24 settembre 2008

Mons. Sgreccia: "Dal card. Bagnasco niente svolte. Esclusi solo accanimenti terapeutici" (Cremonesi)


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Sgreccia: dal cardinale niente svolte
Esclusi solo accanimenti terapeutici


Marco Cremonesi

MILANO — «Della svolta di cui parlano alcune agenzie, io non trovo traccia. Il cardinale Bagnasco ha ribadito e rafforzato la posizione del Santo Padre».

Elio Sgreccia, vescovo e teologo, è uno dei massimi esperti di bioetica non solo italiani: fino allo scorso giugno presiedeva la Pontificia accademia per la vita. Pur «riservandosi di leggere per intero il discorso di Sua Eminenza», si dice convinto che «non c'è stato alcun rovesciamento di posizioni».

Non c'è un'apertura al testamento biologico?

«Non mi pare proprio. Per come i testamenti di vita sono stati costruiti e per come sono rivendicati dalle posizioni laiche, includono sempre la possibilità di rifiutare in anticipo l'alimentazione e l'idratazione. Basta questo a far comprendere che un testamento biologico non è incluso nella legge di cui parla il cardinale Bagnasco».

E in che cosa consiste la novità del discorso del cardinale?

«Nel chiarire la posizione del Santo padre, che è quella promossa dall'Accademia per la vita. Il paziente ha il diritto di ricevere le cure dell'alimentazione e dell'idratazione, e questo non può essere materia di dichiarazioni anticipate. Anche qualora ci fosse una dichiarazione preventiva di rinuncia all'alimentazione, il medico non può in nessun caso accoglierla. Deve disobbedire. Perché sono cure dovute a tutti, specialmente quando la loro assenza determina l'eutanasia omissiva».

Dunque, Bagnasco a quale tipo di legge si riferisce?

«A una legge di assistenza per la fine della vita, non certo a un provvedimento che si limita a sancire o recepire le dichiarazioni anticipate. L'interpretazione di alcuni media mi sembra del tutto riduttiva. La legge potrebbe certamente ammettere che si rifiutino terapie sproporzionate o accanimenti terapeutici, ma sancisce anche il diritto alle terapie valide e più in generale conferma nel modo più chiaro il favor vitae ».

E nessuna dichiarazione anticipata è possibile?

«Le dichiarazioni che venissero eventualmente accolte devono essere inequivocabilmente chiare nell'escludere qualsivoglia fatto eutanasiaco. Un paziente in stato vegetativo non è morto, ha tutta la dignità umana e nessuna volontà espressa da altri o dallo stesso paziente può cambiare questo fatto».

Ma una legge di questo tipo non riconfermerebbe la normativa esistente?

«La formulazione della legge spetta ai parlamentari e non certamente alla Conferenza episcopale italiana. Io però mi auguro che da parte cattolica si intendano bene le posizioni del presidente Bagnasco e si escludano, con o senza dichiarazioni anticipate, i testamenti di vita ».

Insomma, neanche il più piccolo ripensamento.

«Non mi pare proprio. Tra l'altro, vedo che il cardinale Bagnasco sottolinea il diritto alle terapie valide. Mi sembra che ci sia un insieme di fatti che non avallano alcuna delle affermazioni che ho letto, come se la Chiesa avesse rovesciato le sue posizioni».

Sono recenti le polemiche per l'articolo sulla fine della vita pubblicato dall'«Osservatore Romano », e la Chiesa ha chiarito che quella non è la sua posizione. Lei ritiene che comunque si vada facendo strada un ripensamento su quel tema?

«L'articolo dell'Osservatore conteneva imprecisioni e incompiutezze, io penso fosse più che altro una provocazione. E, peraltro, nessuno ha mai detto che la presenza dell'anima risieda nel cervello. Ci sono posizioni chiare come quella dell'Accademia delle scienze, ma per il momento non desidero entrare in un argomento così complesso ».

© Copyright Corriere della sera, 23 settembre 2008

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Buon giorno a voi, questa ipotetica legge sulla fine della vita, allora a che cosa servirebbe secondo la CEI e secondo Mons. Sgreccia, se per la Chiesa l'obbligo di idratazione e alimentazione resta fermo? Allora si deve pensare che queste "dichiarazioni", o maglio "dipsosizoni" sulla fine della vita dovrebbero servire ad evitare presunti "accanimenti terapeutici". Ma è proprio questo il punto centrale, l'"accanimento terapeutico", il terreno, anzi ilcampo di battaglia dei fautori "laici" del "testamento biologico" oggi, e, della vera e propria eutanasia domani. Ho letto tempo fa una dichiarazione della CDF allora guidata dal Card. Ratzinger in materia, sul concetto di "accanimento terapeutico", i cui, pur riconoscendosi la complessità della questione data dalle miriadi di diverse fattispecie, ci si guardava bene dal manifestare l'esigenza di una disciplina del diritto positivo. E sempre nello stesso presupposto (scusatemi, amici del blog se mi sto ripetendo troppo), cioè che non possiamo disporre su qualcosa che viene da Dio, alla cui venuta in esistenza l'uomo ha solo 2cooperato". Carla

Anonimo ha detto...

