18 giugno 2007
Aggiornamento della rassegna stampa del 18 giugno 2007 (3)
Vedi anche:
Le scuse del senatore Cossiga al Papa a nome degli Italiani
Il Papa: non "mutilare" San Francesco
Rassegna stampa del 18 giugno 2007
Aggiornamento della rassegna stampa del 18 giugno 2007 (1)
Aggiornamento della rassegna stampa del 18 giugno 2007 (2) [gay pride]
IL PAPA AD ASSISI: I VIDEO DI SKY
OLTRE 10 MILA GIOVANI IN FESTA ACCOLGONO IL PAPA A S.MARIA ANGELI
VISITA PASTORALE DI SUA SANTITA' BENEDETTO XVI AD ASSISI (17 GIUGNO 2007)
Il Papa da Assisi: «Tacciano le armi»
Pressante appello dalla città della pace per Terra Santa, Iraq, Libano e Medio Oriente
dall’inviato STEFANO CECCHI
— ASSISI —
SUCCEDE poco prima di mezzogiorno, davanti alla basilica di San Francesco, mentre il cielo umbro s’ingolfa di cirri. Papa Benedetto XVI dall’altare rallenta per un attimo il suo parlare. Guarda davanti a se i 2.000 fedeli arrivati da tutte le diocesi dell’Umbria per ascoltarlo, e scandisce piano le parole. A farsi capire meglio: «La religione — dice dunque il Papa — non può essere un pretesto per la violenza, considero perciò mio dovere lanciare da qui un pressante e accorato appello affinché cessino tutti i conflitti armati che insanguinano la terra. Tacciano le armi e dovunque l’odio ceda all’amore». Un monito. Un appello forte, dalla città della pace per i credenti e i non credenti, in difesa di quelle terre attraversate dal dolore della guerra come la «Terra Santa, tanto amata da San Francesco, l’Iraq, il Libano, l’intero Medio Oriente».
ECCOLO il messaggio forte di questa lunga giornata da pellegrino di Benedetto XVI ad Assisi, la città degli ultimi. Un messaggio di pace dentro una visita spesa dallo stesso Pontefice sulle tracce di Francesco. A ritrovarne lo spirito di misericordia e di carità, ma anche a dire basta all’uso improprio del «carisma francescano».
A DIRE BASTA, insomma, alla visione di Francesco ingenuo ambientalista, o vago pacifista. No, il santo di Assisi, dice il Papa difensore dell’ortodossia, è soprattutto un uomo convertito, «consapevole che Cristo è tutto».
Benedetto XVI è arrivato in Umbria intorno alle 8,30. In elicottero è atterrato a Rivotorto, luogo dove secondo la tradizione erano relegati i lebbrosi. Qui ad attenderlo ha trovato fra gli altri il presidente del Consiglio, Romano Prodi. Un breve scambio di saluti, quindi il Papa si è diretto per una visita privata alla chiesa di San Damiano e alla basilica di Santa Chiara.
SULLA PAPAMOBILE, accompagnato dalle campane in festa dei cento campanili, ha incontrato le autorità cittadine prima di recarsi nel piazzale inferiore della basilica di San Francesco per la celebrazione eucaristica. E qui, fra le logge quattrocentesche e duemila fedeli che lo ascoltavano con tanto di fazzoletto giallo al collo, papa Ratzinger ha voluto definire il senso della sua visita: non mutilare la figura del santo con letture culturali scorrette e estranee al cristianesimo.
«Qui oggi tutto parla di conversione — ha detto dall’altare Benedetto XVI —. E’ la conversione a Cristo di Francesco che ce lo fa apparire attuale anche rispetto ai grandi temi del nostro tempo, quali la ricerca della pace, la salvaguardia della natura, la promozione del dialogo fra tutti gli uomini». Quindi, partendo proprio da questa convinzione, l’«accorato e pressante appello» perché tacciano le armi che insanguinano in particolare la Terra Santa, l’Iraq, il Libano e tutta la regione mediorientale.
