1 maggio 2007
Monsignor Bagnasco ringrazia il Papa e Napolitano
Ai microfoni della Radio Vaticana, il grazie dell’arcivescovo Angelo Bagnasco al Papa e al presidente Napolitano per la solidarietà dopo le minacce dei giorni scorsi. Il presidente della CEI ribadisce l’urgenza, per il bene dell’Italia, di un confronto sereno sulla famiglia
Piena solidarietà del Papa al presidente della Conferenza episcopale italiana, mons. Angelo Bagnasco, dopo le minacce dei giorni scorsi. Ieri, Benedetto XVI ha telefonato personalmente all’arcivescovo di Genova per esprimergli la sua vicinanza e lo ha incoraggiato - attraverso un telegramma - a continuare il suo servizio alla Chiesa italiana. Al presidente della CEI anche la solidarietà del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che ha accolto l’appello del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, alle autorità politiche affinché mons. Bagnasco non venga lasciato solo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Profondamente colpito e addolorato”: sono i sentimenti espressi da Benedetto XVI in seguito alle minacce all’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco. Intimidazioni che, in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Papa definisce “episodi gravi e deprecabili che turbano la serena convivenza della comunità ecclesiale e civile”. Il Pontefice rinnova anzitutto la sua “vicinanza spirituale” al presule e assicura la sua preghiera affinché “possa proseguire fruttuosamente il suo alto servizio alla Chiesa italiana”. Con “l’aiuto divino e il fraterno sostegno del popolo cristiano”, scrive il Papa, mons. Bagnasco “continui ad operare per il bene comune difendendo e promuovendo i valori umani e religiosi senza i quali non è possibile costruire vere democrazie libere e stabili”. Al presidente dell’Episcopato italiano è giunta anche la solidarietà del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che in risposta ad un appello del cardinale Bertone ha assicurato “che l'Italia non lascerà solo” mons. Bagnasco “di fronte alle inammissibili, vili minacce di oscura provenienza di cui è stato fatto oggetto”. In un telegramma, Napolitano ribadisce che “occorre garantire il più sereno esercizio della missione pastorale” del presidente della CEI e “il più pacato, responsabile e costruttivo dialogo tra la Chiesa Cattolica, la politica e la società civile, in linea con gli ottimi rapporti che intercorrono tra la Santa Sede e lo Stato italiano”. Dal canto suo, il cardinale Bertone, in un’intervista al TG2, si è soffermato sulla solidarietà espressa al presidente CEI:
“Io ho percepito una grande vicinanza, anzitutto, da parte delle autorità religiose, da parte dei confratelli di mons. Bagnasco e da parte anche delle comunità cattoliche. Anche le autorità politiche, anche i rappresentanti della cultura e della politica, in generale, hanno dimostrato comprensione della gravità del problema, ma hanno anche cercato – e penso che sia ciò che dobbiamo fare tutti – di disinnescare questo potenziale di collera e di contrapposizione, che ha un po’ caratterizzato gli ultimi giorni e le ultime settimane della storia italiana”.
E gratitudine per la “corale manifestazione di incoraggiamento e sostegno” è stata espressa dalla CEI attraverso il suo segretario generale, mons. Giuseppe Betori. Una solidarietà, afferma mons. Betori in una nota, che rafforza mons. Bagnasco nella “volontà di continuare con serenità” nel “compito di servizio alla verità del Vangelo e alla piena dignità della persona umana e costruzione della convivenza civile”. Parole a cui fa eco la dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede. “Non solo non ci si deve lasciare intimidire in alcun modo dalle minacce, da qualunque parte esse vengano”, ha affermato padre Federico Lombardi, ma anzi “bisogna cogliere l’occasione per ribadire l’urgenza di un dialogo sempre più sereno e costruttivo fra la Chiesa, la politica e la società civile”.
Dunque, la Chiesa e il popolo italiano si stringono attorno al presidente della Conferenza episcopale italiana. Intervistato da Alessandro Gisotti, lo stesso mons. Angelo Bagnasco esprime la sua gratitudine in particolare al Papa e al presidente Napolitano:
R. – E’ stato un momento di grandissima gioia, di sorpresa, proprio perché inattesa questa telefonata del Santo Padre, che mi ha riempito veramente di gioia e di gratitudine. Con la sua parola piena di affetto, di attenzione e, allo stesso tempo, di decisa chiarezza, mi ha confermato di proseguire nel magistero che riguarda anche quei valori religiosi ed umani, senza i quali non è possibile costruire delle vere e stabili democrazie. Questa telefonata è certamente motivo non solo di grande incoraggiamento e di conforto, ma anche di conferma per quello che è il servizio della Chiesa italiana per il bene di tutti.
D. – Solidarietà le è stata espressa anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Mons. Bagnasco sente questa vicinanza delle autorità politiche e del popolo italiano?
R. – Moltissimo. Intanto, appunto, per il segno molto gradito da parte del nostro presidente della Repubblica, che esprime la solidarietà di tutto il mondo politico, che si è espresso anche in molti modi in questi giorni e in questi ultimi tempi. In lui certamente si vede la sintesi più alta e più autorevole. E in lui si esprime anche il popolo italiano, che si è stretto accanto a me in moltissimi modi e attraverso moltissime espressioni, a tutti i livelli, di età, di posizione ed anche di fede e di credo.
D. – Nel telegramma inviatole, il Papa la incoraggia a proseguire il suo servizio alla Chiesa italiana. Dunque, queste minacce – si può dire - rafforzano il suo impegno piuttosto che indebolirlo?
R. – Certamente lo confermano insieme alla parola autorevole del Santo Padre e lo confermano nella chiarezza essenziale delle cose, senza nessuna contrapposizione di nessun tipo e nessun livello, perché la Chiesa, da sempre, promuove e crede fermamente nella famiglia come nucleo fondante della società e anche del proprio essere Chiesa. Quindi, sotto questo profilo c’è una continuità ovvia nella serenità e nella pacatezza che abbiamo noi vescovi, dal Consiglio Permanente in poi: parlo del momento in cui è stata stilata la nota pastorale e che vogliamo assolutamente mantenere, come è giusto.
D. – Proprio sulla famiglia, il confronto è molto acceso. Come rasserenare il clima pur nella legittima diversità di posizioni?
R. – Credo che si tratti, anzitutto, di una conversione interiore, nel senso di non doversi sentire attaccati perché si esprime una posizione diversa, se lo si fa con un atteggiamento di civiltà, di rispetto, di discrezione. La Chiesa questo lo sta facendo ed è anche la mia posizione, dopo l’inizio di questo polverone che è nato dal nulla – ci tengo a ribadire – e da una cattiva interpretazione ed attribuzioni di pensieri mai pensati e mai detti. Ecco ho voluto non intervenire più di tanto, proprio perché desideravo, ho desiderato e desidero che ci sia una riflessione pacata, che favorisca proprio quel clima di distensione dove – ripeto – ognuno può esprimere le proprie posizioni serenamente e porre i propri gesti, privati come pubblici, con assoluta serenità e tranquillità. Altrimenti ogni parola che si dice diventa facilmente motivo di interpretazione, più o meno ideologica, e quindi di polemica, quindi di scontro. Questo non fa bene a nessuno, a cominciare proprio dal nostro Paese.
Radio Vaticana
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