"non possiamo disporre su qualcosa che viene da Dio, alla cui venuta in esistenza l'uomo ha solo cooperato"

Premesso che da cristiano non credo che il rifiutare una cura che prolunga la vita artificiosamente e comunque per un tempo limitato, sia andare contro la volontà di Dio. In fondo oltre alla vita Dio ci ha dato anche la Morte, non so quindi se sia più cristiano restare aggrappati ad una pseudo vita o lasciare, una volta accertata l'rreversibilità della malattia, che la morte sopraggiunga.
Tuttavia ricordo che esistono molti non cristiani che non riconoscendo Dio come origine della vita, hanno tutto il diritto di avere una legge che tuteli anche in questo delicato momento del trapasso.
Chi crede potrà semplicemente fare a meno di dichiarare alcunchè e lasciarsi curare ad libitum...
Dov'è dunque il problema?

Anonimo ha detto...

No, non scherziamo il tema della vita non è principio negoziabile in un aula parlamentare , è un diritto fondamentale che (questo vale anche per gli atei) trae il suo fondamento dalla ragione, prima ancora di essere codificato nelle norme di diritto positivo.
Per il cristiano in particolare "il problema" (per rispondere alla tua domanda conclusiva) sta nella vita intesa come dono di Dio, oltre che come "diritto naturale" e in quest'ottica il cristiano stesso NON PUO' dire semplicemente con una scrollata di spalle : che mi importa, che siano gli altri a praticare l'eutanasia e l'aborto, non posso impedirglielo. Se si comporta così, non è in linea con la "consegna" che ci ha trasmesso Gesù di divulgare la Sua Parola, il Vangelo . La Chiesa ha, anzi, il DOVERE di far sentire la propria voce nella società su temi che in cui siano coinvolti i suddetti diritti non negoziabili

Anonimo ha detto...

"No, non scherziamo il tema della vita non è principio negoziabile "
Il principio di cui si parla qui è quello della buona morte non della vita ....


"il cristiano stesso NON PUO' dire semplicemente con una scrollata di spalle : che mi importa, che siano gli altri a praticare l'eutanasia e l'aborto, non posso impedirglielo."
Il cristiano può fare di più che stare a guardare, ma non può e non deve imporre ad altri la sua visione della vita per forza, visto quindi che lo Stato in cui viviamo è laico non vedo alternativa a meno di non voler passare ad uno Stato confessionale.

"Se si comporta così, non è in linea con la "consegna" che ci ha trasmesso Gesù di divulgare la Sua Parola, il Vangelo."
Divulgare e imporre non sono la stessa cosa ....

"La Chiesa ha, anzi, il DOVERE di far sentire la propria voce nella società su temi che in cui siano coinvolti i suddetti diritti non negoziabili"
Cosa che fa ampiamente su tutti i mezzi di comunicazione ed in ogni circostanza possibile, detto questo coloro che non sono convinti che un cuore battente da solo rappresenti la vita devono avere la libertà di sospendere e farsi sospendere le cure.

Raffaella ha detto...

Nessuno impone nulla e la Chiesa non scrive leggi dello Stato...
Siamo NOI cittadini che eleggiamo il Parlamento.
Scegliamo deputati e senatori cattolici?
E' ancora un diritto!
R.

Anonimo ha detto...

"Nessuno impone nulla e la Chiesa non scrive leggi dello Stato..."
... ancora no....


"Siamo NOI cittadini che eleggiamo il Parlamento."
Quindi non possiamo lamentarci se le leggi approvate dal Parlamento, regolarmente eletto, sono in contrasto con il nostro credo.
Se poi i cristiani, come riportato negli ultimi inteventi del Papa, "non ascoltano" le indicazioni date, si dovranno cercare le motivazioni profonde ....

"Scegliamo deputati e senatori cattolici?
E' ancora un diritto!"
Diritto certo, così come è un diritto criticare le scelte di un Governo, così come è diritto non cambiare idea solo sulla base critiche espresse.
Purtroppo parte del mondo cattolico non è pronto a discutere le critiche che gli sono rivolte, vedi l'intervento del rabbino su Pio XII, mentre è sempre pronto a tuonare contro le scelte laiche della politica.

Raffaella ha detto...

Gia' i Cattolici non sono mai pronti...tutti gli altri sono belli, bravi e misericordiosi!
R.