FINITA LA MESSA, il Papa si è recato a pregare sulla tomba di San Francesco. Poi, il pranzo alla mensa dei frati. Con accanto Prodi e consorte. Ravioli al sugo, arrosto misto, contorno e frutta il menù per la cronaca minima.
Nel pomeriggio, il ritorno sul leit motiv della visita papale. Soprattutto nell’incontro che Benedetto XVI ha avuto a San Rufino con i sacerdoti e il clero.
PROPRIO A LORO il Papa ha fornito la spiegazione più forte sulla necessità di non fare un uso improprio della appartenenza francescana: «Francesco è un uomo per gli altri, perché è fino in fondo un uomo di Dio. Voler separare nel suo messaggio la dimensione orizzontale da quella verticale significa renderlo irriconoscibile».
SEMPRE ai sacerdoti ha poi spiegato la bontà della sua scelta del Motu proprio Totius Orbis, con il quale Benedetto XVI due anni fa commissariò di fatto le due basiliche francescane, mettendole sotto la giurisdizione del vescovo. «L’opportunità di un assetto unitario era suggerita dal bisogno di un’azione pastorale coordinata — ha detto — sono lieto che il nuovo cammino sia iniziato all’insegna di una grande disponibilità».
LA VISITA del Papa si è conclusa con l’incontro con i giovani a Santa Maria degli Angeli: 10mila ragazzi a cantare e pregare con Benedetto XVI. Una divagazione quasi woitjlyana per il Papa che, più che al cuore, sembra voler parlare alla ragione.
Quotidiano nazionale, 18 giugno 2007
Certo che il Papa vuole parlare alla ragione! Forse e' ora che tutti capiscano che, parlando e affascinando la testa, si conquista automaticamente il cuore.
Non e' nell'esperienza quotidiana di chiunque di noi?
E' difficile conquistare la testa di una persona, piu' facile conquistarne il cuore che, pero', come dice la canzone, e' uno zingaro...potrebbe trattarsi, cioe', di un successo effimero e temporaneo :-)
La "pericolosita'" di Papa Ratzinger sta proprio in questo: non si accontenta del nostro cuore ma affascina la nostra mente.
Raffaella
L’INCONTRO IL PREMIER E LA MOGLIE L’HANNO ACCOLTO ALL’ARRIVO. ALLA FINE UN SOLO COMMENTO: «TUTTO PERFETTO»
Family day di Prodi, comunione e pranzo con Ratzinger
Pier Paolo Ciuffi
— ASSISI —
SI SONO SALUTATI con larghi sorrisi sia prima (vale a dire appena Benedetto XVI è sceso dall’elicottero papale, a Rivotorto) sia dopo (al termine della solenne concelebrazione davanti alla Basilica inferiore di San Francesco, ad Assisi). Una doppia benedizione papale a uso mediatico: se insomma Romano Prodi voleva rassicurare la larga fetta di cattolici, allarmata dalla presenza di esponenti del suo governo al Gay Pride di Roma (dove sono fioccati insulti al pontefice, «scagliati — secondo l’Avvenire — come coriandoli, ma che avevano una pesantezza terribile»), c’è riuscito. Pare. Il suo personale family day il premier lo ha messo a segno presentandosi accompagnato dalla moglie Flavia per il primo saluto al Pontefice, che aveva appena toccato il suolo umbro, e più tardi avendola al proprio fianco, in prima fila, davanti a un Papa che sul mega-palco 12x15 concelebrava attorniato da 130 esponenti del clero di ogni gerarchia, dai porporati in giù.
E non si è fermato qui. Ha anche fatto la comunione — prendendo l’ostia direttamente dalle mani di Benedetto XVI — per poi, con orecchio attento alle parole dell’ospite di riguardo, pranzare proprio con Ratzinger e i frati del Sacro Convento, assieme ad altri trecento invitati, nel refettorio della grande casa madre francescana. Temi gravi, sui quali la politica governativa, è sembrato voler dire Prodi con la sua attenzione, può accettare e far proprie le riflessioni della Santa Sede: uno su tutti, la guerra nei luoghi devastati come Iraq o Terra Santa.
