "fuggite dagli idoli", soprattutto dai tanti falsi idoli creati per distogliere la mente dell'uomo dai valori veri, così come dagli idoli "che la ragione stessa può forgiare".
Erano da poco passate le tredici quando il Papa ha lasciato l'esplanade. Nel primo pomeriggio è partito per Lourdes.
A chiusura della tappa parigina, e per riassumere il senso di quanto accaduto in queste ore, vale la pena citare il commento di un noto quotidiano parigino alla manifestazione dei giovani. Nell'edizione di sabato mattina si legge tra l'altro: "Da domani la Chiesa e la Francia non saranno più le stesse di ieri".

(©L'Osservatore Romano - 14 settembre 2008)

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