LA STRATEGIA PRODIANA (una presenza ‘discreta’ in un luogo-simbolo quale è Assisi) è stata talmente lineare che il presidente del Consiglio non si è voluto lasciar andare — con la stampa — ad alcuna dichiarazione, eccetto un mattutino «sarà una bella giornata», doppiato da un post-prandiale (disarmante) «è stata una giornata serena». Solo poche altre parole: «Tutto bene, tutto bene, tutto perfetto».
Quotidiano nazionale, 18 giugno 2007
L’INVITO ANTI SBALLO
«Ragazzi non sprecatevi con la droga o Internet»
— ASSISI —
«SONO TANTI, troppi, i giovani che cercano paesaggi mentali tanto fatui quanto distruttivi nei paradisi artificiali della droga. Come negare che sono molti i ragazzi, e non ragazzi, tentati di seguire da vicino la vita del giovane Francesco, prima della sua conversione?». Il Papa parla a braccio e tocca il cuore degli oltre 10mila giovani accorsi nella piazza di Santa Maria degli Angeli. Anche il «girovagare» del giovane Francesco è imitato dagli adolescenti che si muovono «per divertirsi ben oltre la propria città», o navigano in Internet «cercando informazioni e contatti di ogni tipo».
Quotidiano nazionale, 18 giugno 2007
Messaggio nella scelta del giorno
La conversione speranza offerta a tutti
Elio Guerriero
Oggi Benedetto XVI si reca pellegrino ad Assisi. Ha scelto di andarci non nella festa liturgica di San Francesco, il 4 ottobre, ma nell'ottavo centenario della sua conversione. Nel 1205 Francesco aveva 23-24 anni. Era figlio di un ricco mercante, e operava egli stesso nella bottega paterna. Come san Paolo, o sant'Agostino, o Alessandro Manzoni, san Francesco ricondurrà la sua conversione ad un momento preciso, al momento dell'incontro con il lebbroso. In realtà, il tempo della ricerca durò circa tre anni. E in questo stato di inquietudine ebbe luogo l'esperienza di San Damiano. Vagando per i dintorni della sua città, il Santo si trovò a passare davanti a quella chiesetta. Entrò a pregare e il Crocifisso gli parlò: «Non vedi, Francesco, che la mia casa viene distrutta? Va, dunque, e riparala». Ora la conversione aveva trovato il suo contenuto spirituale: la sequela rigorosa di Cristo e la restaurazione della Chiesa.
Della vita di Francesco papa Ratzinger predilige due episodi: la celebrazione del Natale a Greccio e la concessione delle stimmate a La Verna. La festa di Natale suscitava nel Santo sentimenti di tenerezza verso il bambino Gesù. Il terreno di Greccio, dove Francesco si rifugiava, gli era stato messo a disposizione da un nobile signore di nome Giovanni. Ora questo nobile, proprio nella notte di Natale, ebbe una visione meravigliosa. Vide immobile, nella mangiatoia, un bambinello che fu svegliato dal sonno dalla vicinanza di Francesco. Commenta il nostro Papa: «Questa visione corrispondeva realmente a quanto stava avvenendo. Mediante Francesco il ricordo e la memoria di Gesù si risvegliavano nelle anime».
L'altro punto focale, che il Pontefice ha approfondito nello studio dell'amato san Bonaventura, è l'esperienza delle stigmate impresse nella carne di Francesco da un Serafino alato. Un mattino, all'avvicinarsi della festa dell'esaltazione della Croce, mentre pregava sul fianco della Verna, il Santo vide la figura di un serafino in croce. Provava letizia per l'atteggiamento gentile, ma il vederlo confitto in croce gli trapassava l'anima con la spada dolorosa della compassione. E subito, nelle sue mani e nei suoi piedi, incominciarono ad apparire i segni dei chiodi, come quelli che poco prima Francesco aveva osservato nell'immagine del Crocifisso (Leggenda Maggiore). Come san Bonaventura lascia intendere, il serafino rappresentava il Crocifisso. La forma dell'apparizione aveva tuttavia un significato suo proprio: le sei ali del serafino indicavano le sei tappe per accostarsi alla rivelazione e all'infinità dell'amore crocifisso. Fede, pensiero, meraviglia, contemplazione, rapimento e intelligenza sono i passaggi che nutrono come vampe d'amore e fiamme di carità.
Giungiamo così a quello che Benedetto XVI ritiene il vero e proprio nucleo dell'apparizione: la centralità di Cristo in croce nella vita cristiana. L'apparizione del Serafino-Crocifisso, infatti, è sì diretta a Francesco, ma essa è paradigmatica per ogni cristiano. Rassomiglia alla teofania al Tabor dove Gesù rivela la sua divinità a Pietro, Giacomo e Giovanni.
L'incontro di oggi raggiungerà il suo apice nel pomeriggio quando il Papa incontrerà i giovani nel piazzale antistante la basilica di santa Maria degli Angeli. Ad essi egli proporrà la vicinanza a Cristo tenacemente perseguita da Francesco, la sua proposta di riforma della Chiesa, l'amore appassionato che lo spingeva alla missione. Nella visione di san Bonaventura, Francesco fu un nuovo Giovanni Battista che ai suoi contemporanei indicò una nuova venuta dell'Agnello di Dio. L'incontro di Assisi, nella memoria che la conversione è offerta a tutti, può divenire l'occasione di un nuovo incontro con Cristo, di un rinnovato splendore della bellezza del suo Vangelo.
Avvenire, 18 giugno 2007
IL VIAGGIO DEL PAPA
«Il Papa ci spiegherà il cuore di Francesco»
«L’attualità del santo sta nella radicalità della sua scelta È questa fedeltà al Vangelo che rende autentico l’impegno per la pace o il dialogo tra le religioni»
«Viene ad Assisi a spiegare il cuore di san Francesco e il senso profondo del suo messaggio». Alla vigilia della visita, monsignor Domenico Sorrentino riassume così il senso della giornata che oggi Benedetto XVI trascorrerà nella città del Poverello. È la prima volta che il Pontefice torna da Papa sui luoghi francescani più volte visitati quando era cardinale. E per l’occasione l’arcivescovo gli ha dedicato anche un libro, intitolato L’esperienza di Dio, che illustra le dinamiche dell’esperienza spirituale a partire dall’esperienza dei santi, presentando Francesco come icona di un autentico cammino di conversione.
Monsignor Sorrentino, san Francesco dopo sant’Agostino. Assisi dopo Pavia. C’è un nesso tra queste visite separate da poco più di un mese?
«Il Santo Padre viene ad Assisi per l’ottavo centenario della conversione di san Francesco. Mi sembra significativo che abbia dato lo stesso accento alla conversione di sant’Agostino. Conversione, infatti, è una parola amata dal nostro Pontefice, poiché sta alla base della vita cristiana e dice il nostro cammino di trasformazione in Cristo. Francesco è un grande testimone di tutto questo e nell’anno in cui la Chiesa di Assisi si sta impegnando a ricalcare le orme della sua conversione il Papa viene a mettere il sigillo del suo magistero su questo impegno per aiutarci a viverlo in profondità».
Qual è l’attualità di san Francesco?
«Francesco è un santo che parla in tante direzioni. Qui ad Assisi lo si sente in maniera particolare perché arrivano moltissimi pellegrini cattolici, ma anche di altre confessioni cristiane, di altre religioni, talvolta anche non credenti, che però trovano qui un messaggio spirituale. Francesco parla a tutti, perché in definitiva la sua attualità è l’aver scelto Cristo e il Vangelo in maniera radicale e con una forma che proietta la sua luce anche sui profondi bisogni dell’uomo del nostro tempo. Qui è il centro del suo insegnamento. Altri aspetti, come ad esempio l’amore per la natura o per la pace, sono conseguenze di questa scelta radicale».
È un messaggio ascoltato anche dai giovani.
«Certamente. Ricordo che il Papa, parlando lo scorso anno ai sacerdoti di Albano, ha indicato Francesco come una grande figura da riconsegnare ai giovani. In effetti si tratta di un santo convertitosi da giovane e con una vicenda che parla molto alla sensibilità giovanile. Io che vivo nel luogo dove il mio predecessore lo accolse mentre si denudava per esprimere la scelta di Cristo, mi trovo quotidianamente a fare i conti con questa originalità. Comprendo perché i giovani siano particolarmente toccati da tutto questo. E non a caso la visita di Benedetto XVI si concluderà con una grande riconsegna di Francesco e del suo messaggio ai giovani».
Quando si parla di visite del Papa ad Assisi viene subito in mente Giovanni Paolo II e la sua iniziativa della preghiera interreligiosa per la pace. Cosa resta della sua eredità?
«Resta tutto. Il Papa mi ha scritto nel settembre scorso in occasione del ventesimo anniversario dell’evento del 1986, facendo pienamente sua la prospettiva di Giovanni Paolo II. Ha però aggiunto annotazioni importanti, perché quella eredità non venga diluita con interpretazioni poco appropriate. Ha chiarito cioè che se Giovanni Paolo II ha scelto Assisi, lo ha fatto perché la figura e il messaggio di Francesco sono garanzia di autenticità, in quanto riportano lo stesso dialogo interreligioso e la ricerca della pace ad una chiara ispirazione evangelica, lontano da ogni relativismo e sincretismo. Lo spirito di Assisi, ben compreso, continua».
E invece qual è il rapporto tra papa Ratzinger e Assisi?
«È un rapporto molto intenso per più di un motivo. Il Pontefice è venuto molte volte da cardinale, era spesso ospite delle monache clarisse cappuccine tedesche, che infatti incontrerà nel corso della visita. Ma più ancora il suo rapporto con Assisi e Francesco è interiore. Ha studiato san Bonaventura ed è molto interessato a ciò che Francesco dice attraver so questa grande tradizione teologica. E credo che voglia venire ad Assisi a spiegare il suo "cuore" e il senso profondo del suo messaggio».
San Francesco è il patrono d’Italia. Che cosa dice al nostro Paese questo viaggio che giunge qualche mese dopo la conclusione delle visite ad limina dei vescovi italiani?
«Oggi l’Italia vive un momento di transizione. C’è un chiaro allontanamento, in tante espressioni dell’etica e del costume, dalle radici cristiane. Rimangono al tempo stesso tanti valori che sono il frutto dell’antica e consolidata evangelizzazione. Francesco parla molto al cuore degli italiani. Credo, dunque, che in questo momento di transizione riproporlo con la simpatia che egli naturalmente suscita sia un grande appello alle coscienze perché ci si possa interrogare sui valori autentici e fare scelte sapienti per un futuro di speranza e di solidarietà».
Per Assisi che cosa si attende?
«Stiamo celebrando l’anno della conversione. In altri termini non ci siamo limitati a commemorare la conversione di Francesco, ma ci siamo messi in uno stato di conversione. Mi attendo che si realizzi ciò che ci siamo prefissi in termini di ri-accostamento al Vangelo attraverso la lectio divina, la preghiera più intensa e la solidarietà più vissuta. E che si possa costruire una Chiesa in profonda comunione e proiettata nella missione».
Avvenire, 18 giugno 2007
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1 commento:
Cara Raffaella, è proprio qui il punto.............Benedetto XVI fa ragionare ed è per questo che così scomodo è più facile sostenere una persona che ti inebria il cuore anche per poco che qualcuno ti pone davanti ogni giorno con le sue parole, davanti alla tua coscienza ed al modo di concepire e spendere la propria esistenza!!!!!!!!!!!!! ma questa è la vera bellezza di Benedetto!!!!!!!!!
Sempre con Benedetto XVI - Eugenia
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